Premio Racconti per Corti 2024 “Vita da cani” di Maddalena Frangioni
Categoria: Premio Racconti per Corti 2024Lupetta, la cagnolina dal pelo grigio, legata al guinzaglio stava seduta nella gabbia del canile in attesa di andare con la donna appena avesse firmato il documento di affido. “Lupetta hai visto che fortuna? Tra poco ci lascerai, ti aspetta un futuro meraviglioso”, diceva la direttrice guardando la cagnolina per rassicurala, come si fa con un’amica a cui si vuol bene. Lupetta, il muso basso, la coda tra le zampe, non dava segno di vita. Avrebbe dovuto essere contenta rispetto agli amici che da tempo aspettavano il proprio turno. “Ma che bel musetto simpatico, mio figlio sarà contento” ripeteva la nuova padrona nell’andare avanti e indietro davanti alla gabbia per vedere, osservare, scoprire tutti i dettagli del cane che avrebbe presto varcato la porta di casa. Lupetta si grattava ora la pancia, ora il fianco come se qualche pulce si fosse insinuata sottopelle.
Macché nessuna pulce, nessun insetto strano, era tutto a posto. La direttrice non capiva quel suo grattarsi, ma non ci faceva caso. “Lupetta fai la brava!” Una bocca in meno in un canile è cosa importante, non voleva farsi sfuggire l’affido. Lupetta stava mettendo in atto il suo piano di resistenza. Era la seconda volta che resisteva agli attacchi degli uomini. Ricordava il giorno quando correva nei prati e le era passato vicino un accalappiacani con una grande rete. L’uomo aveva fatto un fischio. Lei aveva intuito qualcosa, ma era molto giovane e aveva fiducia nel mondo. Si era avvicinata per mangiare il biscotto offertole e in un attimo si era trovata chiusa in una rete come un animale selvaggio. “Presa!” aveva detto l’accalappiacani, “ora un bel canile ti aspetta!” A nulla erano valsi guaiti e abbai. Lupetta dai prati era passata alla gabbia del canile, dalla libertà alla prigionia. La vita da reclusa l’aveva portata a inventarsi una vita diversa. Spesso si assopiva e immaginava le corse nel prato. Ricordava i morsi della fame, ma era felice. Grazie al buon carattere aveva fatto amicizia con Romeo il cane più vecchio che non ricordava più cosa ci fosse oltre il muro del canile. Le piaceva molto questo cane dal grosso faccione buono e dagli occhi dolci, l’aveva scelto tra i tanti pelosi perché assomigliava a suo padre, sebbene non l’avesse mai conosciuto. Romeo era stato al gioco e nel vedere Lupetta triste non faceva che dirle: “Vedrai Lupetta pian piano ti abituerai come ho fatto io, Sono qui da tanto tempo e non ricordo più nulla del mondo, a volte credo che non ci sia niente là fuori. Fai come me, dimentica e accontentati, qui una ciotola di cibo non manca mai.” Lupetta rispondeva scodinzolando, ma non approvava quell’ atteggiamento rinunciatario.
Nell’ora d’aria stavano sdraiati vicini e sembravano dimenticare tutto. “Un giorno tornerò libera”, diceva a Romeo che non sapeva cosa dire. Su una cosa concordavano, non si sarebbero mai lasciati, la loro era un’amicizia speciale. “Romeo la tua amicizia è più preziosa di una ciotola di cibo, forse anche della libertà.” Era a lui che pensava mentre attendeva di seguire la donna, alta, asciutta, senza un sorriso, che l’aveva indicata come cane da compagnia per il figlio perché piccola, adatta all’uso. Saliva la rabbia nel sentirsi trattata come un oggetto, ma si sentiva impotente. Quando il guinzaglio passò dalla direttrice alla nuova padrona mostrò i denti con la speranza di essere lasciata nel canile. Niente! “Andiamo Lupetta, il bambino ti aspetta, vedrai quanti giochi e che pappa!” Nel superare il cancello del canile cominciò a abbaiare a più non posso per farsi sentire da Romeo che mandò un guaito come risposta. Camminava e intanto non faceva che chiedersi perché nessuno avesse chiesto il suo parere. Era un cane, è vero, ma aveva il diritto di scegliere la propria vita.
Anche io li amo molto. E spesso penso: “Se potessero parlare…” Hai fatto bene a darle voce. Ben scritto. Complimenti.