Premio Racconti nella Rete 2024 “Mattina” di Franco Ortenzi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024L’incontro fu casuale, mattina sul presto, giornata di fine stagione, forse un accenno di fresco, in una strada del centro restia ad animarsi; appena un po’ più tardi le nostre traiettorie si sarebbero confuse a mille altre nel moto ondivago della pluralità: passanti dal profilo indistinto, invadenti vetture, sullo sfondo di immobili vetrine sovrapposte le une alle altre il caos sonoro avrebbe scandito l’ordinarietà del tempo e dello spazio.
A quell’ora insolita, per un sabato cittadino, il silenzio consegnò a entrambi il reciproco rumore dei passi come fosse il ticchettio di uno speciale rilevatore polare della rotta di collisione; venendo da direzioni opposte, e di quanto sarebbe stata premonitrice la circostanza il seguito della vicenda ha profuso innumerevoli testimonianze, giocoforza, in pochi istanti, ci saremmo trovati uno di fronte all’altra. Avremmo potuto evitarci, scartando di lato come recita una vecchia canzone d’autore, con fare a scelta distaccato, formale, cortese accompagnato da un sorriso di circostanze o scuse stringate, fuggenti e definitive, invece…
Del resto non ne avevo alcuna intenzione, ero determinato nell’intento di giungere a quell’incontro al vertice, che stavo preparando ormai da diversi secondi, nel corso dei quali mi ero lungamente soffermato a riflettere sull’antinomia kierkegaardiana dell’enten eller e sulle variabili circostanze alternative che avrebbero potuto consegnare la mia, o la tua, presenza in un altrove di momenti e di luoghi imprevedibile, ricavandone una percezione vagamente ottimistica sul corso futuro degli eventi; riflessione dominata da un impeto razionalista, insolitamente sentimentale, che non ebbe il tempo di soffermarsi sul profilo meccanicistico dei comportamenti che regola e determina, a nostra insaputa, ogni accadimento della vita. Oltre a ciò la percezione visiva incoraggiava a essere audaci e determinati, è raro infatti imbattersi in un dono della sorte così diretto e immediato senza alcun merito particolare, imperdonabile lasciarselo scappare.
Di primo acchito mi sembrasti molto bella, valutazione riduttiva determinata unicamente dalla velocità di scorrimento dei fotogrammi della tua persona, una venustà nordica, d’altri luoghi, forse, vuoi per i raccolti capelli biondi vuoi per la complessione slanciata, nervosa, per un trasalimento di ipercinesi nei movimenti tipico di coloro che sono abituati al tutto e subito sia nel ricevere che nel dare; a tiro di sguardo apportai delle correzioni, gli occhi si rivelarono meravigliosamente dorati, lo sguardo in agguato dietro a un rado canneto di bistro, lineamenti colti, tratto spedito e a un tempo ricercato, paramenti elegantemente sobri e soprattutto, nella sua celata irriverenza, il vagamente accennato sorriso, dischiuso come un guanto di sfida.
Un acuto umorista degli anni cinquanta una volta si diede la briga di suggerire ai suoi coetanei che l’apostrofe – signorina, permetta che l’accompagni – come incipit di una conversazione con una bella sconosciuta, non solo era superata dai tempi ma prestava inoltre il fianco a una risoluzione dualistica della risposta che, se negativa, come nella più parte dei casi, non lasciava chances e suggeriva, pertanto, una proposizione più aperta, del genere – dove va, cosa fa di bello – e simili. Salvo il principio non me ne convince nessuna, preferisco piuttosto un più diretto – come sta? – che varrebbe a lasciare intuire una trascorsa, ancorché superficiale o remota, frequentazione, improntata a un tono di spensierata rimembranza. Produce l’effetto di imporre, se non altro per buona educazione, una breve riflessione temporale nel corso della quale proseguire con – ricorda, da … – e qui un nome femminile, rassicurante, scelto in conformità a quelli in voga per la generazione riferibile all’età della signora.
Con un po’ di fortuna si aprono scenari promettenti e per mal che vada si può sempre riparare nella dichiarata incertezza dei ricordi e proporre, con garbo, di colmare una siffatta lacuna imperdonabile della sorte, dal momento che ora, la medesima, può porvi rimedio. Forte della certezza dei mezzi e della percorribilità dei proponimenti mi feci avanti e non dissi nulla di quanto preventivamente programmato, l’emozione mi suggerì qualcos’altro che non ricordiamo più, ma doveva essere stato gentile, forse romantico, pochi minuti dopo, infatti, stavamo prendendo il caffè insieme, tu, a dire la verità, un bicchiere d’acqua, per non sbilanciarti troppo.