Premio Racconti nella Rete 2024 “Il gigante senza cuore” di Valeria Elena Vallino (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024C’era una volta, in un paese di cui si è persa la memoria, un popolo pacifico e felice. Gli abitanti di questa terra incantata potevano volare. C’era solo una condizione da rispettare: si doveva amare. Ma c’era così tanto amore ovunque, che tutti volavano, tranne Morgana.
Morgana era una giovane donna e viveva da sola. Aveva conosciuto l’Amore, ma poi aveva sofferto tanto quando lo perse, che non fu mai più in grado di donare davvero il suo cuore a qualcuno. Ormai viveva senza neppure pensare al suo cuore perché, ogni volta che lo aveva fatto, aveva sentito una fitta e non voleva più soffrire. Era gentile e premurosa, ma il suo cuore era gelido, come pietrificato. Spesso spariva per qualche giorno e camminava a lungo, senza una meta precisa, per conoscere un po’ il mondo. Le sue ali erano come i petali appassiti di un fiore e lei spesso si dimenticava addirittura di averle ancora.
Un giorno fece un incontro inaspettato. Le era capitato di vedere scoiattoli, caprioli e ogni genere di insetto e uccello, ma non aveva mai incontrato altre persone. E quello che vide in una radura, sbirciandovi nascosta dietro un cespuglio, era un essere davvero strano: era alto come un albero e portava un cappello, dal quale spuntava una lunga coda sottile di capelli neri. Morgana, come lo vide, dovette reprimere un urlo. Ma a poi osservò quel gigante, che, in fondo, non faceva poi così paura. Quello si stava preparando un giaciglio nell’erba e infine si sdraiò con lo sguardo rivolto al cielo azzurro. Pareva assorto in pensieri profondi, quasi sognasse a occhi aperti e Morgana, lentamente, percorse con lo sguardo i suoi lineamenti e si convinse che quel gigante, a dispetto delle dimensioni, doveva avere un animo gentile. Tremando attraversò la radura in punta di piedi e si avvicinò tanto, che il gigante la notò e, per un lungo istante, i due si guardarono negli occhi senza muoversi.
Morgana prese coraggio e gli disse “Mi chiamo Morgana. Tu chi sei?”. Il gigante si mise a sedere e lei indietreggiò perché, già in quella posizione, lui era alto come una casa! All’inizio non rispose. Sembrava stupito che qualcuno gli rivolgesse la parola, ma infine rispose “Io sono Anteo”. Morgana si aspettava una voce simile al rombo del tuono, invece Anteo aveva una voce gentile e si era presentato con un tono mite e un mezzo sorriso. Trovava buffa quella piccola donna che gli si parava davanti senza mostrare paura. Lei avrebbe voluto rivolgergli un mare di domande, tanto era eccitata per questo inaspettato incontro, ma lui la colse di sorpresa quando le mise davanti il palmo aperto di una mano, come invitandola a salire. Morgana pensò che fosse una pazzia, ma sentì di potersi fidare e salì. Lui sollevò lentamente il braccio per non farle perdere l’equilibrio e, quando i loro volti furono più o meno alla stessa altezza, rivolse a Morgana un altro sorriso, che lei, involontariamente, ricambiò. Era diverso da chiunque altro avesse mai conosciuto e non sembrava voler essere felice a tutti i costi come tutti gli altri. Scorgeva nel suo sguardo una specie di serena malinconia, una calma rassicurante, venata di una tristezza quasi impercettibile. Cominciarono a parlare e lei si rilassò, accoccolata su quella grande mano, e lui, con garbo, le rivolgeva qualche domanda e ascoltava assorto le sue risposte. Poi Morgana, a sua volta, gli chiedeva qualcosa e ascoltava rapita ciò che lui le rispondeva.
