Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 “Anna e Rita” di Paola Pisano

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024
  • Anna, che cosa stai facendo?
  • Faccio l’om.
  • Eh? Il suono che si emette prima della meditazione yoga?
  • Esatto. Mi serve per rilassarmi e non pensare troppo che mi sono persa dietro a uno stronzo.

Rita si mise a ridere, appoggiando la schiena al divano. Guardò sua sorella con benevola attenzione.

Era sicuramente più carina di lei, ma adesso i segni dell’età si facevano vedere, anche se il fisico si manteneva asciutto e le rughe sul viso si accentuavano solo quando rideva, cosa che peraltro accadeva spesso. I capelli bianchi erano più grossi e davano volume a quei sottili riccioli castani che teneva sempre legati in un piccolo ciuffo dietro la testa.

Anna non si era sposata, non aveva avuto figli e a quanto le risultava non era neppure accompagnata ad un uomo in quegli ultimi tempi, ma a questo punto pensò che si stava proprio sbagliando.

  • Ma che mi dici? Dopo Roberto avevi detto che non volevi più avere a che fare con  un uomo che avesse più di quindici anni ovvero l’età del più grande dei tuoi alunni e adesso mi parli di un idiota?
  • Guarda devo averci una calamita. Più un uomo è stronzo e più mi attira. Però è molto intelligente.

Questa volta la risata di Rita fu fragorosa. 

  • Menomale. Ti immagini uno stronzo stupido. Che cosa può essere peggio? Dai racconta sorella.
  • Quanto tempo abbiamo?
  • Santo cielo è domenica pomeriggio, i ragazzi sono andati al cinema con Pietro, non torneranno prima di due ore, possono bastare?

Anche Anna scoppiò a ridere, si mise a sedere sul divano, appoggiando indietro la testa  e fissando il soffitto.

– Ci siamo conosciuti ad una festa di compleanno a casa di un’amica comune. L’ho notato subito, perchè sembrava un pesce fuor d’acqua. Da solo in salotto, con un bicchiere di prosecco in mano, mentre tutti i presenti si erano spostati in giardino, si muoveva da una parte all’altra dell’enorme libreria a parete.Tra l’altro penso che la festeggiata non abbia mai letto neanche un libro tra tutti quelli che il padre professore di lettere le ha lasciato in eredità, ora comprati ora regalati, ma lui sembrava perfettamente a suo agio. Ogni tanto prendeva un libro, leggeva la prima pagina e poi lo rimetteva al suo posto. Mi ha incuriosita e mi sono avvicinata.

  • Salve – mi ha detto senza girarsi – non ci conosciamo e non ci hanno presentato. Mi chiamo Massimo Girotti. Non mi dica anche lei, come l’attore, perchè solo i ragazzi non l’hanno conosciuto, ma lei sicuramente sì.

Si è girato verso di me sorridendo, squadrandomi letteralmente dall’alto in basso con due occhi color nocciola molto belli.

  • Mi chiamo Anna Locatelli e sì conosco quell’attore molto bravo e bello, che ho rivisto proprio di recente in un film di Ozpetek. Non mi chieda il nome però, perchè sono negata per ricordare i titoli.
  • La finestra di fronte. Adoro Ozpetek e penso di avere visto tutti i suoi film.
  • Anche io. Le piacciono pure i libri a quanto pare.
  • Sì. Preferisco i saggi e le biografie alla narrativa in generale, ma qui i libri sono tutti mescolati.
  • Con un libro non si è mai soli diceva mio padre.
  • Vero, ma con una donna è meglio – disse strizzandomi un occhio.

Rimasi un po’ sorpresa da quell’uscita, ma poi capii che era in tutta buona fede, perchè ricominciò a osservare le coste dei libri con estrema tranquillità.

Io intanto, facendo finta di niente, spiavo il suo profilo. Aveva un naso lungo e un leggero doppio mento, nascosto da una corta barba brizzolata, capelli sicuramente un tempo più folti, leggermente ondulati. Le mani erano belle, con lunghe dita sottili da pianista. Non potei trattenermi.

  • Suona per caso il pianoforte? – domandai.
  • Sì. Ho ereditato questa passione da mia madre, insieme ad un bellissimo Steinway a coda. Mia madre era una concertista e ha girato il mondo, lasciandomi purtroppo molto spesso da solo con i nonni, che praticamente mi hanno allevato. Anche la nonna materna si dilettava al  pianoforte e mi ha insegnato lei a suonarlo. Così quando la mamma tornava dalle sue tournè io le facevo sentire un pezzo diverso.
  • Suona ancora?
  • Adesso che mia madre è gravemente malata di Alzheimer, il suono del pianoforte ci aiuta a comunicare meglio. Se la vedo triste suono il walzer di Tchaikovsky, se la vedo agitata provo con un notturno di Chopin, se la vedo rilassata azzardo con un pezzo jazz. C’è musica per ogni momento della giornata. Suona il piano anche lei?
  • No, anche se ammetto mi sarebbe piaciuto molto.
  • Mai dire mai. Se vuole posso darle qualche lezione. 
  • La ringrazio, ma per ora devo essere io ad insegnare inglese ai ragazzi della scuola media e resta davvero poco tempo per me.

