Premio Racconti nella Rete 2024 “Camera (ardente) con svista” di Anna Rita Bevacqua
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024Riposo distesa su una superficie che mi inietta brividi fin dentro le ossa. I miei piedi sono di ghiaccio, mi si staccheranno.
«Fratelli e sorelle», mormora una voce con deferenza, disturbando la mia quiete. «Siamo qui riuniti per pregare in memoria di Milena e Giandomenico.»
Dome è morto?
«Milù, sei lì?»
«Sì, Dome. Ma allora sono morta anch’io?»
«Succede quando si è indecisi nel girare. Te l’ho sempre detto: o vai, o ti fermi. Niente mezze misure in macchina, soprattutto in autostrada. E non sbuffare che ho ragione.»
Sbuffo. E brontolo sui pateravegloria del prete.
Stuzzicata dalla curiosità di sapere chi è venuto a darmi l’estremo saluto, mi siedo. Ovvero, vorrei sedermi, perché il corpo non risponde più ai comandi. Afferro i bordi della bara per tirarmi su, ma gli addominali non collaborano. Provo con un colpo di reni, invano. Mi distendo su un fianco, poi sull’altro, ma finisco a pancia in giù. Allora alzo il mio deretano – potevano scegliere una cassa un po’ più larga? – finché non mi trovo in ginocchio e posso puntare le mani sul fondo della bara e spingere il busto in alto. Almeno da spirito, mi aspettavo di muovermi con più agilità.
«Nel ricordare la nostra sorella», Don Carlo legge il foglietto, «Marilena…»
E figurati se il prete non comincia a storpiare il mio nome come fece al matrimonio. Il mio cipiglio scompare subito di fronte alla sala gremita.
«Dome, guarda, ci sono tutti.»
«Tutti chi?»
«I miei, i tuoi, colleghi e…»
«Luna e Leonardo?»
Eccolo, il padre modello. Non si batte uno che pensa ai figli appena si sveglia morto.
Appoggio i gomiti alla bara e sprofondo la faccia nelle mani. Sto davvero per assistere alla mia veglia.
«Nel ricordare nostro fratello Giandomenico…» Per il Dome, niente foglietto, se lo ricorda pure corretto il suo nome.
Dome si è già spazientito. «Milù! Luna e Leo?»
«Puoi anche alzarti e vedere con i tuoi occhi.»
Ma siccome dalla bara di fianco non emerge nemmeno una parvenza di ectoplasma, mi rassegno a propinargli la telecronaca.
«Leo ha il braccio sulle spalle di Luna e lei ha la mano intrecciata a quella del suo ragazzo. Abiti stropicciati, come al solito. Neanche da morta mi danno la soddisfazione di vederli belli in piega.»
«Ma come stanno?»
Giusto, padre dell’anno. Del secolo. Dell’eternità.
«Eh, tristi son tristi. Occhi rossi, naso che sarebbe meglio che si soffiassero anziché tirare su… No! Quello sborone di mio fratello è venuto in uniforme.»
«Quale dei quattro?»
Espiro emettendo un suono rauco. «L’ultimo, lo sborone.»
Possibile che perfino da morti parliamo lingue differenti?
Mi concentro sull’ambiente: pareti di un bianco spento, pochi fiori che si afflosciano sui bordi dei vasi e un drappeggio viola che scende come una ghigliottina dietro le nostre bare. Le persone accalcate indossano giacche e borse colorate.
Controllo il mio corpo. Mi ero tanto raccomandata con i ragazzi di mettermi il tailleur bordeaux. Invece, eccomi in nero. Platea in nero, io con un tocco di colore. Così avrebbe dovuto essere.
Dome non mi dà tregua. «Luna respira bene?»
«Perché non dovrebbe?»
«Perché usciva da una brutta bronchite?»
Ah, già. Lo strascico del Christmas World. Tutti gli anni la stessa storia.
«E Leo sta bello dritto?»
«Perché non dovrebbe stare bello dritto?»
«Perché si era fatto male a calcetto?»
Ah, già. Calcetto. Svuota il borsone, lava, stendi. Rifallo per il nuoto. Per il basket.
Ci sono più amici miei che di Dome. Sono tentata di vantarmi. Uh, pure la mia dirigente è venuta, ma il suo ingegnere manca. Eh, niente. Questa gliela devo far pesare. Mi affaccio alla sua bara.
Vuota.
«Dome? Se mi rifai lo scherzo della tromba da stadio alle spalle, ti uccido di nuovo.»
«Una volta è stata sufficiente, mon amour.»
«Ma dove sei?»
«Alza gli occhi.»
E io li alzo. «Cosa ci fai appiccicato alle nuvole oltre il soffitto?»
