Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 “La lunula” di Massimo Boschetti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

La giornata era iniziata bene. Avevo persino scritto una poesia.
Fuori dal sogno
che ricordo appena
intravedo la luce mattutina
che filtra attraverso la persiana.
Torno nel sogno
che ricordo appena.
– Mi piace. Un po’ Gozzano, ma mi piace.
Sto parlando alla mia immagine nello specchio mentre con la forbicina mi taglio i peli del naso che, vedo con disappunto, sono diventati quasi tutti bianchi. Ho un appuntamento con un’amica per andare alla presentazione di un libro in tarda mattinata.  È ancora presto, ma penso di fare due passi in centro.
Sono seduto al tavolino all’aperto del bar dove ho l’appuntamento, quando vedo arrivare… non ricordo più il nome. Distinto, bastoncino bianco in una mano e mazzo di fiori di campo, impugnato come una spada, nell’altra; passo sicuro nonostante la cecità.  Frequentavamo l’università negli stessi anni, veniva a mangiare dalla Pina. Non eravamo proprio amici, ma ci piacevamo.
– Ciao – gli dico, andandogli incontro – ti sei fidanzato?
Sarà venti anni che non ci incontriamo, ma non ha un attimo di incertezza.
– Esatto Luigi, – dice lui (si ricorda anche il mio nome) e mi fa vedere l’anello che porta sul quarto dito della mano sinistra, come di regola. Dice che deve incontrarsi con lei, qui davanti al bar. Lo invito a sedersi al tavolino.
Non facciamo in tempo a raccontarci nulla che lei si avvicina: una signora elegante con un pastore tedesco al guinzaglio e un vistoso stronzo, del cane suppongo, in un sacchetto di plastica portato con una certa grazia.
– Antenore (ecco il nome!) – lei lo chiama – siamo già in ritardo.
Segue una veloce presentazione intralciata dalla presenza del sacchetto, poi Josephine (così ha detto di chiamarsi), mentre lui accarezza il cane, con un sorriso complice, che io interpreto come ‘lui non ne vuole sapere’ mi passa il sacchetto, dicendomi sottovoce semplicemente:
– Per favore… -.
I due si allontanano mentre io, col sacchetto in mano, mi interrogo sulle ragioni del suo occultamento. Antenore era conosciuto per i suoi furori.  Ricordo che quando la Pina aveva l’amante che coltivava piselli in serra, in trattoria andavano alla grande: polpette e piselli, arrosto e piselli, bollito coi piselli e cosi via. Antenore si trovava bene con le patate, pezzi di patata belli grossi facili da individuare a trafiggere con la forchetta. Ma i piselli:  – I piselli no, dio caro – diceva, quando era in buona, perché preferisco non riferire quanto diceva quando non era in buona. Forse la gestione del sacchetto, vai a sapere perché, lo metteva di cattivo umore, possibile preludio alle sue collere. Chissà?
Appoggio il sacchetto sulla sedia al mio fianco e lo copro con il giornale mentre vedo arrivare la mia amica. Lei si siede e ordina un cappuccino.  Non riesco a seguire cosa mi racconta perché sto pensando a come eseguire il compito che mi ha assegnato l’affascinante fidanzata di Antenore.
–  Non solo sei insopportabilmente distratto e non ti interessa quello che dico – dice lei, arricciando il naso – ma devi anche aver pestato una cacca.   
– Vado subito a pagare – dico. Raccatto il sacchetto, nascondendolo fra le pagine del giornale, e lo lascio cadere nel portaombrelli del bar. Ritorno al tavolino e ci avviamo alla presentazione.
L’evento si svolge in una piccola palestra yoga per sole donne, aperta per l’occasione anche al pubblico maschile. È presente l’autore: un cinquantenne dagli occhi acquosi e dal sorriso incerto. Introduce un’anziana signora, che, assicurati i presenti di avere letto davvero il libro in questione, ne traccia un rapido sunto: lei crede di amarlo, ma non è vero. A questo punto perdo il filo del discorso.
Mi osservo le unghie della mano, come mi capita spesso nelle situazioni di noia, e mi accorgo che la macchiolina di sangue aggrumato, che si era formata sul bordo della parte bianca dell’unghia quando avevo lasciato il pollice nella portiera dell’auto della mia amica, è migrata…
– Come si chiama questa parte dell’unghia? – bisbiglio alla mia amica indicandola con il dito dell’altra mano.
Lei mi guarda come se avessi detto un’oscenità, non risponde e mi fa segno di stare zitto. In quel momento il nome risale alla coscienza: si chiama lunula. Be’ insomma, la macchiolina era passata dal limite della lunula al bordo dell’unghia: aveva fatto circa un centimetro in circa 5 mesi muovendosi dunque alla velocità di circa due millimetri al mese.
Prendo l’agenda per segnarmi di verificare l’esattezza del calcolo e se la velocità di crescita delle mie unghie è nella norma. Non si sa mai. Già che ci sono scrivo anche il cognome di Antenore che è comparso alla memoria insieme alla lunula: Antenore Besnelli.
Nel frattempo l’autore ha finito la sua presentazione e l’anziana signora invita come di consueto il pubblico ad intervenire.  Nel silenzio generale guarda verso di me:
– E il signore che prende appunti, non ha nulla da dire?
Mi alzo e, mentre sento una anziana voce da dietro –  su su non sia timido – affronto pur esitante il pubblico:   
– Molti pensano che le storie di cuore siano solo per adolescenti o per signore attempate. Niente di più sbagliato. Che dire infatti di Enea e Didone, di Paolo e Francesca, di Abelardo e Eloisa? Che dire soprattutto di Antenore e Josephine?  
A questo punto mi guardo intorno e mi siedo.
Ho perso un’amica. Fa lo stesso. In fondo non era particolarmente simpatica e poi non posso dimenticare che mi ha chiuso il dito nella portiera.

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3 commenti »

  1. Complimenti Massimo. Ben scritto, non scontato, molto simpatico.

  2. Schietto e ironico

  3. Ironia e autoironia e ben scritte, sempre da apprezzare !

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