Premio Racconti nella Rete 2024 “Amici per sempre” di Giorgia Malacari
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024Mia e Luke si stavano preparando per andare a dormire dalla nonna per il fine settimana. Fin da piccoli non vedevano l’ora di andare da lei in quanto l’adoravano. La nonna era sempre stata gentile e premurosa con loro e li rendeva sempre felici, qualche giorno prima che i suoi nipotini arrivassero lei preparava tanto di quel cibo che bastava a sfamare l’intera città.
«Bambini sbrigatevi, la nonna vi sta aspettando» gridò la mamma da dentro la macchina in modo che Luke e Mia uscissero di casa il prima possibile.
Subito rispose Mia: «Mamma, eccomi!» uscì di casa correndo ed entrò in macchina «Luke arriverà tra 5 minuti, lo sai che è sempre in ritardo come papà».
Altro ché 5 minuti passò almeno un quarto d’ora prima che entrasse in macchina Luke e allora partirono.
La strada per arrivare dalla nonna sembrava sempre infinita. Una volta che superavano il cancello principale e si immettevano nel sentiero che portava direttamente di fronte alla casa, i bambini saltavano dalla felicità. Erano sempre entusiasti di ritornare in quel posto, per loro straordinario.
La casa in realtà era una villa risalente a molti secoli prima, ma che comunque si manteneva abbastanza bene. Si accedeva attraverso due scale e sotto di essere era presente una statua imponente che rappresentava uno dei fondatori della villa. Di fronte l’ingresso principale c’era una fontana a forma pentagonale con al centro, su un piccolo altare, un angelo simbolo di pace e di protezione. La casa era circondata da un giardino immenso in cui era presente un vigneto, oltre ad un frutteto e ad un roseto.
La nonna viveva da sola con le sue tre domestiche. Il nonno era morto tanti anni prima a causa di un infarto che l’aveva colpito durante il sonno. La moglie era rimasta traumatizzata per diverso tempo in quanto era veramente innamorata di lui, ma piano piano iniziò a convivere con l’idea di dover vivere senza suo marito. Per questo adorava i suoi nipotini Mia e Luke, anche perché erano gli unici che avesse. La nonna aveva due figli: la madre dei bambini, Nancy, e suo fratello gemello, Jonathan che non aveva figli in quanto era gay. La nonna non vedeva l’ora che andassero da lei i bambini in modo che la casa si riempisse di gioia ed allegria. Infatti, adorava sentirli giocare e correre da una parte all’altra, e quando poteva si univa pure lei.
Dopo che la macchina si fu fermata, i bambini aprirono gli sportelli, scesero dalla macchina e si misero a correre verso la nonna, gridando di felicità a squarcia gola, che stava lì ad aspettarli. Appena arrivarono lei li strinse insieme in un abbraccio che durò parecchi minuti. Sembrava che non si vedessero da parecchio tempo, ma in realtà era passata soltanto una settimana.
I bambini e la nonna passarono tutto il resto della mattinata a giocare e, quando arrivò l’ora di pranzo, si sedettero tutti a tavola. Nonostante la nonna avesse una cuoca personale cucinava sempre lei in quanto adorava farlo e, la cucina, era da sempre stata la sua passione. Aveva cucinato per tantissime persone tanto che mangiarono insieme a loro anche le domestiche. Dopo pranzo la nonna costrinse i bambini ad andare a letto per riposarsi un po’. Loro, come sempre, non ne volevano sentire parlare. Nonostante ciò andarono nella loro camera a patto che la nonna li raccontasse una delle sue fiabe.
La nonna acconsentì molto felicemente, in quanto adorava raccontare le sue storie.
Tanto tempo fa, in una piccola cittadina vicino Lecce, c’erano un ragazzo e una ragazza. Si chiamavano Liliana e Marco ed erano migliori amici. Un giorno si svegliarono, come sempre, per andare a scuola e, dopo essersi preparati, siccome abitavano molti vicino, si incontrarono per andare a piedi a scuola insieme. La giornata sembrava molto bella: c’era un cielo sereno e un sole che, come si suol dire, spaccava le pietre. Appena si incontrarono fecero il loro saluto, che consisteva nel muovere le mani in strani gesti, e, alla fine, si abbracciarono.
Per andare a scuola facevano sempre lo stesso percorso: entravano nel bosco e poi, dopo essere usciti, facevano due/trecento metri per arrivare proprio all’ingresso principale. Ovviamente per tornare facevano lo stesso tragitto al contrario. Arrivarono, dopo aver fatto tante chiacchere, a scuola. La campanella era suonata da poco e tutti i ragazzi stavano entrando. La scuola non era molto grande, infatti c’erano poche classi. Inoltre era l’unica scuola superiore della città.
Liliana e Marco si sbrigarono per entrare, per non fare tardi alle lezioni. La classe era molto grande in quanto doveva ospitare 36 alunni. Era divisa in due file, una a destra e una sinistra, formate rispettivamente da 6 file orizzontali parallele composte da un banco per due persone. La cattedra era rialzata e stava difronte e dietro c’erano due lavagne a gesso, una attaccata al muro l’altra su un rialzo. Sui muri c’erano varie cartine geografiche e, anche, cartelloni riguardanti la scienza e l’italiano. I ragazzi andarono a sedersi in due banchi diversi: Liliana a sinistra nella terz’ultima fila e Marco a destra al primo banco. Ella, la compagna di banco di Liliana, appena vide l’amica saltò in piedi e l’abbraccio. Invece il compagno di banco di Marco, Eduard, era in ritardo, come sempre.
