Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 “La ballerina” di Diego Riva

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

La giornata di aggiornamento, organizzata a Milano dalla direzione per mettere a punto i nuovi protocolli gestionali, era stata massacrante: relazioni a tamburo battente, tempi ristretti per domande e risposte, pranzo e cena serviti nella stessa sala, senza un minuto di intervallo per un relax.

Ma iI dopo-cena, a titolo di ricompensa, era stato annunciato come spumeggiante. Li avevano riuniti in un salone ampio, riccamente arredato, tende di velluto e luci diffuse, con un palcoscenico perfettamente attrezzato per l’occasione. Si era esibita una piccola band, che si era cimentata in un celebre brano di inizio ’900, di cui Arturo ricordava perfettamente la musica, ma non il titolo. Poi si erano abbassate le luci, la musica era diventata suadente e sul palco avevano fatto il loro ingresso 6 ballerine in costumi scintillanti, succinti quanto bastava per risvegliare l’immaginazione dei maschietti, che con un balzo sulle sedie si erano subito ridestati dalla loro posizione semi-sdraiata, sistemati accuratamente gli occhiali, per mettere a fuoco le ragazze.

Si muovevano sulle note di un valzer ottocentesco: passi molto studiati, ammiccanti, accompagnati da urletti e applausi degli spettatori, che erano diventati entusiasti appena le ballerine, con mossa ancor più sfacciata, si erano avvicinate ai presenti invitandoli a ballare con loro. Arturo non si scandalizzava per quella mossa, ma trovava piuttosto di cattivo gusto quell’exploit al termine di una giornata di lavoro. Una delle ragazze, che durante il balletto si era posizionata davanti a lui, sembrava mostrare un certo imbarazzo: le sue mosse erano meno sensuali, un faccino semplice, un trucco leggero, occhi scuri, pensierosi, o almeno così suggerivano ad Arturo. Istintivamente, senza una intenzione pre-ordinata, le aveva sorriso e aveva piegato la testa di lato un paio di volte, a palesare un dispiacere, un accenno di disapprovazione per quella esibizione.  Subito dopo, resosi conto della mossa offensiva, aveva abbassato lo sguardo, fingendo di dover rispondere al cellulare.

Al termine del balletto, mentre i colleghi esaltati chiedevano a gran voce il bis, Arturo si era eclissato nel giardinetto interno a fumare, determinato a non assistere ad uno spiacevole replay. Era seccato, adirato, forse anche eccessivamente, quando una delle ragazze, completamente rivestita, gli si avvicinò e si sedette accanto a lui : “ Buona sera ! ” “  Buona sera a lei” . “ Non le è piaciuta la nostra esibizione ?” “ No, anzi, è stata molto bella… Perché me lo chiede ? Sono uscito perché mi sento piuttosto stanco e ho un notevole mal di testa” “ Pensa che con una sigaretta le possa passare ?” “ In effetti non ha torto ! “. Conversazione conclusa, o almeno così si augurava Arturo, ma la ragazza aveva ripreso:       “ Mi ha guardato male perché faccio questo lavoro?”  la domanda era chiaramente un trabocchetto “ No di certo, si figuri, perché dovrei..” Cercò qualcosa di più convincente “ Ballare è una bellissima attività !”. Inventò “ Ho anch’io una figlia che fa danza moderna “ “ Anche seducendo i presenti ? “ “ E’ ancora piccola, ha solo tredici anni”. La ragazza lo fissò in viso: “ Vedo che anche lei, caro signore, mi giudica male, anche se sa bene che qui in Italia mi offrite solo lavoretti mal pagati e per poche settimane. Invece adesso ho almeno un contrattino per 6 mesi, con prospettive di rinnovo ” Arturo aveva terminato la sigaretta e la osservava in silenzio. “Ha qualche titolo di studio? “ abbozzò “ Sì, un diploma di scuola media superiore, preso in Albania” Non resistette a farsi coinvolgere: “ Se vuole lasciarmi un recapito , vedo se nella nostra banca ci può essere qualcosa di adatto a lei ” La ragazza scrisse qualcosa su un bigliettino, ma poi inaspettatamente si irrigidì: “ Scusi, ma non mi fido” “ Beh, posso capire…come preferisce… allora addio “  Si era già alzato:     “ Tenga comunque. E’ il numero di una mia amica, chieda di Luciana” “ Ok, provo a cercare, senza garantire nulla , ovviamente”.  