Dopo un po’ il sole cominciò a calare dietro gli alberi e Morgana rabbrividì. Anteo allora strinse delicatamente la mano intorno al suo corpo per scaldarla e lei arrossì, poiché da anni non si era mai più lasciata toccare da nessuno. Anteo non colse il suo imbarazzo, ma lei immediatamente disse che doveva tornare a casa, poiché era via da tre giorni e temeva che qualcuno si preoccupasse e cominciasse a cercarla. In realtà non poteva mettersi in cammino perché era quasi buio e non avrebbe riconosciuto la strada, ma Anteo le fece una proposta “Se vuoi ti porto a casa io. Saremo lì in un lampo”. Morgana era incerta se mostrargli dove viveva, ma pensò che, col buio, tutti sarebbero stati a letto e nessuno li avrebbe visti arrivare. Gli spiegò rapidamente in che direzione andare e in pochi lunghi passi erano già arrivati a destinazione. Anteo abbassò la mano fino a terra e l’aprì per fare scendere Morgana. Prima di lasciarla andare, però, si strappò un lungo capello dalla coda e glielo diede “Ogni volta che mi vuoi rivedere avvolgi questo capello intono al tuo polso come un braccialetto e, non appena farà buio, io verrò da te”. Morgana prese quel dono magico, sussurrò “Grazie” ed entrò in casa. Mentre Anteo silenziosamente si allontanava nella notte ormai nera, Morgana si stupì nell’accorgersi che le batteva il cuore! Era spaventata, ma lentamente si calmò e il cuore tornò silenzioso come sempre.
I giorni passavano lenti e monotoni e Morgana non faceva che pensare ad Anteo e moriva dalla voglia di rivederlo, ma aveva paura delle sue stesse emozioni. Tuttavia, dopo qualche tempo, una sera decise che doveva rivederlo e così prese quel lungo capello che teneva in una scatolina chiusa a chiave e lo fece girare otto volte intorno al polso e attese che calasse la notte. Quando tutto tacque e anche l’ultimo lumino fu spento, uscì di casa e sedette sul prato di fronte. Dopo un attimo comparve Anteo e, come la volta precedente, porse a Morgana il palmo della mano perché vi salisse. Era solo la prima di molte notti passate insieme a guardare le stelle e ad ascoltare i rumori del bosco. Anteo raccontava a Morgana di luoghi lontani di cui lei aveva solo sognato e Morgana gli parlava della vita al villaggio e Anteo sembrava davvero interessato a tutti quei racconti.
Una notte, mentre erano sdraiati nella radura del loro primo incontro a guardare le stelle cadenti, Morgana gli fece una domanda che fino a quel momento non aveva osato fare. “Perché vivi solo? Non ti mancano degli amici e una famiglia?”. Anteo non rispose subito e quasi sembrava non avesse neppure sentito la domanda, ma poi, senza smettere di guardare il cielo, cominciò a parlare. “Non sono sempre stato così né ho sempre vissuto in questo modo. Tanto tempo fa ero una persona normale e vivevo in una città con la mia famiglia e tanti amici. Poi mi innamorai di una ragazza. Un giorno le dichiarai il mio amore e lei mi rivelò che ricambiava i miei sentimenti. Ero il ragazzo più felice della Terra!”. A quelle parole il povero cuoricino di Morgana sobbalzò per un attimo, ma si calmò subito dopo. “Per un po’ le cose andarono bene, ma ben presto Anna si rivelò una ragazza difficile da accontentare e io mi arrovellavo su come renderla felice, su cosa potevo modificare in me per far piacere a lei, su come anticipare i suoi desideri e farle comprendere che mi bastava uno sguardo per capirla. Per un altro po’ funzionò e lei sembrava felice, ma presto ricominciarono i problemi e più mi sforzavo di rendere felice lei, più io cambiavo. Avevo perso ogni fiducia in me stesso”. Morgana si rese conto che Anteo soffriva ancora e quasi si pentì di avergli fatto quelle domande. Lui proseguì “Dopo anni passati insieme Anna ed io ci conoscevamo talmente bene che mi resi conto che non saremmo mai potuti essere davvero felici insieme e così decisi di mettere a tacere i miei sentimenti e le dissi che la nostra storia era finita. Anna se ne andò senza dire una parola e io sentii un dolore stranissimo al petto, come se il mio cuore ne stesse andando per seguirla. Poco dopo là, dove prima sentivo i battiti, c’era solo silenzio: avevo appena perso il mio cuore”. Morgana lo ascoltava triste e si rese conto che lei il cuore l’aveva ancora, ma ormai taceva da tanto tempo, che si era abituata a farne a meno.