Dopo qualche minuto dal loro arrivo entrò in classe la professoressa Mgwuirto seguita da Eduard. Tutti i ragazzi si alzarono in piedi, in segno di saluto, ma la professoressa li fece subito accomodare. Iniziò a fare l’appello e, subito dopo, iniziò il normale svolgimento delle lezioni.
Le prime tre ore quasi volarono e ne mancavano soltanto altre due. Il cielo, come quella mattina, era ancora sereno.
«Prof. potrei andare in bagno, per favore» chiese Liliana al professor Pantano, che insegnava inglese. Era appena suonata la campanella che segnava la fine della quarta ora e l’inizio della quinta e ultima lezione del giorno.
«Si, certo signorina Lorina» disse il professore. Tutti gli alunni erano chiamati con il loro cognome.
Quando Liliana fece ritorno dal bagno la lezione era già iniziata. Silenziosamente entrò in classe, salutò la professoressa Trevis, che insegnava geostoria, e si andò a sedere al suo posto.
«Hai visto il cielo? Si sta annuvolando. Secondo te piove?» le domandò Ella, sembrava molto pensierosa. Liliana si girò a guardare il cielo e notò che effettivamente erano comparse molte nuvole, nonostante il cielo prima fosse molto sereno.
«Lo sai che non l’avevo notato prima! Mi sembra così strano, prima il tempo era così bello. Non so se pioverà, mai dire mai nella vita.» rispose l’amica. Continuarono a fare lezione.
Passò più o meno mezz’ora e Liliana si girò a guardare il cielo, mancavano ancora circa venti minuti alla fine delle lezioni. Il cielo si era riempito di nuvole che non davano ancora l’impressione di voler far piovere. Lei sicuramente sperava nel meglio, in quanto comunque lei e Marco dovevano tornare a piedi a casa.
La campanella suonò per indicare la fine delle lezioni e tutti i ragazzi si affrettarono nel mettere a posto le proprie cose per poter poi correre a casa prima che iniziasse a piovere.
«Su Lili, il tempo non è dei migliori. Potrebbe piovere da un momento all’altro e noi non avremmo posto dove ripararci» disse Marco accigliato che, vedendo in difficoltà l’amica nel portare la cartella che aveva in mano con lo zaino, le disse «Dammi a me, te la porto io. Andiamo!»
Uscirono di corsa da scuola, salutarono i loro amici di fretta e si diressero verso il bosco. Non essendoci molta luce, il bosco faceva un po’ di paura, infatti Liliana stava vicino a Marco per potersi proteggere. Mancava ancora un po’ per arrivare a casa e si vedevano molti lampi e si sentivano molti tuoni.
«Non ti preoccupare Lili, non è niente. Siamo quasi a casa, dove staremo al sicuro. Attenta a quel ramo a terra» e detto ciò Marco cerco di tranquillizzarla.
Purtroppo, però, iniziò a piovere prima del previsto, infatti i ragazzi non erano ancora usciti dal bosco. Si misero a camminare velocemente ma, avendo lo zaino, risultava molto difficile. La pioggia si sostituì con la grandine, grossa più o meno quanto una nocciolina. Arrivando sul corpo faceva molto male e accumulandosi a terra, siccome era ghiaccio, congelava i piedi a entrambi. Marco, ad un certo punto, si ritrovò un po’ più avanti di Liliana e quest’ultima inciampando su una pietra, resa scivolosa dall’acqua, cadde.
Marco, sentendo il rumore, si girò di scatto e, vedendola a terra, si spaventò. Andò subito da lei e le prese il polso per vedere se era ancora viva. Per fortuna sì. La girò e cercò di svegliarla, ma non ci riuscì. La sentì molto fredda e si levò subito la giacca per coprirla e cercare di riscaldarla. La prese da terra, con tutto lo zaino che aveva addosso e la trasportò. Non mancava molto per arrivare, infatti erano già all’uscita del bosco.
Una volta arrivati sulla strada che li avrebbe portati a casa, non ci pensò più di una volta e andò verso casa sua, essendo la più vicina. Bussò alla porta e ad aprire fu proprio sua madre, che vedendo Liliana, diventò pallida.
«Su Marco, sbrigati. Portala qui! Che le è successo? Aiutami a sollevarla.»
Per fortuna la mamma di Marco era un’infermiera che, mentre aiutava Liliana a riprendersi, si sentiva raccontare l’accaduto da Marco.
Liliana dopo qualche giorno si riprese. Il temporale fu terribile, tanto che ne parlarono su tutti i giornali e la notizia girava in molte città. Ebbe molti effetti anche sul territorio, infatti oltre a danneggiare molte case distrusse anche tanti raccolti. Quel terribile temporale, in quella cittadina, viene tutt’ora ricordato…
«Signora Liliana, c’è un ospite per lei.» disse una domestica entrando nella stanzetta di Mia e Luke dove c’era la nonna che era appena stata interrotta nel raccontare la storia ai bambini.
«Grazie Margaret, dì al mio gentile ospite che sto arrivando. Riguardo a voi» e si girò verso i bambini «Dormite, altrimenti dopo non giochiamo!» detto ciò la nonna si diresse verso la porta e mentre la chiudeva fu fermata dai bambini.
«Nonna, ma poi i due ragazzi che fine hanno fatto? Sono rimasti amici?» dissero in coro.
«Un giorno lo scoprirete. Adesso dormite!»
La nonna scese giù e non rimasse per niente sorpresa dal vedere chi fosse il suo ospite. Gli andò in contro e, prima di abbracciarlo, fece dei gesti strani con lui con le mani.
«Ciao Mark, da quanto tempo è che non ci vediamo? Sono molto felice che sia venuto a trovarmi. Mi sei mancato tanto.»