Sull’autobus del ritorno si era seduto di fianco a Marisa, l’avvocato dell’ufficio legale.  “ E cosa mi dici del balletto ? Ho visto che sei scappato dopo la prima esibizione: il solito uomo tutto d’un pezzo, eh !” Arturo non ricordava se Marisa fosse una femminista battagliera che si era offesa per l’esibizione delle ballerine, o avesse semplicemente notato la sua uscita. Rimase sul generico: “ Potrei dire che avevo un po’ di mal di testa, ma hai ragione a pensare che quel balletto osceno mi sembrava piuttosto fuori luogo” “ E’ stata una porcheria, ecco cosa è stata! Possibile che voi maschietti per divertirvi abbiate bisogno per forza di vedere un po’ di tette e di culi ballonzolanti? Non pensate che potrebbe esserci vostra figlia lì dentro? O comunque che è uno sfruttamento di ragazze in condizioni difficili? Hai visto che erano tutte straniere? E non certo figlie di dirigenti o di capitani di industria ! “ “ Sì. Hai ragione ! Domani chiamo Formiglio, che ha organizzato la serata, e gli do una tirata d’orecchie” “ Oh, quello ! Si metterà certamente a piangere per il rimorso”. Si salutarono all’arrivo in sede, a Lecco, dove avevano lasciato l’auto al mattino   “ Buona notte, Marisa !” “ Ciao, Arturo, a domani “. L’indomani Arturo chiamò Angela. la sua efficientissima segretaria: “ Abbiamo qualche ricerca di personale in corso ?” “ Personale di che tipo , dottore?” “ Un impiego semplice, per giovani, agli inizi… “ “ Vedo e le faccio sapere” “ Ok, grazie !”. Angela gli inviò dopo pochi minuti una mail con l’indicazione di un posto di segretaria vacante. Chiese ad Angela di metterlo in contatto con il numero che la ragazza gli aveva lasciato: nessuna risposta oppure la solita voce “ Il numero selezionato è inesistente oppure occupato”  “Angela, per favore, riprovi ancora più tardi, grazie. E’ Importante!” Ma era davvero importante ? Si stava cacciando in un guaio con la sua pretesa di aiutare la ragazza? Forse era meglio se Angela non avesse trovato nessuno, forse il numero era falso, lui comunque aveva fatto il possibile… Per una settimana non successe nulla e Arturo si dimenticò di tutta la faccenda, finchè ricevette un messaggio whatsapp” “ Ciao, sono l’amica di Luciana, Blenda, per precisone ! Ho visto che mi hai cercato un po’ di volte”.

Ne seguiva un fiume inarrestabile di insulti, di accuse di essere un apostolo del cazzo, che voleva fare finta di redimere povere fanciulle vittime di soprusi e angherie per poi averle a propria disposizione. “ Puoi tenerti il tuo posto di merda e i tuoi soldini. Comodo eh… comprarmi con un impiego per un po’ di sesso a buon mercato? E’ un film già visto, caro mio, … ho già due amiche che sono cadute nelle vostre porcherie!  Mi fai proprio schifo, mi fate tutti schifo voi italiani con le vostre elemosine! “  Arturo non riusciva a comprendere: “ Beh, forse ci avevo visto giusto … “ abbozzò. Tutta la vicenda sarebbe terminata in nulla se alcune sere più tardi, all’arrivo nel garage delle auto aziendali, non avesse notato nella penombra una ragazza che sembrava aspettarlo appoggiata ad una colonna: “ Buona sera dottore, si ricorda ?” Era Blenda: non l’aveva riconosciuta immediatamente. Perché mai si era rifatta viva, cosa voleva ancora ? Arturo era in dubbio se cacciarla via o ascoltarla almeno un attimo. Le propose di riaccompagnarla alla stazione, la fece salire in auto e imboccò l’uscita dei garage. Gli spiegò l’accaduto: un’amica che lavorava come ballerina nello stesso locale era stata invitata ad una cena, che si era trasformata in un festino privato a casa di un cliente: era finita a violenze sessuali di gruppo e a botte. Blenda ne aveva preso le difese contro il gestore e aveva subito la stessa sorte, con l’aggiunta di una seduta di minacce pesanti e un paio di schiaffi. “ Vuole denunciarlo ? “ “ No sarebbe un casino ! Meglio lasciar perdere. Però alla fine ho buttato via tutto, sono davvero una povera scema, una puttana: mi faccio davvero schifo !” Cominciò a singhiozzare: “ Adesso non ho più un lavoro, non so come farò a vivere: sono venuta qui perché forse lei mi può ancora dare una mano” Erano arrivati rapidamente alla stazione e Arturo continuava a non comprendere quel mutamento di rotta.