«Questa è la porta del Paradiso.»
«Ma dai. E la luce? La musica celestiale? Il comitato di benvenuto?»
«Sì, sì. Io li ho avuti.»
«E io?»
«Milù. Mi hai mandato al Creatore per direttissima. Neanche il corpo hanno trovato da mettere nella bara. Il botto mi ha arrostito più di quanto tu abbia sempre incenerito i tuoi brasati.»
«Uh, mi spiace. Niente “terra e vermetti e ritorniamo nel ciclo della vita”.»
«Eh, no, cara la me cara dona, quelli sono per te.»
Mi tremola il labbro inferiore. Mi pizzicano anche gli occhi. Quasi quasi un piccolo pianto me lo faccio.
Mi volto verso la sala gremita.
Come posso godermi l’ultimo spettacolo senza i popcorn?
Bellissimo dall’inizio alla fine. Più di tutto mi sono piaciuti i dialoghi, a mio avviso, davvero efficaci. Complimenti, Anna Rita!
Affronti la paura più grande mordendola con ironia. Il racconto è fin spassoso, ma tra le pieghe dell’umorismo riaffiora l’amore materno, la dedizione che si perpetua nei gesti quotidiani, il dolore di dover lasciare una vita che si è assaporata fino in fondo, anche nei battibecchi con il marito.
A mio parere un racconto brillante, nel ritmo dei dialoghi e nelle riflessioni pungenti, capace di farci sentire quel labbro tremolante e quindi, di emozionare.
Bello Anna Rita, sei riuscita a rendere una situazione triste come può essere un funerale, lieve, con tratti in alcune situazioni persino esilaranti. Non manca la tenerezza verso la tua famiglia che è lì per l’ultimo saluto. Ben equilibrato il tutto. Mi è molto piaciuto. Brava!
Rossella e Chiara, grazie per i vostri commenti.
Finché non si viene letti e criticati, è difficile capire se si è svolto un lavoro più o meno efficace. Essere apprezzati, poi, è una soddisfazione.
Grazie ancora.
È incredibile che nella pagina del sito ci siano ben due racconti dedicati allo stesso tema, forse non a caso scritti da due donne. Il tuo piacevolmente arguto
Esilarante, brillante, ottimo come spunto per una commedia teatrale. Rendere “leggero” il tema della morte, evidenzia una capacità narrativa non comune.
Divertente, scorrevole senza banalizzare o risultare irrispettoso verso un momento delicato e particolare come il nostro “ultimo passaggio”. I personaggi veritieri , rispecchiano l’attuale quotidianità che riescono a far vivere il contesto con la profondità dei sentimenti unendola alla leggerezza dell’approccio verso di essi. Complimenti Anna!!
Ringrazio di cuore tutte per avermi comunicato il gradimento del racconto. Attraverso i vostri occhi mi sembra persino meglio di quando l’ho composto.
Svelo ai prossimi lettori una curiosità.
Questo brano è stato scritto per accontentare mio figlio che, su un compito assegnatomi sulla camera ardente, era curioso di leggere cosa avrei inventato sul mio risveglio. Ebbene, le risate che si è fatto quando ha visto che di inventato c’era ben poco, perché il tran-tran familiare ha guidato la mia penna.
Penso che non ci sia niente di più gratificante di sapere d’aver strappato un sorriso o un’emozione.
Grazie ancora a tutti coloro che hanno letto il mio racconto.
Il tuo racconto mi ha divertito moltissimo. Hai talento e si legge fin dalle prime righe. Complimenti davvero! Geniale!
Non so cosa dire… tutte hanno detto tutto. E tutte donne… fa pensare.
Complimenti Anna Rita.
Finalmente eccomi alla funzione, ero andato per crisantemi ma non è stagione.
Brava, l’importante e pensare positivo!
Finalmente ti ho trovato Anna Rita! Hai lasciato un sacco di commenti costruttivi e speravo di farlo con te, ma non c’è niente da dire.
Bello spunto, esilarante, dialoghi giusti e non scontati seppur appartenenti ad una ‘quotidianità ‘.
Ho dovuto rileggere il finale un paio di volte, perché credevo che il personaggio si stesse rattristando davvero, cozzando con i pop corn finali.
Poi ho capito che è la personalità e lo spirito di questa donna che non le permettono di scoraggiarsi neppure di fronte alla morte e tutto funziona a meraviglia…complimenti!
Ringrazio ancora di cuore tutti coloro che hanno letto il mio racconto e ancora di più chi mi ha dedicato il suo tempo per lasciarmi un graditissimo commento.
Ringrazio inoltre chi ha saputo apprezzare il mio buon proposito di lasciare commenti costruttivi.