Premio Racconti nella Rete 2024 “Epifanie” di Stefano Rousset
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Quando Marco aprì gli occhi, in quel freddo giovedì di novembre, si rese subito conto che lo aspettava un’altra stressante giornata di impegni e responsabilità. Amava il suo lavoro, ma da alcuni mesi un profondo senso di vuoto sembrava essersi impossessato di ogni fibra del suo corpo. Forse aveva solo bisogno di una vacanza.
Ma cosa farei a casa tutto il giorno? Probabilmente mi attaccherei al pc per lavorare.
Questo pensiero lo fece rabbrividire. Sapeva di aver sacrificato la propria vita personale sull’altare della carriera. I suoi genitori erano orgogliosi di lui, ma nel vederlo così consumato e solo soffrivano enormemente. Scavando a fondo dentro di sé, Marco riconosceva chiaramente la causa del suo malessere. Tre anni prima aveva commesso il più imperdonabile degli errori. Aveva rinunciato ad Alice, una ragazza straordinaria, soltanto per paura di impegnarsi in una relazione che temeva potesse ostacolare la sua preziosa carriera. Una carriera che ora lo stava lentamente prosciugando di ogni afflato vitale.
Dio, quanto vorrei averla qui al mio fianco!
Pensò alla giornata che lo attendeva e si alzò dal letto. Come sempre, avrebbe affogato i suoi rimpianti in un oceano di riunioni, decisioni, appuntamenti, telefonate, mail e chissà cos’altro. Andò in bagno a svuotare la vescica e poi in cucina, dove lo aspettava un succulento croissant alla nocciola. Lo divorò avidamente, non prima di aver messo sul fuoco la caffettiera. Dopo aver ingurgitato tutto il caffè in pochi bramosi sorsi, immaginò che per quella giornata avrebbe avuto bisogno di un aiutino extra. Un’innocente striscia di polverina bianca per tirarlo su di morale. Dopo la sniffata, la scarica di energia che gli inondò il cervello lo portò a concepire un’idea tanto banale quanto inaspettata. Era ora di fare i conti con il passato, quindi quella sera stessa avrebbe fatto uso per la prima volta del Dispositivo di Connessione Multiversale.
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Quando Marco aprì gli occhi, in quel freddo giovedì di novembre, si rese subito conto che avrebbe dovuto affrontare un’altra giornata di dolore e sofferenza. Da alcuni mesi uno stato di angosciosa apatia aveva iniziato ad avvolgerlo come un cappio sempre più stretto intorno al collo, e quella mattina anche il semplice atto di respirare gli risultava quasi impossibile. Stanchezza fisica e mentale, associati al cambio di stagione, erano i fattori che lui riteneva responsabili di tale condizione. Ma si trattava di una pericolosa bugia, e avendo scavato a fondo dentro di sé, Marco sapeva bene quale fosse la verità. Un doloroso rimpianto per quell’occasione lavorativa che si era incomprensibilmente lasciato sfuggire tre anni prima, a cui si aggiungeva un profondo senso di colpa per il fatto di aver deluso tutti coloro che avevano creduto in lui. Eccola, la verità. Pensò ad Alice. Unico barlume di luce in un oceano di oscurità.
Non merito il suo amore, le sto rovinando la vita.
Questo pensiero lo fece sprofondare ancora di più nel tormento. Ora voleva soltanto rimanere a dormire, lasciando che l’oblio del sonno silenziasse i suoi demoni interiori e lo proteggesse da quelli esteriori. Doveva urinare, ma il senso di ripienezza vescicale non poteva competere con l’irresistibile magnetismo del suo letto, che pareva avesse acquisito la forza gravitazionale di un buco nero. Un invitante croissant alla nocciola e la caffettiera già pronta persero improvvisamente tutto il loro potere attrattivo, e il nodo allo stomaco che in quel momento gli attorcigliava le viscere li rendeva invitanti quanto un cetriolo crudo intinto nell’acqua del water dopo un’abbondante evacuazione di materiale liquido e maleodorante.
No, decise, non credo proprio che mi alzerò. I demoni possono aspettare.
Ma prima di sprofondare di nuovo nell’incoscienza, prese una decisione. Aveva bisogno di mettere a tacere quel venefico rimpianto, dunque quella sera stessa avrebbe fatto uso per la prima volta del Dispositivo di Connessione Multiversale.
