Premio Racconti nella Rete 2024 “Lo specchio” di Marco Troisi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024“Lo guardi, lo guardi pure con attenzione” lo invita con gesti cerimoniosi, lo blandisce con voce melliflua il mercante d’arte. In quel negozio di chincaglierie Giovanni posa gli occhi su uno specchio antico leggermente concavo. L’antiquario ne magnifica l’eleganza, disquisendo dei pregi di questo specchio che avrebbe potuto ben figurare nel soggiorno oppure meglio ancora nella stanza del talamo nuziale e qui il trafficante di mirabilia ammicca. Giovanni squadra da punto a punto, tastando anche con mano le rifiniture e le modanature, ne intende le screziature, ne saggia i segni del tempo, ne ammira l’elegante cornice. L’antiquario pratico del mestiere, gli propone un prezzo che a suo dire è un’affare. Giovanni sgancia un bel po’ di denari, ma ritiene che li valga tutti.
A casa lo aspetta Maria, la giovane moglie al corrente di questa dilettazione del marito per le antichità. Giovanni le dice di aver acquistato uno specchio che è una vera opera d’arte, ma mente sul prezzo alla moglie per evitare ogni discussione. Comunque Maria si consola. Meglio questo che pure ritiene un vizio, che il tradimento con altre donne. In un primo momento Giovanni sistema lo specchio nel soggiorno, ma nell’ampio salone lo ritiene sprecato, magari in una camera un po’ più piccola può risaltare meglio, allora si ricorda del suggerimento dell’antiquario che gli ha consigliato di posarlo nella stanza da letto. Lotta non poco per superare le ritrosie di Maria che in quello specchio che ha passato in rassegna riflesso i volti atteggiati in posa di nobili, notabili, magistrati e cavalieri dal fiero cipiglio dei secoli passati, e poco si addice al gusto moderno, coglie una presenza indiscreta. Giovanni e Maria, novelli sposi, si compiacciono nell’immortalare nelle foto l’attimo del tempo in fuga. Una mattina la moglie mentre si pettina mirandosi allo specchio fa cadere di colpo la spazzola: dove gli occhi maliardi di Maria? la bella pelle levigata, i capelli neri, morbidi e ondulati che le coronano il volto, il sorriso luminoso, la bocca soffusa di grazia?
Qualche sera dopo, quando Giovanni entra nella stanza, la moglie gli chiede se nota qualcosa di particolare in quello specchio. Il marito non ravvisa nulla ed anzi ne enumera i pregi, allora Maria si mette in posa davanti alla lastra argentata e dice “guarda!”. Giovanni non proferisce se non “un sei bellissima”, come fa quando non sa cos’altro dirle. Maria dice che deve assolutamente riportarlo dove l’ha acquistato e farsi restituire i soldi, altrimenti lo avrebbe mandato in mille frantumi.
Non ci fu proprio modo di farle cambiare idea. Prende lo specchio, lo avvolge in un panno e si ripresenta al negozio dell’antiquario, ma a via Sarpi civico 27 si imbatte nell’insegna di una lavanderia. Entra, chiede dell’antiquario per sapere se ha trasferito la sua attività, ma una figura di donna sbucando tra un ammasso di panni che vorticano nella lavatrice, dice di non saperne nulla. Quando esce, un lembo del tessuto con cui ha avvolto lo specchio, si scosta e per un attimo si riflette. Lo specchio gli sfugge dalle mani frantumandosi. Sul cartiglio svolazzante stampigliato sul retro si legge: allusione, allegoria secentesca alla Vanitas, caducità dell’esistenza umana, effimero fiore.