Premio Racconti nella Rete 2025 “Coazione a ripetere” di Leandro Melodia
Categoria: Premio Racconti nella Rete 20251.
La segreteria telefonica si azionò, sempre alla stessa ora. La stessa voce del giorno prima, e del giorno prima ancora, pronunciò le stesse parole:
Ciao, come stai? Mi manchi tantissimo. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Ci penso sempre più spesso…
La voce era di Filippo. Tanti anni fa Fil (era così che si faceva chiamare o semplicemente, senza chiedere alcun permesso specifico, la gente lo chiamava) era stato giovane. A vederlo adesso non si direbbe. Ma c’è un tempo per ogni cosa e il tempo, se solo si potesse considerare come entità riflessa, come concetto che nasce solo per essere pensato dagli esseri umani, da Fil, per esempio, o da Pamela, faciliterebbe le cose. Tutto verrebbe visto, pensato, soppesato, in maniera diversa: la nascita, la vita, la morte. Una mano affonda sulla spiaggia ed emergendo lascia cadere milioni di granelli di sabbia. L’ineluttabile. La nascita. La vita. La morte. Il tempo. Anche Pamela naturalmente era stata giovane. Pam, come veniva chiamata, probabilmente per risparmiare tempo, appunto, era nata in una regione del nord e la sua pelle chiara era simile a quella della luna.
La musica sintetica creava vibrazioni percuotendo in maniera sincopata il pavimento e le pareti del locale. L’aria, instabile ed elettrica, veniva colorata dal vapore delle moderne sigarette create in laboratorio. Gli aromi artificiali di essenze lontane, molte delle quali provenienti da luoghi ormai perduti, riempivano lo spazio creando suggestioni esotiche e ricordi probabilmente mai vissuti dalla maggior parte delle persone presenti nel locale. I bassi elettrici, il ritmo frenetico, i cocktail. E ancora. L’adrenalina, l’eccitazione, il sudore dei corpi in movimento. La vita batteva sotto le corazze inamidate e i dettami di un’educazione “asentimentale” pensati per i giovani di questa, come delle passate, generazioni.
Fil e Pam si scontrarono casualmente mentre erano in una specie di trance generata dalla musica. Per scusarsi Fil, e per avere la possibilità di parlare a quella ragazza così bella, le offrì da bere. Gli occhi di Pam erano talmente chiari che nel buio stroboscopico della sala riflettevano, emanando una luminosità quasi fluorescente. Fluorescenti erano anche i due cocktail appena poggiati sul bancone dal cameriere. I due ombrellini che ne fuoriuscivano fecero sorridere Pam. Fil notò una impercettibile fossetta che, in quel preciso istante, da quel genuino sorriso, nacque sulla sua guancia destra. Probabilmente fu quel piccolo particolare a farlo innamorare o, almeno, era quello che spesso ripeteva quando ricordava il loro incontro. Poco dopo decisero di uscire dal locale e respirare un po’ di aria incontaminata. Il parchetto con i giochi per bambini era la cornice ideale per le loro conversazioni. E per i loro baci, che non tardarono ad arrivare. La luna era insolitamente bassa, sembrava quasi sfiorare la testa di Pam, la musica arrivava fino a loro, anche se ad un volume decisamente più basso di prima. Tutto era magico. Da allora, seppur con alti e bassi, e anche con delle più o meno lunghe separazioni, Fil e Pam non hanno smesso di volersi bene.
2.
Ciao, come stai? Mi manchi tantissimo. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Ci penso sempre più spesso. I tuoi occhi luminosi, quegli stupidi ombrellini nei nostri bicchieri, la tua fossetta sulla guancia destra… è stato quello il momento in cui mi sono innamorato di te. Ricordi? Io non l’ho mai scordato, è come se il tempo non fosse mai passato, come se fosse successo ieri, oggi, poco fa. Non posso credere che sia finita. Non posso credere che te ne sei andata…
La pelle di Pam era particolarmente chiara, simile a quella della luna, a quella luna che da qualche parte, forse in un ricordo lontano, le sfiorava il viso mentre lei si avvicinava al cielo, su quella vecchia altalena, per poi precipitare.
La luce sembrava poggiarsi delicatamente sulla sua pelle, per non disturbare il suo sonno. Pam è stata una delle tante vittime del virus Alphamars3, un virus importato da una colonia umana su Marte.
Dopo averlo contratto è stata ricoverata presso il punto isolamento virus più vicino. Fil non ha più avuto modo di vederla. Si è spenta dopo poco più di un mese. Da sola, in una stanzetta prefabbricata bianca, senza aver visto nessun volto amico. Fil ha solo avuto notizie dal personale medico, notizie asettiche, sulle sue condizioni di salute. Appena l’hanno ricoverata ha smesso di respirare da sola ed è stata collegata alle macchine. C’erano delle speranze. Dopo due settimane anche altre funzioni vitali hanno smesso di funzionare correttamente. È stata collegata ad altre macchine. C’era ancora qualche speranza. Quando neanche con l’ausilio dei dispositivi esterni si è riusciti a garantire il corretto funzionamento dei polmoni e del cuore, il medico gli ha semplicemente detto «i miei collaboratori stanno provvedendo a spegnere le macchine che fino a questo momento hanno tenuto in vita, seppur in maniera deficitaria, sua moglie». Non c’erano più speranze.
3.
Dopo la fredda comunicazione il medico si è defilato. «Forse le farà bene parlare con l’impiegato della Moratorium S.P.A.» e, dopo aver stretto la mano di Fil, ha percorso un corridoio in penombra, scomparendo, poco dopo, nel buio.