Sbirciava il suo viso rigato di lacrime e risentiva la pena di quella sera nella sala da ballo: “ Ok, vedo cosa posso fare. Mi lasci un telefono, quello giusto però. “ Si frugò in tasca, ricuperò un foglietto per scrivere il nuovo numero e scese dall’auto. Arturo la guardava allontanarsi verso la stazione, gremita dai pendolari che scendevano dal treno appena arrivato da Milano. Girò l’auto e ripercorse svogliatamente il centro, per rientrare a casa, a Mandello. Sul lungolago, a cavalcioni di una motocicletta, c’erano due ragazzi che si accarezzavano e si baciavano teneramente. Sembravano sospesi in un’aria di felicità, in un sogno infinito. Sarebbe mai stato possibile per Blenda avere una vita come quella?  C’era un destino buono anche per lei? Il giorno seguente Arturo provò a risentire Angela, per altro senza troppa convinzione: riuscirono a trovarle un mezzo lavoro, una sostituzione di maternità come impiegata. La chiamarono, e Blenda, dopo un breve colloquio, era stata assunta. La prima mattina si era presentata raggiante in ufficio, aveva abbracciato Angela, e li aveva ringraziati mille volte per il loro interessamento andato a buon fine. Non era passata nemmeno una settimana che lo chiamò Marisa alteratissima: “ Ciao , Arturo, mi hanno detto che cambi posto di lavoro. O forse non sei proprio tu che vuoi andartene, ma ho sentito dire che c’è qualcuno che sta pensando di farti le scarpe… e anche le ciabatte di pelo per l’inverno…“  “ Cosa mai avrei combinato ? Spiegati ! “ “ Hai fatto assumere la tua bella ballerina, sciocco apostolo cattolico brianzolo! Peccato che quel posto fosse già stato promesso a una raccomandata dal cognato dell’A.D, che dava la faccenda per scontata e pretendeva di venire da noi senza neanche farsi vedere una mezza volta dal responsabile del personale.

Quella non si è vista, Blenda ha fatto una figura molto positiva al colloquio, e così …ma adesso non possono perdonarti di averla fatta venire qui a fregare il posto a quell’altra. Posso darti un consiglio? Non chiamarla, non chiedere, non farti vedere con lei. Io faccio finta di non averla mai vista prima … e speriamo che tutto finisca in niente”  “ Ok, grazie, Marisa, cerco di volare basso-basso “ “ Anche sotto il pavimento, se riesci!” Ma non terminò così e i timori di Marisa si dimostrarono purtroppo fondati, tanto che negli uffici iniziò una penosissima corsa al beffeggio e alla calunnia ai suoi danni. Il solito Formiglio lo bersagliava in ogni occasione:  “Bravo Arturo: un gioco perfetto per avere una bella ragazza riconoscente e disponibile a tutte le ore ! Allora: quando la invitiamo fuori insieme a qualche sua amica? “ “ Sappi che non ho proprio raccomandato nessuno e non c’entro niente con questa storia! “  “ Certo caro ! Non abbiamo mai avuto dubbi” Seguivano risatine e ammiccamenti. Arturo attendeva da alcuni mesi che venisse formalizzato il suo avanzamento a dirigente di 1° livello, che gli era stato assolutamente garantito dall’A.D. in persona. Il lunedì successivo ricevette una lettera molto formale : “ Gentile Dott. Arturo Sardella, ci duole comunicarLe che la Direzione non ha potuto dare seguito all’iter per il suo avanzamento professionale, in quanto è venuta a conoscenza di alcune irregolarità di comportamento a suo carico. Possiamo nel contempo comunicarLe che, a fronte di tali contestazioni, non vi sarà comunque da parte nostra alcuna azione di rivalsa pecuniaria nei suoi confronti, essendo tali irregolarità prive di rilevanza economica. La confermiamo pertanto nel suo incarico attuale, certi di poter contare sulla sua rinnovata collaborazione”.

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