Premio Racconti nella Rete 2024 “Mario e il drago” di Angela Cocciolla
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024C’ era una volta un drago…
E noi ce lo immaginiamo mostruoso e terrificante.Invece no, questo drago aveva un volto gentile,un corpo slanciato e aggraziato, gli occhi di un bambino innocente.Le sue azioni erano comunque terribili.Sputava fuoco e lapilli e adorava trasformare in pietre infuocate le parole e i gesti di tutti quelli che gli si avvicinavano.Finora, forse per la sua giovane età, non aveva mai divorato nessuno, ma la sua fama terrificante cominciò a diffondersi. Il giovane drago, violento e cattivo con tutti quelli che erano nei suoi paraggi,abitava in una grotta buia della montagna . Sicché le case ai piedi della montagna furono presto abbandonate e il sentiero, che si inerpicava su per la montagna tra alberi e piante rigogliose, restò deserto,percorso solo dai più audaci.
Un giorno di primavera,col cielo tutto azzurro e un mescolio di profumi caldi e gentili nel tenero vento,un giovincello allegro e robusto, figlio di contadini,giocava col suo cane e lo rincorreva, senza accorgersi che si inoltrasse sempre più su e più su per quel sentiero che non aveva più percorso da tanti anni. Mario lo aveva quasi dimenticato: Su in cima, il cielo,non più prigioniero tra stradine e case,era un regalo impareggiabile,pura e impalpabile bellezza da respirare a pieni polmoni;così, lassù, lui non era più un adolescente,ma diventava un essere speciale abbracciato sll’ Universo.Gli piaceva arrivare lassù da solo; si sedeva sull’ erba e restava lì in silenzio, per un tempo senza orologi,finché un sussulto del suo cuore gli ricordava di dover tornare a casa,prima che i genitori si allarmassero per la sua prolungata assenza.Era abituato, fin da piccolo,ad andare in giro senza i grandi , perché, si sa,le famiglie dei contadini hanno con la terra e con le stagioni un rapporto speciale,più confidenziale,più diretto,un rapporto di appartenenza; perciò anche a un ragazzino è concesso di andare ad esplorare la terra a cui appartiene.
Salterellando insieme a Spider,chiacchierando con lui come ad un amico spassionato,Mario era arrivato quasi in cima.Scorgeva in lontananza le ultime case abitate, piccole e abbracciate l’ una con l’ altra, quasi a proteggersi…Proteggersi da che cosa?Improvviso il pensiero del drago lo sorprese e un sussulto del cuore, come quando era un ragazzino, lo avvertì che forse era meglio tornare a casa.
<<Da bravo, Spider,torniamo a casa.>>.
Ma Spider, giovane e con tanta voglia di scorrazzare, trottava e salterellava, si inoltrava sempre più su e si voltata di tanto in tanto verso Mario,abbaiandogli che no,non aveva nessuna intenzione di tornare indietro proprio sul più .bello.
Ecco, accadde qualcosa di inimmaginabile.Il fiato di Spider, che aveva preso sd abbaiare più forte,in pochi secondi fu trasformato in una palla infuocata,che rotolava contro Mario.Il giovane, con una mossa abile e pronta, riuscì a scansarla e la seguì con lo sguardo mentre andava a incendiare un cespuglio di fiori gialli.Allora lo vide, proprio all’ ingresso di una grotta un poco più su nella roccia: Era un ragazzo; alto, slanciato,col corpo ricoperto di piccole squame sottili e trasparenti; con una piccola coda sottile e nervosa come una frusta; con uno sguardo terribile, che pareva posseduto da una smania furiosa e distruttiva.
Tremava, Mario,mentre gridava a Spider che dovevano scappare via.Nello stesso tempo,si sentiva paralizzato, incapace di darsela a gambe.Si lasciò cadere sull’ erba verde, sotto il cielo tutto azzurro, accasciandosi accanto a Spider,divenuto silenzioso e nervoso. D’ un tratto, capì che il drago non avrebbe inveito contro di loro,se non gli avessero invaso lo spazio circostante.
Mario e Spider restarono lì in silenzio e in attesa…finché il drago sembrò non interessarsi più a loro ;indietreggiò di qualche passo e scomparve nel buio della grotta.Tirando un respiro di sollievo,Mario si drizzò in piedi, diede un cenno a Spider e insieme a lui si avviò per il sentiero, questa volta dirigendosi verso casa.Dopo qualche passo, però, udì chiaramente,proveniente dalla grotta, un singhiozzare sommesso: Il drago stava piangendo.Gli alberi, le piante, l’ erba, I fiori tremavano, scossi da quel pianto. Anche Mario tremava,come quando da bambino aveva paura dei temporali che sconquassavano la terra.Ora il cielo, se pure tutto azzurro,pareva in preda a un temporale senza fulmini, come un profondo sussulto.Mario e Spider,ancora una volta,restarono fermi, rapiti da quel pianto, resi ostaggio dalla sua forza dirompente.Infine il pianto cessò. Tutto tornò nella pace; anche il vento tornò ad essere solo una carezza.
Dal punto dove di trovava ora Mario, quasi di fianco al sentiero,si apriva, come una ferita, un viottolo stretto tra i cespugli, che, come ricordava, pure portava su alla cima.Pensò di poterla raggiungere senza dover passare davanti slla grotta del drago.E così fece.Un passo dopo l’ altro,affiancato da Spider,si fece strada nel fitto fogliame, finché sbucò sul suo amato prato.
Da lassù poteva scorgere tanti alberi verdi stretti l’ uno all’ altro, due pugni di minuscole case,un varco di mare scintillante tra due montagne che si tenevano per mano.Gli pareva di essere arrivato sulla cima del mondo, dove tutte le cose inutili non ci sono più. Avvertiva il battito del proprio cuore e il suo respiro fatto di cielo.
Pure l’ anima sllegra e vivace di Spider sembrava acquietarsi beatamente, respirando il cielo.
Non saprei dire come accadde .Quel giorno Mario rubò un pezzetto di cielo e lo portò con sé.
Discese il sentiero senza paura.Si fermò davanti alla grotta e vi adagiò quel
pezzetto di cielo.Voleva regalare un balsamo per quel dolore rabbioso e furioso, che aveva fatto tremare pure il suo cuore.In quella primavera scintillante, Mario regalò pezzetti di cielo ogni giorno, finché un giorno il drago sorrise .
Vorrei raccontarvi che il drago non fu più un drago e che tutti vissero felici e contenti.Ma non è così .Ci vuole tempo per curare il dolore.Il drago ha perso le squame e ha perso la coda, ma è ancora un drago; ha un amico che gli insegna a respirare il cielo; ha un cane che gli trotterella intorno, insegnandogli la gioia…
Mi immagino case non più disabitate ai piedi della montagna e poi ragazzi che sorridono andando per strada..Tra quanto tempo non so.
Ci vuole tempo per imparare a respirare il cielo anche nel freddo dell’ inverno.