«Salve, le faccio le mie sentite condoglianze. Mi chiamo Roberto e sono un funzionario della Moratorium S.P.A.»
«Come, scusi?» Fil era intontito e sembrava che i suoi occhi, bagnati di lacrime, stessero cercando di mettere a fuoco, non tanto il volto dell’interlocutore, ma le sue parole.
«Scusi lei, non è un problema. Mi rendo conto della delicatezza della faccenda, ma non possiamo permetterci troppo tempo per i preamboli o perderà per sempre sua moglie»
«Non capisco, cosa vuole da me?»
«La mia azienda è leader del settore di quelle che ci piace chiamare rinascite. Altri le chiamano resurrezioni, ma a noi il termine sembra pretenzioso. Visto che ha poco tempo per decidere, vado subito al sodo, è il mio lavoro…» un sorrisino studiato si formò sulla labbra di Roberto, un sorriso appena accennato di chi sa di aver appena attirato l’attenzione «…noi della Memorandum abbiamo messo a punto una tecnica innovativa per riattivare la materia cerebrale dei defunti, ma la procedura, per avere successo, qualora lei decidesse di concederci la sua fiducia, dovrà essere attivata entro due ore dal decesso».
«Ma come è possibile? Avevo sentito parlare di qualcosa del genere, ma credevo fosse solo una speculazione teorica»
«Difatti, formalmente, questo progetto è solo sulla carta e sarà reso pubblico solo fra un paio di anni. Ma per lanciarlo sul mercato, è necessaria questa fase preliminare. D’altronde, questo è l’unico modo possibile per fare la necessaria sperimentazione. Legga questa informativa, c’è scritto tutto. Guardi qui: partner della sperimentazione è il Ministero della Salute. Non c’è motivo di essere diffidenti»
«Ha detto due ore? In cosa consiste…»
«Allora, scusi se la interrompo, la cosa è semplicissima, noi siamo in grado di catturare l’energia cerebrale e vitale delle persone, se preferisce chiamarla anima o mente, come piace definirla a me, e la conserviamo in un cloud collegato con i nostri server. La persona defunta potrà così essere contattata ogni volta che si desidera parlarle, chiederle consiglio, ecc.»
«Quindi, mia moglie non avrà più un corpo?» protestò Fil.
«Esattamente. IL corpo di sua moglie è morto e potrà essere cremato o seppellito in un cimitero. La sua mente, però vivrà nel nostro Cimitero Smart» altra risatina studiata «ma non è per forza una cosa negativa, anzi. Cosa abbiamo fatto noi umani per soddisfare i bisogni e gli istinti dei nostri corpi? Creato carestie, guerre, distrutto quasi totalmente la Terra, invaso altri pianeti riservandogli lo stesso trattamento, contribuito alla nascita di virus e alla diffusione di pandemie. E potrei continuare. Ma poi, e questo glielo dico con enorme orgoglio, noi abbiamo realizzato quello che le religioni monoteistiche professano da millenni: la vita dopo la morte, anzi, mi correggo, il Paradiso!»
«Sono molto confuso, vorrei starmene un po’ da solo» disse Fil piangendo.
«Certo, certo. Guardi, le posso concedere mezz’ora. Ritornerò da lei fra poco».
Nel contratto firmato da Fil era specificata tutta la procedura: l’energia vitale veniva trasferita all’interno del Cimitero Smart ma, per riattivarla, era necessario che Fil registrasse un messaggio a una segreteria elettronica collegata con la mente di Pam. Una sorta di ironica coazione a ripetere, pensò distrattamente FIl. La ripetizione del messaggio era fondamentale, e Fil aveva la possibilità di scegliere diversi pacchetti in base a quante volte al giorno far sentire il messaggio alla moglie. Un messaggio al giorno garantiva il 60% di buona riuscita della procedura e il pacchetto, a detta di Roberto, aveva un prezzo contenuto. Il prodotto Deluxe, che prevedeva 6 ascolti giornalieri, raggiungeva una percentuale del 98%. Le possibilità economiche di Fil lo obbligarono a scegliere il pacchetto base e a sperare che il chip che si fece installare per poter entrare in contatto con Pam emettesse la sua voce. La rinascita sarebbe potuta avvenire entro un anno dalla morte. Oltre quella soglia la mente di Pam sarebbe stata cancellata definitivamente.
4.
Ciao, come stai? Mi manchi tantissimo. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Ci penso sempre più spesso. I tuoi occhi luminosi, quegli stupidi ombrellini nei nostri bicchieri, la tua fossetta sulla guancia destra…è stato quello il momento in cui mi sono innamorato di te. Ricordi? Io non l’ho mai scordato, è come se il tempo non fosse mai passato, come se fosse successo ieri, oggi, poco fa. Non posso credere che sia finita. Non posso credere che te ne sei andata. E non ti ho neanche visto andartene, non ti ho stretto la mano, non so se ti lamentavi, se avevi già gli occhi chiusi, se mi hai chiamato…non ho potuto stringerti, accarezzarti, accompagnarti verso, verso…se solo potessi parlarti ancora, se solo potessi ascoltarti ancora.
Fil.
Fil, sei tu? Dove sei? Qui è tutto buio, dove sei? Dove sono?
Fil?
Il tema e quello dell’amore che sopravvive alla morte, della tecnologia che ci aiuta a farlo, e della coazione a ripetere, che mantiene in vita questi miti… ma, c’è un ma, nella società post-Covid del virtuale e delle nuvole/cloud informatiche: manca il calore del corpo e di quella “fossetta sulla guancia destra”. Complimenti all’autore, per avere evocato, almeno in me, questo contrasto.