Sembrò un poco dispiaciuto e non potei fare a meno di pensare che, come al solito, c’è un uomo sempre pronto ad invitarti a vedere la sua collezione di farfalle, come diceva scherzando mio padre.

La nostra conversazione davanti ai libri continuò per tutta la sera, traendo spunto ora dalla letteratura, ora dalla musica, ora dai viaggi che avevamo fatto negli anni e non sentimmo il bisogno di raggiungere gli altri che intanto in giardino continuavano a ridere e a cantare, davanti ad un improvvisato karaoke al computer.

Ebbi la conferma di una intelligenza brillante, di una grande cultura e di uno spiccato senso dell’ironia.

  • A dire il vero fino ad ora non mi è sembrato così stronzo – si lasciò scappare Rita.
  • Certo, non la prima sera. Ci siamo poi rivisti qualche volta nel tardo pomeriggio al Caffè Liberty e ci sentiamo spesso telefonicamente.
  • E quindi?
  • E quindi niente. Siamo passati al tu la terza volta che ci siamo incontrati. Mi passa a prendere a casa e mi riaccompagna. Capisco che c’è una certa attrazione tra noi, ma niente altro.
  • In che senso scusa?
  • Nel senso che abbiamo entrambi oltre i cinquanta anni, siamo soli e liberi di stato, ma niente. Ancora non un bacio né un abbraccio o anche solo un semplice sfioramento. Pare di una ritrosia incredibile.
  • Ma come, ti sei sempre lamentata di quegli uomini che al secondo incontro ti infilavano le mani nel reggiseno ed oggi ti lamenti di questo galantuomo che ti corteggia come un tempo?
  • Si hai ragione, ma parli bene tu che hai marito, due bei figli, un lavoro interessante. Io tra un po’ ho sessant’anni e non posso permettermi di perdere tempo.
  • Hai ragione. Però forse viene fuori da una brutta esperienza ed ha timore di commettere errori. Prova ad invitarlo tu e a preparargli uno di quei risotti che ti vengono benissimo e vedi quello che succede.
  • Può essere un’idea, sorellina. Ci ragiono su.
  • Mamma, zia Anna non sapete che cosa vi siete perse, il film era bellissimo – due piccoli tornadi entrarono urlando in salotto, saltando sul divano e abbracciandole con entusiasmo, interrompendo i pensieri di entrambe, che solo allora si resero conto che nel frattempo si erano fatte le 19.30.
  • Ciao a tutti nipoti miei belli, la zia Anna torna a casa. Grazie Rita per le ottime lasagne e grazie a te Pietro per averci lasciato un pomeriggio a chiacchierare in santa pace.  

Tornando a casa in macchina, cominciò a pensare all’invito a cena. Sarebbe potuto avvenire la sera di mercoledì che era il suo giorno libero da scuola e già ragionava sul menù e sulla spesa da fare, quando pensò che fosse meglio domandargli subito se era disponibile per quella sera.

Appena arrivata a casa prima ancora di scendere dalla macchina, gli inviò un messaggio. Splendido whatsapp – non potè fare a meno di pensare – le consentiva di chiedere qualcosa in maniera informale senza che l’emozione o altro nella sua voce si facesse sentire. La risposta calorosamente positiva al suo invito fu immediata, tanto da farle pensare che non avesse aspettato altro.

Il lunedì mattina come al solito si prospettò lento per tutti e passò l’ora libera in stanza professori a buttare giù il menù. Non sapeva se aveva allergie o gusti particolari, si sentiva già a disagio se magari fosse stato vegano. Un altro messaggio whatsapp la tranquillizzò. Non era né celiaco né vegano, adorava il pesce e beveva vino.

Il martedì sembrò non passare mai e nel pomeriggio non avendo rientri a scuola, approfittò per andare a fare la spesa. Quel primo incontro meritava pesce acquistato in pescheria e non al supermercato. Si era raccomandata alla sua venditrice di fiducia Rosaria, che le indicasse il pescato più fresco e la scelta cadde su seppie per il risotto e su calamari e gamberi rosa per gli spiedini. Con un po’ di insalata e di pomodorini di contorno il menu sarebbe stato perfetto.

Quanto al vino non c’erano problemi. La sua cantinetta di single era sempre ben fornita ed il primo corso da sommelier, pur svolto tanti anni addietro, l’avrebbe aiutata nella scelta.

Il mercoledì sembrava non passare mai e alle cinque del pomeriggio cominciò ad andare letteralmente in fibrillazione. Si fece una doccia fresca, controllò per l’ennesima volta che la casa fosse ben pulita, la cucina in ordine, per scrupolo cambiò anche le lenzuola nel letto.

L’unico problema era che il pesce andava cucinato al momento per cui si ritrovò a cercare quel grembiule simpatico che le avevano regalato per un passato compleanno, riuscendo a ritrovarlo in fondo al cassetto della biancheria da tavola.

