Premio Racconti nella Rete 2024 “Carta, forbici, sasso” di Cristiana Mameli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024Il cuore sente, però non sempre viene ascoltato. La testa discerne, ma talvolta può confondersi. Lo stomaco reagisce d’istinto, eppure spesso non si dà credito alla risposta più immediata. Carta, forbici, sasso.
Come quando giocavo a morra cinese da bambina e puntavo sulle forbici, nella gara tra cuore, testa e stomaco la seconda ha non di rado avuto la meglio. Non che non sia sensibile ed emotiva, anzi, ma per difesa cerco di non darlo a vedere. E quanto ad agire d’istinto… Pondero ogni mossa, sono troppo cerebrale per riuscirci. Anche se ci sono volte in cui l’avrei voluto. Quelle in cui sono mancate le parole giuste, la prontezza di un gesto. Ne ricordo una in particolare.
Era il Primo Maggio di molti anni fa. Avevo trascorso il pomeriggio al parco di Monte Claro, una delle tante aree verdi di Cagliari, con due amici, Mauro e Loris. Stavamo giusto andando via, quando appena fuori dal cancello lo vidi. Ora non ricordo il suo nome, e a pensarci mi sembra una dimenticanza illogica. Perché ciò di cui sono sicura sopra ogni cosa è che quel ragazzo per me oscurasse il sole. Lo trovavo bellissimo, di quella bellezza che potrebbe dirsi oggettiva in quanto colta dai più. Alto, longilineo, i capelli ricci castano chiaro, i lineamenti del viso aggraziati senza essere angelici… L’avevo incontrato esattamente quattro mesi prima, alla cena di Capodanno a casa di un’amica di Mauro. Avevo cercato di conoscerlo, di parlare con lui il più possibile. Avevo scoperto che giocava a pallavolo, gli piacevano i film con Aldo, Giovanni e Giacomo e che con l’inizio del nuovo anno avrebbe frequentato la scuola aeronautica. Tuttavia, a causa della mia forte timidezza, non avevo osato proporgli di scambiarci i numeri di cellulare, e lui non fu da meno. Oltretutto, chiederglielo lì, in quel piccolo salotto-cucina, davanti all’amica di Mauro e agli altri invitati… Per imbarazzo, poi, non provai nemmeno a chiedere a Mauro di procurarmi il suo contatto nei giorni e nei mesi successivi. Anche se quella notte mi ero illuminata così tanto che sarebbe stato impossibile non notarlo.
A ogni modo, non lo vedevo da Capodanno. E rimasi senza parole e respiro. Era in compagnia di due ragazze e la cosa non mi sorprese. Ma anche io ero con due ragazzi, a pensarci, sebbene si trattasse di semplici amici. Ci fu uno scambio di saluti, e io e lui ci scostammo dagli altri per parlare. Non ricordo cosa ci dicemmo in quell’istante. So soltanto che non fu abbastanza. E che non ci rivedemmo più. Chissà, forse per la timidezza, l’inesperienza della giovinezza, la presenza di un ristretto pubblico che non si perdeva una parola… Comunque sia, sprecammo l’occasione. Ma se per assurdo potessi tornare indietro e riscrivere la scena, non ci sarebbero esitazioni. E cuore e stomaco avrebbero campo libero.
Mi vedo di fronte a lui, appena oltre il cancello del parco. Indosso jeans e un maglione scarlatto. Lui jeans e una felpa gialla con il cappuccio. Poco più in là, il nostro seguito: Mauro e Loris a sinistra del cancello, le due ragazze sulla destra. Ci stanno guardando? Di sicuro, ma non importa. Nessun imbarazzo. Esistiamo solo noi.
Carta, forbici, sasso.
“Che bello incontrarti!”
“Credevo fossi a Roma.”
“Sì, per la scuola di volo. Ma ho qualche giorno di vacanza.”
“Sei qui…” Non contengo la gioia. Il cuore si è fatto sentire. Vorrei avvolgerlo come fa la carta, per la vittoria di entrambi.
“Ti andrebbe di uscire insieme?”
“Sì, tanto.” Un dubbio mi attraversa la mente, abbasso la voce. “E loro?”
Sorride. “Oh, tranquilla. Sono solo amiche.”
“Perciò non gli dispiacerà se…” Ormai il coraggio non mi manca, il cuore ha prevalso e lo stomaco lo segue. Avvicino il viso, lascio che le labbra si incontrino con delicatezza. Chiudo gli occhi, assaporo il momento. È tutto quello che avevo sperato e di più. L’incanto di un attimo che sembra eterno.
Poi riapro gli occhi.
“Allora…”
“Ti do il mio numero.”
Prendo il cellulare, digito con attenzione e gli faccio uno squillo. Quindi, raggianti, torniamo dai nostri spettatori. Altri saluti. Lui entra nel parco con le due ragazze. Io mi allontano con Mauro e Loris che, ne sono certa, non vedono l’ora di commentare.
Ecco, è così che sarebbe dovuta andare. L’incontro perfetto. Una scena da commedia romantica. Una scena che di tanto in tanto viene proiettata nel mio cinema privato, per ricordarmi che non bisogna aver paura di esporsi, anche quando ci si sente disarmati. E che le forbici non sempre sono la scelta giusta.
Racconto carino che potrebbe avere per titolo “Storia di un rimpianto”. Sulla pagina va bene, nella vita reale le cose sono un po’ più complicate e non sempre quelli che sembrano i presupposti giusti conducono poi alla felicità.