“Soffrivo, ma cercavo di vivere e tornare a fare le cose di prima. Per quanto mi sforzassi non c’era più nulla che mi facesse stare bene. Il mio cuore era perduto. Una sera, in preda allo sconforto, mi inoltrai da solo nel bosco, non lontano dalla mia città, e cominciai a vagare mentre calavano le tenebre. Era come se quel bosco avesse un potere su di me e non potevo smettere di camminare, finché vidi una luce in mezzo agli alberi. Mi avvicinai lentamente e mi accorsi che, nascosta in mezzo alla vegetazione, c’era una piccola casa, che non avevo mai notato prima. Mi avvicinai alla finestra e pensai di morire di paura, quando vidi due occhi che mi fissavano dietro il vetro. La porta della casa si aprì e comparve sulla soglia una strana creatura, mezza donna e mezza gatto, che mi invitò ad entrare. Avevo paura, ma mi resi conto, poco alla volta, che non c’era niente di terribile all’interno di quella casa, che anzi era calda e persino accogliente”. Morgana non credeva alle sue orecchie e guardava Anteo sgranando gli occhi. “Quella creatura incredibilmente conosceva ogni particolare della mia storia e mi fece una proposta. Disse che poteva darmi una nuova vita a patto che per un po’ io rimanessi al suo servizio e che, alla fine, mi avrebbe aiutato a recuperare il mio cuore. Accettai senza fare domande. Mi tramutò in gigante e mi diede alcuni poteri. Ero libero di vagare nel bosco, ma quando aveva bisogno di me usava un mio capello magico per chiamarmi a sé. Per un po’ avrei dovuto dimenticare la famiglia, gli amici e tutto il resto e un giorno disse che, di lì a poco, avrei dovuto proteggerla durante una missione contro un’oscura forza che minacciava gli ignari abitanti della mia città, di cui era la misteriosa guardiana. Su di lei avevo solo sentito leggende da bambino e ora la dovevo proteggere! Affrontammo una battaglia della quale non conoscevo né armi né regole. Quando mi resi conto che la battaglia era vinta mi avvicinai a lei, ma mi accorsi che era in fin di vita. Morendo mi disse che, per spezzare il mio incantesimo, dovevo trovare un cuore. Mi disperai perché avevo sperato nel suo aiuto, ma lei non disse altro e morì. Da allora sono rimasto così, gigantesco e solo”.
Morgana aveva ascoltato quella storia incredibile e pensava a quanto entrambi avessero sofferto ed era tanto assorta in questi pensieri, che non si accorse che il suo cuore batteva all’impazzata e le sue ali avevano ripreso a funzionare e lei era sospesa a mezz’aria e osservava il volto di Anteo piena di un sentimento cui non sapeva dare un nome, ma che assomigliava incredibilmente all’amore! Si rese conto che stava volando e si diresse verso di lui, che intanto si era alzato. Voleva abbracciarlo, anche se non sapeva bene come, e voleva dirgli che non sarebbe più stato solo, che lei non lo avrebbe mai abbandonato. Ma Anteo mise una mano avanti, come a fermarla, e voltando il capo da una parte le disse solo “No”, con gli occhi chiusi. Non poteva accettare l’amore di Morgana perché non aveva un cuore per contenerlo e non voleva farla soffrire. Lì per lì Morgana non capì e sentì che le sue ali perdevano forza e il suo cuore ricominciava a mancare dei battiti. Cadde a terra e pianse, ma ad ogni nuova lacrima di Morgana lui sentiva come uno spillo nel petto e lentamente un calore strano lo pervase, la luce dell’alba sopra gli alberi gli colpì la fronte e poi si rese conto che gli alberi diventavano sempre più alti intorno a lui e il cielo pareva sempre più lontano… Ancora incredulo corse verso Morgana, la fece alzare e l’abbracciò. Lei pianse ancora e ora erano lacrime di gioia e il suo cuore batteva forte, contro il petto di Anteo. Quando si fu calmata lui la staccò da sé, la guardò in un modo nuovo, le prese una mano e se la mise sul petto. Allora Morgana sentì il battito di un cuore, lì dove prima c’era solo silenzio e baciò di slancio le labbra di Anteo. L’amore che provava per lui e le lacrime versate avevano spezzato l’incantesimo. Un pezzettino del cuore di Morgana ora riempiva lo spazio che per tanto tempo era rimasto vuoto nel petto di Anteo. I due si abbracciarono a lungo, mai sazi del battito ritrovato dei loro cuori e, traboccanti d’amore, vissero per sempre felici.