Dio mio – disse tra se’ – quanto tempo è che non invito un uomo a cena a casa mia?

Scacciò pensieri negativi e seduta ben dritta sulla sedia di cucina riprese la sua meditazione, dopo aver chiesto ad Alexa di mettere musica rilassante.

Si scosse al suono del campanello e come una ragazzina emozionata al primo incontro andò ad aprire.

  • Buonasera Massimo, prego entra.
  • Ciao ho portato un po’ di roba – rispose  – allungando un sacchetto dove si intravedeva una bottiglia di Valdobbiadene e un sacchetto di biscotti secchi.
  • Guarda ti ho portato anche una chiavetta con alcuni film del nostro amato Ozpetek – aggiunse prima di iniziare ad aiutarla a preparare la cena, facendo capire ad Anna di avere dimestichezza in cucina.

Come se le avesse letto nel pensiero le spiegò che, mentre a pranzo ci pensava la badante, la sera era solito lui cucinare per sé e per la madre e per stimolarla a mangiare cercava sempre di preparare qualcosa di originale e particolare. Convennero ridendo che fortunatamente c’erano i tutorial di cucina su internet.

La cena fu piacevole e il prosecco un ottimo accompagnamento. Anna tuttavia fece attenzione a non eccedere, perchè il buon vino la rendeva allegra, ma oltre una certa misura aveva l’effetto opposto di intristirla.

Adesso invece si sentiva proprio bene e spostandosi entrambi sul divano, decisero di guardare un film e tra quelli nella chiavetta Anna scelse di rivedere Le fate ignoranti.

La storia di una donna che alla morte del marito dopo dieci anni scopre la sua relazione omosessuale e viene a contatto con un mondo diverso ma … era descritta e recitata splendidamente.

Nel corso del film avevano spesso sospeso la visione per parlare, scambiando idee e pensieri e ridendo per battute che smorzavano la serietà della trama. Così facendo si ritrovarono sempre più vicini tanto che Massimo le mise il braccio destro sulla spalla e Anna finì per appoggiare la testa sulla spalla di lui.

Massimo giocherellava con le dita tra i suoi riccioli disciolti e lei con il dito scorreva lungo il suo braccio, lasciato scoperto dalla manica rigirata della sua camicia bianca, che odorava di bucato.

Per la prima volta si sentiva completamente rilassata, in compagnia di un uomo che la stringeva delicatamente a sé dimostrando a sua volta di essere perfettamente a suo agio.

Quando cominciarono a scorrere i titoli di coda i loro visi erano così vicini che le loro labbra si unirono in un bacio profondo e delicato insieme, che entrambi avrebbero voluto non finisse mai.

  • Da tanto tempo non stavo così bene – disse Anna riaprendo gli occhi.
  • Anche io – rispose Massimo – guardandola con dolcezza.
  • Dopo l’ultimo uomo che ho scoperto tradirmi con la sua segretaria non ne ho più voluto sapere di maschi intorno a me, ma adesso mi ritrovo a pensare che potrei essere io ad averti fatto tradire un’altra donna.

Vide il suo viso ritrarsi leggermente e spostare lo sguardo dai suoi occhi e pensò di avere colpito nel segno.

  • No, non è così – rispose lui – anzi facendo riferimento al film che abbiamo appena visto, il mio Michele è morto due anni fa e da allora non ho avuto altre relazioni. Quello che è successo tra noi due è per me una novità, non avevo mai provato un’emozione così forte con una donna, ma so che questo può essere ancora più sconvolgente per te, per cui se vuoi me ne vado.

Sconvolgente era veramente l’aggettivo giusto, ma i suoi occhi adesso velati di lacrime non mentivano sulla sua sincerità.

Pur sorpresa si sentì sopraffare da una tenerezza immensa e lo abbracciò stringendolo forte a sé. Le loro bocche si incontrarono di nuovo in un bacio più intenso, che adesso sorprese entrambi.

Rimasero così abbracciati ancora a lungo, senza più parlare, ma godendo l’uno della vicinanza dell’altro.

  • E’ quasi mezzanotte adesso. E’ meglio che vada. Se vuoi chiamami tu.

Anna lo accompagnò alla porta e si salutarono con un semplice abbraccio.

Ancora come stordita, tornò a sedersi sul divano ricercando con la mano il calore lasciato dal corpo di lui e poi prese il cellulare, messo in silenzioso, che lampeggiava.

Vide un messaggio di sua sorella. Un semplice punto interrogativo a lei rivolto e sorrise.

Decise di rispondere semplicemente con una faccina sorpresa prima di spengerlo direttamente.

Non voleva repliche e si avviò verso la camera da letto sorridendo nel ripensare alle lenzuola cambiate. Chissà se ci sarebbe stato un seguito in tal senso, ma per il momento non le interessava, sentiva solo la voglia di far durare quanto più a lungo possibile questa splendida sensazione di felicità.

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1 commento »

  1. Anche l’imprevisto contro le aspettative può dare felicità. Belli anche qui i dialoghi, conducono ottimamente la trama. Brava.

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