Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 “Quasi per un caso” di Raffaele Putorti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Sull’1,65, pantaloni portati a vita molto bassa per permettere all’abbondante pancia di stare liberamente di fuori, il SIGNOR LOGOTETA ha circa 50 anni. Completo grigio, di una tonalità particolarmente mesta, cravatta di un colore più acceso ma molto discutibile e con il nodo pasticciato. I suoi lineamenti, molto marcati, quasi squadrati, entrano in contrasto con la straordinaria rotondità delle orecchie, sopra le quali si origina un riporto che da destra a sinistra, tende a trascinare quei pochi capelli che sono rimasti sulla testa. Lo vediamo entrare in un salone di barbiere dove troviamo un paio di poltrone di pelle consumata e alcuni vecchi calendari, appesi alle pareti, che meriterebbero una riverniciata. I calendari ritraggono signorine semisconosciute e completamente svestite, in cerca di notorietà. Il custode di questo luogo è coiffeur CONSOLATO. Logoteta è un habitué del salone. Divorziato, senza potere vedere il figlio, soffre molto della sua condizione, si sfoga con il barbiere e gli altri avventori abituali, ma tutti questi non hanno che un consiglio per lui: trovarsi una donna, fare sesso, distrarsi. Logoteta non ha certo l’aria e le caratteristiche del playboy, la sua prossemica ci fa capire che è timido e impacciato. Rivela di essere andato nei locali frequentati da donne mature, separate e divorziate, consigliati dalla fauna che popola il saloon, ma senza successo. Con un misto di pietismo e di sfottò gli dicono di avere pazienza e che sono convinti che un bell’uomo come lui presto avrà le sue soddisfazioni. Dai discorsi di Consolato e gli altri avventori, quando Logoteta è andato via, apprendiamo che è un ex ludopatico, che si è giocato a carte quel poco che aveva. Ciò per cui soffre di più è che il figlio, orami adolescente non ne vuole proprio sapere di lui.

E’ sera, Logoteta è in cucina, sul tavolo un piatto con i rimasugli di una spaghettata, una bottiglia di vino senza etichetta e un tozzo di pane. Davanti a sè le carte da gioco, l’uomo sta facendo un solitario. Sul davanzale della finestra si poggia un volatile, probabilmente un merlo. Logoteta stacca dal tozzo di pane alcune molliche, si avvicina al davanzale, ma quando è ad ancora due metri dal volatile, questo va via. L’uomo è molto solo.

E’ passato un mese, la porta del salone si apre, entra Logoteta sorridente con in mano una bottiglia di spumante. L’uomo racconta di essere andato in uno di quei locali, di avere conosciuto una donna e che poi la serata si è conclusa con un lieto fine. Brindano, tutti nel saloon danno pacche sulla spalla a Logoteta, che ringrazia, come una star con i suoi fans. Poi si congeda, dicendo che la donna è ancora a casa sua, che dorme come un angioletto.

Una chiave si infila nella toppa della porta, che aprendosi permette di scorgere un tavolo e un divano sottosopra. Anche il materasso è rivoltato, i cassetti aperti, sembra passato Attila. Ha gli occhi gonfi di lacrime, che però rimangono ferme dove sono. Poi tira un calcio a uno dei cassetti rimasti aperti, ma questo non si chiude, sembra incastrato. Va verso il cassetto, rovista dentro, i suoi occhi si spalancano. C’è un piccolo braccialetto, probabilmente d’oro. Lo prende in mano, poi lo stringe in pugno, poi ancora più forte. Di scatto comincia a correre, esce di casa, la sua corsa è forsennata, finchè non si trova di fronte a un grosso edificio, la “Piscina Comunale”. Logoteta stringe ancora più forte in mano il braccialetto ed entra, la donna addetta alla reception gli va incontro cercando di bloccarlo, ma lui la scansa. Adesso è di fronte a una grande piscina, dove diversi ragazzi stanno nuotando. A un certo punto l’uomo sgrana gli occhi e corre ancora più velocemente, è sudatissimo, si avvicina ai bordi della piscina, ci sono diverse braccia, tutte ragazzini che entrano ed escono dall’acqua. Apre la mano in cui tiene il braccialetto e va a cingere il polso di una di queste braccia. Il braccialetto è troppo piccolo o forse il polso è troppo grande, ma con un ultimo sforzo riesce a stringerlo. Una donna, sui 45, visibilmente preoccupata, va verso di lui, urlando.

DONNA

Ma che fai? Devi stare lontano dal bambino, hai capito, lontano.

Il ragazzino, sui dodici anni guarda il braccialetto e poi rivolge uno sguardo a Logoteta. Non lascia trasparire nessun sentimento.

DONNA

Ma quindi?

LOGOTETA

Esatto, proprio così.

SIGNORA

Non te l’eri giocato a carte?

LOGOTETA

No, ti ho sempre detto che il braccialetto no, l’avevamo solo perso.

Si volta verso il ragazzino che lo guarda, osserva il braccialetto, che sta per esplodere nel polso oramai cresciuto e poi rivolge un sorriso a suo padre. Logoteta adesso libera i suoi occhi pieni di lacrime e piange, per la commozione.

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