Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “La Strana Creatura Fagocitante” di Tommaso Centra

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Sono sdraiato sul mio letto. Fuori è una bella giornata. Sento le voci di persone allegre che si confondono con il traffico e il canto argenteo degli usignoli, elegantemente appollaiati sui rami degli alberi. Un raggio di luce sfiora di taglio le mie persiane; un pezzetto di Sole fa capolino e scalda la stanza. Abito vicino al parco, e al naso mi arriva una timida fragranza dei fiori in fiore: percepisco rosa, gelsomino, lavanda e peonia. La primavera è finalmente arrivata. 
Vorrei uscire, chiamare le mie amicizie, organizzarmi per sdraiarci sul prato e collezionare le margherite più belle. Vorrei alzarmi, ma sono sdraiato sul letto.
Sopra di me c’è una strana creatura, difficile da decifrare. Non ha una forma ben precisa: non ha né braccia né gambe, solo un torso color nero carbone e una testa. Dalla testa spicca una bocca grande, enorme. 
Mi sta mangiando. Sta lentamente consumando la mia essenza: i miei ricordi felici, i miei sogni, i legami che ho creato. E la cosa peggiore è che non mi sento triste o disperato, solo insensibile. La mia testa è gonfia e dentro frullano tutte le mie emozioni, inghiottite in un mare di nebbia. 
E mente questo buco nero mi divora, io dimentico chi sono.
Sto per lasciare andare. Tra poco il demone avrà la meglio su di me e diventerò l’ombra di me stesso. 
Stranamente, un ricordo mi balena in testa. È mio nonno, che taglia le pesche e le mette nel vino. Di seguito un altro: è mia madre, che sorride mentre gioco con i suoi capelli. Ed ecco il terzo: è mio fratello, raggiante di gioia perché lo sono andato a prendere a scuola. 
La creatura è pesantissima, ma con un colpo di reni riesco a dimenarmi sul fianco sinistro. Faccio lo stesso movimento, stavolta a destra. La creatura si è leggermente spostata. 
Ripeto la coreografia più e più volte, all’infinito, per poco non rischio di svenire. 
La creatura continua a fagocitare, ma almeno adesso ha un oppositore.
Non so quanto tempo passerà prima che mi alzi dal letto, prima che riveda il Sole per intero. Tutto ciò che so è che il mostro vuole che stia fermo, quindi io mi muovo. 
Ho anche dato un nome alla creatura: Disturbo. 
Non so quando, ma so che ne uscirò. 
I miei legami mi ricordano il valore della resilienza. E io lotterò finché avrò fiato in corpo. 

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