Premio Racconti nella Rete 2024 “La Ruga” di Sabrina De Federicis
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024Se questa fosse una storia di investigazioni, di pedinamenti o di agenti segreti, gli occhiali scuri e il cappello a larghe falde che Mariella indossa da settimane sarebbero comprensibili. Altrettanto se raccontasse di una fotosensibilità alla luce o di una sua antrofobia. Invece, niente di tutto questo. Gli occhiali e il cappello a larghe falde raccontano della difficile relazione, fin dal primo momento, tra me e la proprietaria degli accessori. Non è sempre stata così Mariella, anzi. Classe ‘94, alta, slanciata, capelli nero pece, occhi verdi smeraldo, lavora come direttore marketing di una azienda farmaceutica di cui non voglio fare il nome per evitare ogni pubblicità. Segni particolari: una esasperata visione estetica di tutto e soprattutto di se stessa con cui ha un ottimo rapporto. Insomma si piace. E questo mi ha portato, da sempre, ad invidiare le varie parti del suo corpo (gambe, seno, addome, glutei, spalle) che l’hanno, di fatto, accompagnata fin dal momento della nascita; ma che dico, ancor prima, quando nuotava nel liquido amniotico; anzi ancora prima, quando era solo un embrione e tutte esistevano già sentendosi un gruppo esclusivo, elitario, il gruppo delle fedelissime. Sottomesse al suo volere pur di essere amate e accettate: palestra, piscina, danza, dieta, pilates, yoga per aiutare la respirazione e aprire i chackra, lezioni di canto per impostare la voce. Io, invece, al momento della nascita non esistevo e ho continuato a non esserci per almeno i primi trent’anni senza che questo creasse mancanze a qualcuno.
Il dramma è quando mi sono palesata e ho fatto capolino, contenta che fosse, finalmente, arrivato il mio turno. Ecco, proprio lì, nel momento in cui mi sarei aspettata un festeggiamento, una celebrazione, è scoppiata la tragedia. –Una ruga! L’urlo disumano che ne è seguito ha scioccato anche me che ero appena venuta al mondo. Una ruga- ha continuato a ripetere Mariella- ma come può essere,? Ho 30 anni, sono giovane, atletica, faccio pilates– (che vi dicevo?), non ho un capello bianco ma ho una ruga?– Da allora non si da pace; mi sono quasi sentita mortificata per essermi palesata. Eppure il tempo è giusto, preciso. Senza considerare, poi, che non sono una ruga qualunque. Ho un certo rango nella comunità. Sono la ruga d’espressione, quella che all’inizio compare mentre si fa una particolare movimento del volto, un corrucciamento della fronte, un broncio, una risata e poi, con grande destrezza, diventa statica, si intensifica e resta visibile anche quando il volto è a riposo. Sono la bellezza dell’esperienza, del vivere, della maturità. –Ma Mariella – ha continuato a disperarsi, tirandosi la pelle del viso in ogni direzione pur di farmi sparire. Immaginate la mia frustrazione, il senso di rifiuto che mi è piombato addosso e che non mi aspettavo. Per il quale stiamo andando dalla psicologa, ogni Martedì e Giovedì. Siamo alla quinta seduta e non mi sento più accettata di prima. Anzi. Visto che sono localizzata intorno agli occhi (posizione di prestigio,) continua a parlare di me con disprezzo, usando quel nome volgare che, i più ignoranti, mi appioppano. –zampe di gallina – Questa espressione mi indegna alquanto. Intanto perché mi eguaglia alle parti meno nobili di una gallina che già di per sé non è un animale di cui essere fieri, poi per tutte le azioni che ha messo in cantiere per cancellarmi dal suo viso che senza di me, peraltro, sarebbe quasi marmoreo. Sono sommersa da creme, quelle per il giorno, per la notte, per le ore solari, per le ore lunari, per i momenti di tensione o per quelli di calma piatta.
Ogni volta che entriamo in bagno mi preparo psicologicamente a restarci due ore mezza. Se la prima ora è dedicata a quegli intrugli che mi ungono tutta e non mi lasciano respirare, la seconda ora è una vera e propria tortura. Ginnastica facciale: una serie ininterrotta di movimenti anche buffi che lei ripete con veemenza. E ogni sera la stessa “canzone”. Si guarda allo specchio, dopo tutti i contorcimenti e chiede:-Ci sei ancora?– con una cattiveria che mi fa chiudere in me stessa raggrinzendomi tutta. Ed è dal giorno che mi ha scoperto, che esce solo indossando occhiali scuri e cappello a larghe falde. In piscina Lunedì, si è presentata direttamente con la maschera da sub, in quanto gli occhialini non mi coprono abbastanza. Conosco poco della sua vita, essendo con lei da non molto, ma questo poco è già abbastanza. Sembra che io sia uno spartiacque, pertanto le vicende sono temporalmente posizionate prima e dopo la Ruga.
