Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2024 “Il korso” di Leonardo Pori

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Finalmente le 15,30.
In fila nei passaggi pedonali tra le aree dello stabilimento, piccoli gruppi borbottanti raggiungono la villa. Preceduta da un platano secolare e da un vialetto ghiaioso bordato da bossi malmessi, ecco la vecchia cascina riordinata che fa la vamp tra i capannoni nonsense.
Qualcosa di erotico aleggia in effetti, forse a causa degli invitati semicarichi, oppure per le movenze della curatrice: psy milanese trapiantata in latitudini tropicali, giusto per l’occasione ritravasata nelle nebbie padane.
L’argomento è l’inclusione.
Partenza a razzo della di cui sopra, dando del tu a tutti e inframezzando le frasi con qualche ca.zo , forse per le pari opportunità.
Argomenti: autostima e pregiudizi come se piovesse, effettivamente da fuori si sente un boato di tuono e scrosciare secchiate d’acqua, un attimo prima era sereno: sarà una variazione microclimatica, dovuta alla combinazione tra carica erotica rilasciata e i fumi dei comignoli industriali.
Pino, detto Giuseppe in occasioni da parata come questa, incalza: “dopo che ho subito diversi furti, quando vedo uno zingaro nei pressi di casa, mi sale il pregiudizio”. Lei annuisce e nel frattempo grazie alla a. i. fa comparire una diapositiva anni ‘80 con soggetti atti a protestare muniti di striscioni: ”questi sono malati di aids che chiedono di essere trattati alla pari”.
“Però un attimo” si smuove il Morbelli “qui non si tratta di pregiudizio ma di una giustificata paura di fronte a un pericolo”. Pino e il Morbelli stanno smaltendo la carica, lei fa su e giù con la testa. Sull’ala destra stimolato dalla comparsa a monitor di una signora in tailleur con monili e pettinatura scolpita, il dott. Tameri declama: “questa è mancina”! Memore forse di un vecchio pregiudizio o confuso dal jet lag degli spostamenti da pendolare, nessuna risposta, né movenze del capo o sorrisi. Spiegazione della proiezione e dogma neuroscientifico: “qualora vi sentiate giù, guardatevi allo specchio e sorridete, ingannerete così il cervello che produrrà endorfine e darà inizio a un circolo positivo”.
Il dott. Manonceri dice di avere troppa autostima e di non tollerare i medici grassi. Pronta la videata col medico tatuato, “vi fareste curare”?
Arriva a tradimento la diapositiva che scuote l’audience, il binocolo al contrario. L’arcano archetipo dovrebbe rappresentare una modalità differente di vedere la propria situazione, una lente di rimpicciolimento dei problemi.
A questo punto dall’ultima fila, più per incontinenza che a causa di un eccesso di autostima, si alza quel pezzo di operaio del Gatto: “Vorrei sapere qualcosa circa la genesi della metafora del binocolo al contrario, effettivamente mi ha colpito molto e mi stavo domandando: potrebbe trattarsi di un’intuizione, tipo Galileo Galilei che ti appare in sogno per suggerirtela, oppure di una reminiscenza pseudoscientifica di quando in età puberale qualche suo collega si osservava con la lente di rimpicciolimento per poi affermare- tanta roba- e inflazionare l’ego”.
Come in miraggio il Gatto vede la testa della psyco dondolare oltre la prima fila lassù, nessuno sa se è vero oppure se nell’aula è calato il gelo. Incurante prosegue:” No perché si potrebbe operare un riduzionismo, scientifico appunto e traslare il modello binocolo al contrario in altri ambiti. Ad esempio la forchetta al contrario, mi rifaccio al discorso del dott. Manonceri, il medico avrebbe uno strumento per curare gli obesi e sé stesso. Nel momento in cui, frustrato dal non riuscire a infilzare la pietanza nel piatto, si piantasse i rebbi della forchetta al contrario nelle gengive, potrebbe sempre guardarsi allo specchio e sorridere per migliorare la propria autostima. Del resto c’è anche l’acronimo anglosassone s. e .mo. (smile every moment) che mia nonna, non riuscendo bene a pronunciare le sdrucciole spesso mi ripeteva: semo di un semo. Che dire poi circa il pregiudizio del farsi curare dal medico tatuato della diapositiva, si adotta il paradigma del contrario e lo si fa tatuare con l’inchiostro invisibile”.
Il rumore della pioggia là fuori si mischia con il rombo del flusso di parole che fuoriescono dalla rottura dell’argine del cervello del Gatto, operaio qualifica f livello 3, che in fine conclude: “Adesso, poiché mi è sempre piaciuto giocare d’anticipo, vado nell’ufficio del direttore e mi faccio consegnare il libretto, lei dottoressa, se stasera vuole venire a cena con me, cerchi il mio numero sulla agenda elettronica con la copertina di cartone verde e le pagine unte appesa nell’ingresso. Ciao a tutti” dice e va via, sicuro sul vialetto ghiaioso bordato di bossi, sotto una strana pioggia improvvisa forse causata da un improbabile evento microclimatico.

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8 commenti »

  1. All’inizio sono stata catturata dall’impostazione del testo. Mi son detta: “Originale”.
    Poi, però, proseguendo nella lettura, sono pian piano andata in confusione.
    Parli di qualcosa di erotico, ma non lo testimoni mostrandolo; parli di pari opportunità, autostima e pregiudizi in modo così criptico che va decifrato con calma.
    Forse, una più attenta costruzione dei paragrafi e un controllo più accurato della punteggiatura avrebbero reso il testo più immediato, senza costringermi a tornare indietro a rileggere per capire l’arguzia del Gatto e comprendere quanto è simpatica questa storia.

  2. Grazie Anna Rita per il tuo commento analitico /critico/ costruttivo e per la pazienza, ho cercato di vedere se sei presente anche tu con un racconto ma non ti ho trovato.

  3. Molto divertente. Il “pezzo di operaio” esprime un sarcasmo che mi sembra vagamente autobiografico. Molto gradevole la presentazione delle supponenti attestazioni in bilico tra scientificità di mezza tacca, psicologismo da strapazzo e aura millenarista/orientale, da cartolina anni ’80. Bravo

  4. Grazie Gianni Gioanola : commento ragionato ed equilibrato, più di quanto lo sia il testo.

  5. Bel ritmo. Inizi a leggere e corri verso la fine. Simpatico come tu riesca ad introdurre personaggi in poche parole e giusta l’ironia.
    La velocità di scambio delle battute però mi ha un po’ disorientato portandomi a rileggere, come Anna Rita.

  6. Grazie Fabrizio Biuso: feedback molto utile.

  7. La lingua è ricca e rende il testo espressivo…quasi espressionista. Suggerisco anch’io una struttura più “segubile”, ma forse questo testo non vuole essere afferrato del tutto e il suo bello sta anche lì!

  8. Oh,
    come mi gongolo di ‘ sto commento che coglie l’angolo di visuale e dice forse non è casuale!

    Grazie Valeria, effettivamente Fritz Lang è un apprendista.

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