Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 “Il mondo di Avli. La soffitta di Clara” di Giovanna Congiu (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Al centro di quella città c’era la casa di Clara. Una grande casa. L’edera ricopriva in parte i muri ingialliti e abbracciato a essa un piccolo cespuglio rampicante di bianchi boccioli di rosa. La vecchia signora riceveva spesso la gradita visita di due giovani amiche: Liliana e Giovanna. Ora erano là con Clara che per loro era come una nonna. Le giovani spesso le esponevano le loro gioie e i loro piccoli problemi, e lei con delicatezza e saggezza dava spesso loro la soluzione. Clara viveva sola e la compagnia delle ragazzine era fonte di grande gioia. Quel giorno quando arrivarono, chiese loro se potevano salire in soffitta, poiché per lei non era più possibile; infatti le gambe non la sostenevano più. La donna anziana chiese alle ragazze se potevano prendere la scatola con le vecchie statuine del presepe.

Aveva nostalgia perché erano troppi anni che non allestiva il presepe e se l’avessero aiutata, lo avrebbero fatto insieme. Ci fu un breve silenzio, poi Clara disse: nella mia soffitta ci sono i ricordi di tante avventure vissute con i miei magici amici, i miei giocattoli che parlavano e ridevano con me. Troverete Flora, la mia adorata bambola, e poi Pinocchio, i topini Lillo, Teo e Arturo. E anche il bel soldatino innamorato di Flora. La mia soffitta è magica e mentre ricordava sorrise e i suoi occhi si accesero di una luce bellissima. Liliana e Giovanna si guardarono stupite e un po’ emozionate. Incuriosite si avviarono verso la soffitta. E davanti a quella porta quasi intimorite l’aprirono. Una volta dentro, questa si richiuse con un gran tonfo che facendo un rimbombo per tutta la stanza. Tremarono, ma poi si avviarono verso il centro di quella soffitta. In fondo un gran lucernaio dalla quale filtravano i raggi del sole che illuminavano il centro della stanza. Si guardarono attorno scovando tante scatole colorate che erano allineate. Chissà quale era quella che conteneva il presepe.

Videro il burattino appoggiato alla parete che pareva le guardasse come fossero delle intruse. Le ragazze con fare scherzoso fecero un piccolo inchino e si presentarono: “Buon giorno signor Pinocchio” a quel signor egli rise di gusto, mai nessuno l’aveva chiamato così: “Ciao. Noi siamo amiche di Clara e siamo venute quà su sua richiesta.” “Ah” disse lui e aggiunsero: “Io sono Liliana!” “E io Giovanna!” “Piacere!” disse Pinocchio. I loro occhi si posarono sul suo naso che era davvero lungo, talmente lungo da bucare il lucernario, così una parte di esso rimaneva fuori. Si guardarono nascondendosi alla vista del burattino, e risero divertite. Clara aveva detto loro che quando era piccola leggeva spesso il famoso libro di collodi. Ma non solo lei anche gli altri bambini erano attratti dalle avventure del burattino. Allora un falegname, grande amico di suo nonno, per fargli un regalo costruì quel burattino per il suo compleanno.

I pensieri delle due amiche vennero interrotti da degli squittii; due topolini incuranti della loro presenza discutevano tra loro. Liliana chiese: “Come vi chiamate?” Il più piccolo rispose: “Io sono Lillo.” e l’altro: “E io sono Teo!” Liliana si chinò e preso il più piccolo, lo portò vicino ai suoi occhi e lo guardò incuriosita. Giovanna non ebbe il coraggio di prenderli ma si limitò a parlare con loro. Il più piccolo, Lillo, arrampicandosi su Pinocchio raggiunse il suo naso e ci appoggiò i suoi calzini bagnati appendendoli affinchè si asciugassero. Intanto sulla punta del naso, che sporgeva all’esterno, gli uccelli che volavano in quella zona si riposarono su di esso, e incuriositi guardarono dentro incontrando l’espressione scocciata del burattino.