Per esempio, l’altra sera abbiamo cenato con un uomo con cui chatta da settimane. Non si erano mai incontrati. Tutto il giorno è stata nervosa, quasi fobica. – Ore passate a provare quale fosse il profilo migliore che sembrasse uguale a quello della foto che gli aveva inviato, ante per capirci, o come far sì che i lunghi capelli fossero costantemente sul volto in modo naturale. Alla fine, non trovando una soluzione per lei soddisfacente, siamo andate alla cena con un abito dallo spacco e scollatura vertiginosa e una maschera veneziana sul volto. La cosa singolare è che l’uomo si è eccitato tantissimo alla vista di questa donna dal volto coperto e il corpo, invece, scoperto appositamente. E sebbene il chattatore guardasse palesemente e vogliosamente il corpo invitante, quando ha cercato di toglierle la copertura per un bacio, si è beccato uno schiaffo che ha lasciato una impronta violacea sulla sua pelle. Fine della storia. Ovviamente sono stata accusata di esserne la causa. Non solo, di essere una abusiva, una indesiderata. A tal punto che non mi nomina più. Quando deve parlare di me e ormai capita ogni 6 minuti circa, dice- Quella là, oppure la sfrontata, o ancora la senza ritegno.- Insomma sono l’Innominata. La reietta. Mai avrei potuto immaginare un odio così viscerale e sopra tutto che la mia sola comparsa potesse far crollare in Mariella, tutta la sua sicurezza. Anche le altre parti del suo corpo, le fedelissime, le amate, sono sconcertate dai suoi comportamenti. – Brutta storia- hanno commentato- rendendomi ancora più infelice. E quantunque si sforzino per assecondarla, per farla sentire meglio, lei riesce solo ad avere in mente me.
Si sveglia con una nuova strategia da adottare per eliminarmi ogni giorno, incluse le scontate e odiate “punturine” di botox. Una tortura indicibile. Eppure non è sufficiente. Rendendosi conto che gli enormi occhiali da sole sono ridicoli e ingiustificabili nelle ore buie anche perché le impediscono una visione chiara e l’altra sera abbiamo rischiato di prendere un palo in piena notte, ha optato per piccoli, colorati occhiali da vista con una montatura spessa che potesse nascondermi in modo preciso. Occhiali da vista senza lenti ma questo è un dettaglio che la lascia indifferente.
Stamattina ci siamo svegliate, come al solito insieme, e Mariella era di buon umore. Insolito dopo mesi di disperazione. Ho scoperto che il motivo di tanta allegria era la soluzione che aveva trovato per eliminare la disgrazia della sua vita, che sarei io. Chirurgia estetica, lifting al viso e il tutto tra soli due giorni. – Brutta storia- hanno commentato le varie parti del suo corpo. Io terrorizzata. Sono ancora giovane e già condannata alla fine. Non ho ancora avuto il tempo di vivere appieno, di approfondirmi, di costruire quella minuscola ragnatela intorno agli occhi, forma di pura arte che mi vogliono cancellare. Panico, sgomento e poi il buio dell’anestesia.
La luce che filtra spinge Mariella a riaprire gli occhi. Mi sento stordita, come se qualcuno avesse usato una potente levigatrice. –Tutto bene- dice il chirurgo- operazione riuscita. Sarai un pochino gonfia nella prima settimana ma passerà presto. Il tuo viso è perfetto, assolutamente naturale. – Mariella si guarda nello specchio che le stanno porgendo. Scruta attentamente. Lo so mi sta cercando, vuole essere sicura. Non mi trova. Sorride, anzi ride allegramente mentre continua a rimirarsi. Ed è proprio lì, in quel momento di ilarità, quando la bocca si allarga in un sorriso enorme che mi vede comparire, ai lati delle labbra. Prima lievemente, poi sempre più decisa. Ci sono ancora. Mi sono solo spostata. –Brutta storia – hanno commentato le fedelissime.
Molto interessante, mi è piaciuto molto il modo in cui è raccontato e il punto di vista scelto. Complimenti
Grazie. Mi fa molto piacere.
Le cose viste dall’altra parte rivelano scorci nuovi a volte interessanti a volte anche discutibili. questo racconto mette in primo piano certe ansie estetiche delle donne e con fare simpatico denuncia certi atteggiamenti anche esasperati nel non accettarsi per come si è. Piacevole
Molto bello e ironico questo racconto, Brava Sabrina!