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Terminata la giornata lavorativa, rivelatasi ancora più stressante del previsto, Marco salì in auto, chiuse gli occhi e provò a liberare la mente con una lunga serie di profondi respiri. Non servì a nulla. Era agitato e nervoso, e Dio solo sapeva quanto avesse dannatamente bisogno di una donna pronta a stringerlo tra le braccia sussurrandogli che tutto sarebbe andato bene. Una donna con un nome ben preciso, non una di quelle arrampicatrici sociali con cui soleva intrattenersi quando la solitudine diventava insopportabile. Questo pensiero gli ricordò l’impegno preso con sé stesso quella mattina. Per darsi coraggio si concesse l’ennesima sniffata della giornata, dopodiché si avviò verso il Centro di Connessione Multiversale più vicino. Era finalmente pronto a sapere cosa sarebbe successo se tre anni prima avesse permesso ad Alice di entrare nella sua vita.
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Quando Marco si risvegliò, fuori era già buio. Dopo che il suo cervello intorpidito e il suo corpo indolenzito tornarono a essere sufficientemente operativi, riuscì ad alzarsi riflettendo su come stesse ingiustificabilmente sprecando la sua vita. Un’angoscia nera come la notte più buia lo travolse, togliendogli il fiato. Decise di stordirsi con una congrua dose di benzodiazepine per poi tornare a letto, rimandando al giorno successivo la lotta contro il mostro che albergava in lui. Tanto sarebbe stato comunque tutto inutile. Battaglia dopo battaglia, alla fine il mostro avrebbe vinto la guerra. Era già in bagno alla ricerca del magico flaconcino, quando un suono attirò la sua attenzione. Un messaggio vocale lo avvisava dell’imminente rientro a casa di Alice, unica creatura al mondo capace di nutrire nei suoi confronti un amore tanto profondo quanto, per lui, incomprensibile. Al semplice suono di quella voce tanto cara, Marco scoppiò in lacrime. Tra un singhiozzo e l’altro gli tornò però in mente il proposito che si era fatto quella mattina. Indossò dunque due stracci presi a caso dall’armadio e uscì per raggiungere il Centro di Connessione Multiversale più vicino. Era finalmente pronto a sapere cosa sarebbe successo se tre anni prima avesse colto quell’imperdibile e sicuramente rivoluzionaria opportunità di carriera.
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L’esperienza fu per Marco totalmente devastante. Gli bastarono pochi minuti per ottenere la risposta che cercava. Il suo alter-ego nell’altro Universo era felicemente fidanzato con Alice, e il legame che li univa risplendeva di una luce che lui non aveva mai conosciuto. Un sentimento di bruciante invidia lo travolse, e nulla cambiò quando venne a conoscenza della profonda depressione che affliggeva l’altro-Marco. All’invidia si aggiunse la rabbia, potente e dolorosa.
Come puoi essere depresso con Alice al tuo fianco? Svegliati! Non ti rendi conto della fortuna che hai? Un lavoro vale l’altro, ma di Alice ce n’è soltanto una in tutto l’Universo. Potessi farei subito cambio con te.
Senza indugiare ulteriormente, Marco staccò il collegamento, uscì dal Centro, salì in auto e la tristezza più nera che avesse mai conosciuto entrò nella sua anima, con tutta l’intenzione di restarci. Svuotato da ogni pensiero, estrasse il suo barattolino portafortuna e in una frazione di secondo aspirò tutta la polvere in esso contenuta. Venne trovato soltanto la mattina successiva, con un rivolo di sangue che gli colava dal naso e il viso deturpato dai segni di un indicibile dolore.
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L’esperienza fu per Marco emotivamente profonda, ma anche molto istruttiva. Ovviamente il suo alter-ego era un uomo di successo. Guadagnava una cifra a sei zeri, viveva in un sontuoso appartamento nella zona più esclusiva della città e non c’era nulla che non potesse permettersi. Il carico di lavoro e responsabilità era molto stressante, ma in città tutti lo ammiravano. Eppure a Marco non sfuggì quanto il suo alter-ego fosse ineluttabilmente solo, e le droghe con cui cercava di anestetizzare il dolore non facevano altro che ampliare quel vuoto.
Ma è ridicolo! Puoi avere tutto, e ti rovini così! Non so cosa darei per avere le opportunità che hai tu, per andare in giro a testa alta stimato e invidiato da tutti. Io non ho nulla, niente. A parte… a parte lei.
L’altro-Marco, uomo di successi e vittorie, non era stato capace di conquistare il cuore dell’altra-Alice. Dopo averla respinta senza particolari crucci, lei si era rifatta una vita altrove e i due non avevano più avuto modo di rivedersi. Marco rifletté sul fatto che i traguardi più straordinari di questo mondo non valgono nulla se non si ha qualcuno con cui condividerli. Una persona che ti stia accanto sempre, soprattutto nel momento in cui questi stessi traguardi tanto agognati si trasformano in stritolanti gironi infernali. Animato da una nuova consapevolezza, Marco staccò il collegamento e uscì dal Centro. L’indomani si sarebbe alzato presto per iniziare subito a cercare un lavoro, ma ora tutto ciò che desiderava era tornare a casa e abbracciare la sua Alice.