Le due amiche si guardarono attorno cercando Flora, la bambola di Clara. Mentre cercarono in ogni angolo sentirono una voce: “Heilà!” si voltarono, su una piccola poltrona di raso blu stava seduta una bellissima bambola. Ecco, l’avevano trovata: “Ciao Flora!” disse Giovanna. Lei un po’ indispettita disse: “Come fai a sapere il mio nome?” “Noi siamo amiche di Clara e lei ci ha parlato tanto di te.” Rispose Liliana. “Ah Ah” disse lei. “E come sta Clara?” “Bene” disse Liliana. “E’ solo stanca e anziana e non riesce più a salire in soffitta, lei ti vuole bene e ha un bellissimo ricordo di te.” “Su dai raccontaci qualcosa di te” chiese Giovanna. La bambola rispose: “Beh, sono Flora e sono sempre stata trattata come una principessa. Le bambine erano sempre contente di prendermi in braccio e giocare con me. Clara fu l’ultima bambina a giocare con me.” Continuò a parlare: “Vedete questo bellissimo vestito di raso e di pizzo rosa? Lo ha fatto cucire lei per me.” mentre parlava si atteggiava come una principessa e volteggiando mostrò l’ampia gonna che si gonfiava e, compiaciuta, sbatteva le sue grandi ciglia con civetteria, e i suoi grandi occhi marroni mandavano dei riflessi di un bel verde smeraldo. Il suo volto aveva un incarnato roseo, incorniciato da una folta chioma bionda. Poi all’improvviso divenne seria. Giovanna le chiese per quale motivo avesse quell’espressione triste. “Avevo un fidanzato, Arturo. Ma è andato via per combattere e non ho saputo più niente di lui.” Le ragazze erano dispiaciute per lei. I topini, che avevano sentito il discorso, tirarono le vesti di Liliana e la portarono in un angolo semi nascosto della soffitta costringendola a chinarsi sul vecchio pavimento dove c’era un solco profondo. Ella intravide un piccolo tacco incastrato, tese la mano e tirò con tutta la forza che possedeva trovandosi quindi in mano un piccolo soldatino che era rimasto incastrato. Una volta liberato esso raccontò la sua disavventura.

Si era arruolato per difendere il suo paese dal nemico, ma durante la battaglia lui e un suo commilitone furono fatti prigionieri ed erano stati rinchiusi in un vecchio casolare per tre giorni, attendendo raggomitolati sul freddo pavimento. Il quarto giorno sentirono dei grugniti, al che comparvero dei grossi cinghiali affamati che spinsero e colpirono violentemente una che dopo diversi tentativi riuscirono a buttare giù. Inferociti entrarono, erano talmente accecati dalla fame che non riuscirono a vedere i due soldati i quali si erano nascosti dietro una montagna di legname e alla fine si allontanarono grugnando. E loro, visto che non c’era nessuno fuggirono. “Io” disse arturo “Ho scavalcato il cancello della casa di Clara e mi sono arrampicato fino al naso di Pinocchio, sono riuscito a rientrare da quel foro sul lucernario. Poi sono caduto dentro quel buco nel pavimento rimanendo incastrato. La mia magia si annullò poiché ero avvolto dal buio e non potevo più gridare e chiedere aiuto, sprofondai in un lungo sonno fino ad oggi. Voglio ringraziare voi che mi avete liberato.” Flora sentendo la storia scoppiò in un pianto liberatorio e corse verso il soldatino abbracciandolo, lo baciò bagnandolo di lacrime. Erano di nuovo insieme. Era felice, Giovanna e Liliana si commossero e salutando tutti si allontanarono. Clara le aspettava, avevano intanto trovato la scatola blu con le statuine del presepe.

Pinocchio, Flora, Arturo e i due topini Lillo e Teo salutarono invitando le due amiche a tornare a trovarli. Esse si voltarono ancora, Flora e Arturo erano abbracciati. Che tenerezza facevano! Mandarono loro un gran bacio e contente andarono via.

Loading

1 commento »

  1. Storia graziosa. I topini mi hanno fatto pensare a quelli di Cenerentola! Però se dei vecchi giocattoli prendessero vita e mi parlassero penso che urlerei dallo spavento. Le due ragazze invece non fanno una piega. Forse mi sarei soffermata un attimo sulle loro sensazioni.

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.