Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 “L’ospite è come il pesce” di Giorgio Marconi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

(e se è una balena…)

Mi desto…

Le pupille sono stimolate dal tenue chiarore dell’aurora.

In quello stato di sospensione, fra sonno e veglia, percepisco, nettamente, il lento sovrapporsi della coscienza al subcosciente fino a coincidervi e a condurmi alla consapevolezza di essere sveglio.

Sento l’aria confluire con più vigore ai polmoni e da questi essere pompata verso bocca e naso, poi, al di fuori di me. Sento i battiti farsi via via più accelerati, le funzioni vitali riprendere il loro giusto ritmo primaverile, dopo il torpido letargo dell’inverno notturno. Ho paura…

Come ogni mattino. Oramai da troppi giorni.

Lo so. È lì, davanti a me. Forse ancora dorme, però c’è. La sento sfiatare. Sento il suo respiro affannoso. Non ho il coraggio di socchiudere gli occhi. Mi infastidisce la vista di quella creatura sovrabbondante. Un cupo ronzio mi pervade la mente, i timpani e i sensi tutti. Come lo sciabordio incessante delle onde sullo scafo.

Ho la testa confusa, un vorticoso turbinare di frammenti di idee, pensieri monchi, concetti mutilati.

Dannazione. Non avrei dovuto permettergli di stare qui, dargli la mia ospitalità. Qualche giorno, forse un mese, al più una stagione. E, invece, mi sembrano secoli che abita i miei pensieri, che ogni mattina mi aggredisce con il suo aspetto slavato, volgare, dimesso. Lo sento tossicchiare stizzosamente. Catarro insano arrochisce i suoi rantoli. Sento, fino a me, fin dentro di me, il disgustoso tanfo liquoroso del suo alito.

Sollevo le palpebre impastate, faticosamente: quanto pesano! Le dischiudo, quel tanto che basta per vedere la sua goffa sagoma. La mastodontica, ovale prominenza del suo stomaco, pallido e sformato da zuccheri e alcool!

Eccolo li! Il lenzuolo grigio, lercio gli penzola su un lato fino al pavimento, lasciandogli scoperto un fianco e gli slip azzurrini a pois rosa, tesi sul ventre oltre il possibile. Glieli aveva comperati la moglie, quando ancora ne aveva una in grado di sopportarlo.

Saranno passati più di dieci anni. Una donna amorevole, paziente e innamorata. Quante ne aveva passate accanto a lui, tante da non poterne più. Quante volte l’aveva picchiata, umiliandola, quando la trovava sveglia, all’alba, ad attendere il suo barcollante ritorno.

Da quando lo avevo ospitato, non si era mai azzardato a sollevare un solo dito su di me. Ci mancherebbe! Anche se, a volte, mi sono trovato strane ecchimosi sui dorsi delle mani.

Che ore saranno? Le undici?

Dalla luce accecante che mi ferisce le pupille, forse anche qualcosina più tardi. È ora di alzarsi. Però non voglio vederlo. Non voglio guardare, ancora una volta, dentro quegli occhi vuoti. Occhi da pesce lesso. Incrociare di nuovo la sua espressione assente, dolente.

Se ne sta lì, seduto sul letto, galleggiando ondeggiante sulla superficie del materasso, a scrutarmi. Mi osserva come se avesse visto un fantasma, ma senza averne paura. Oramai la paura è un qualcosa di superfluo che non può, né vuole permettersi. Mi guarda come fossi io a essere fuori fuoco, a essere sempre fuori posto in questa vita: un Capitano oramai senza il suo vascello.

No! Stavolta non mi alzo. Aspetto.

La testa mi duole, batte, al ronzio si accompagna un sottofondo di batteria, piatti, grancassa e quant’altro di più rumoroso; una vera tempesta: mare forza 10! Non me la sento di reggere la vista delle sue occhiaie profonde, di quei capelli brizzolati, incolti, di quella barba di quattro, cinque… Dio solo sa quanti giorni.

Dovrò decidermi, prima o poi. Sarà una decisione drastica, ma oramai sta diventando sempre più inevitabile.

Non voglio più svegliarmi con l’angoscia di dover vedere davanti a me uno spettacolo così deprimente.

Sarà egoismo, non so; so soltanto che non ce la faccio più! Vorrei essere lontano da tutto questo, lontano da lui, lontano da…

Oramai ho deciso: novello Achab sconfiggerò finalmente l’enorme essere che ossessiona la mia mente!

Domattina

quello stramaledetto specchio

non sarà più di fronte a questo letto: potete starne certi!

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2 commenti »

  1. Ciao Giorgio. Il racconto è simpatico e si chiude con un bel colpo di scena.
    Mi permetto di fare alcuni commenti che spero siano costruttivi:
    -la balena è un mammifero. Forse potresti giocarci con il titolo, tipo “La balena, se ospitata, è come il pesce”…
    -capisco l’intento tutto narrativo di non far capire al lettore il colpo di scena finale, ma quando dici “da quando l’avevo ospitato” sembra si parli davvero di una terza persona, che potrebbe portare a confondere il lettore. Dire invece “mi trovavo in quella condizione da…” avendo già fatto capire che c’era un ‘ospite’, forse sarebbe più consono.
    Spero i commenti ti siano graditi

  2. Solo verso la fine ho intuito. Complimenti Giorgio. Lettura scorrevole e… sorprendente!

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