Premio Racconti nella Rete 2024 “I biscotti in…cantati” di Paola Romanelli (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024Mi chiamo Emma, ho dieci anni e ho un segreto. Lo so che un segreto è una cosa che non bisogna dire a nessuno, non ho sei anni! Però la nonna mi ha dato il permesso di scriverlo. Allora eccomi qui. Vivo a Pesaro e anche se è una piccola città, non manca niente e non la cambierei con nessuna al mondo. Prima di tutto c’è il mare e io al mare mi diverto tantissimo con i miei amici e faccio tanti bagni e sto in acqua finché le dita non mi diventano rugose come quelle del nonno. Poi c’è il colle San Bartolo e lì vado spessissimo con i miei genitori per vedere il tramonto e la mamma mi ha detto che possiamo anche vedere sorgere il sole sul mare. Caspita, mica tutte le città sono così fortunate! E poi c’è la pizza Rossini, la più buona del mondo. Un giorno siamo andati a trovare gli zii che abitano lontano e lì non sanno nemmeno cos’è la Rossini. Abbiamo una pizza segreta! Ma il mio segreto è un altro: ho una nonna magica. Lo so, anche la mia amica Caterina dice che sua nonna è magica, ma la mia fa una cosa che nessuno sa fare: i biscotti incantati. Cosa sono? Beh, se proprio lo volete sapere, ve lo racconto.
Mio nonno faceva il farmacista e un giorno entra nella sua farmacia un signore che non riesce a parlare. Bisbiglia che le ha provate tutte, ma che la voce è sparita e lui è disperato: è un famoso tenore (che sarebbe un cantante, ma di musica lirica) e quella sera deve cantare al teatro Rossini. Starete pensando che nella mia città tutto si chiama Rossini e che non abbiamo molta fantasia. Invece no! Gioacchino Rossini era un grande compositore di musica classica nato proprio a Pesaro. La maestra ci ha spiegato che è un omaggio, cioè una specie di regalo, quando si chiamano molte cose con il nome di un personaggio famoso nato in quella città, per dire che si è molto fieri di lui. Io penso che però noi a Pesaro siamo stati più bravi, perché mica tutti hanno inventato una pizza per chiamarla come un concittadino famoso! Comunque, torniamo alla nostra storia. Mio nonno ha chiesto al cantante che medicine ha preso e alla fine del lungo elenco che gli ha fatto, il nonno ha scosso la testa e gli ha detto che non c’è altro da fare e aspettare qualche giorno senza cantare, per far riposare la voce. Il tenore è disperato, va su e giù per la farmacia tenendosi la testa fra le mani e ripetendo con un filo di voce che quella è la fine della sua carriera. Ad un tratto si ferma di colpo. Comincia ad annusare l’aria come se fosse un enorme cane da tartufo, girando di qua e di là la testa per cercare di capire da dove arrivi quel profumo celestiale. Si volta di scatto verso mio nonno e gli chiede sussurrando cosa mai sia quel paradisiaco aroma. Il nonno gli indica il soffitto e spiega che la nonna sta cucinando nel loro appartamento al piano di sopra. Il cantante, come impazzito, supplica il nonno di accompagnarlo a vedere con i suoi occhi qual è la prelibatezza che emana un tale profumo. Quando la nonna, grandissima appassionata di musica lirica, si trova di fronte quell’omone che la fissa a bocca aperta, quasi sviene: è di fronte al più grande tenore del mondo. Nel frattempo, il nonno sta spiegando che il cantante non si può esibire quella sera a causa del problema alle corde vocali. La nonna, senza nemmeno dire una parola, prende uno dei suoi graziosi biscotti a forma di cuore appena sfornati e lo dà al loro ospite, che comincia a mangiarlo come se fosse il cibo più prezioso degli Dei. La nonna lo guarda mangiare divertita. Il tenore mastica ad occhi chiusi, continuando a sorridere e a ripetere che è la cosa più sublime che abbia mai mangiato (che vuol dire che è una cosa buonissima). Quando il tenore riapre gli occhi, sembra un’altra persona. Non c’è più l’ombra della disperazione di poco prima e la sua faccia è l’immagine della felicità. (Il nonno, quando racconta questa storia, dice sempre che ha visto solo un’altra persona con una faccia così felice: me quando mangio la Rossini, ovvio!) La nonna, allora, gli chiede se si sente meglio e il tenore canta un po’ del “Barbiere di Siviglia” con la più bella e chiara voce che si può sentire. È perfettamente e miracolosamente guarito e tutti e tre si mettono a saltare e battere le mani dalla gioia. Da quel momento, chiunque ha bisogno di conforto passa da mia nonna e le chiede di preparare i biscotti in-cantati.
Ancora oggi le domandano come ha fatto a far guarire il cantante così in fretta e lei risponde sempre che non c’è miglior cura che mangiare una pietanza preparata con amore.
Spesso li prepara per me, dopo i compiti. Come ho detto, la mia nonna è magica e mi legge nel pensiero, non devo nemmeno chiederle di farmeli. Io mi siedo vicino al tavolo, in silenzio. La guardo e aspetto. Allora lei sorride e comincia a lavorare la farina con l’uovo, il burro, lo zucchero e un pizzico di sale. Come per magia, tutte quelle cose mischiate, che da sole non mi piacciono per niente, si trasformano in una palla gialla profumata e morbida. Ne prende una parte e la schiaccia con il mattarello. Tocca a me, a questo punto: devo scegliere la formina che più mi ispira quel giorno tra le tante che la nonna tiene in una bellissima scatola rosa. La mia preferita è quella a forma di cuore. Gliela porgo e lei ci fa tanti bei biscotti pronti per essere infornati. Nel frattempo, sorride e canta, perché, come continua a ripetermi, la sua magia e il suo segreto sono proprio questi: se non cucini con amore, mancherà sempre un ingrediente fondamentale.
Mi piace tantissimo questo racconto, ricco di poesia e suggestioni.
Mi sembra quasi di sentire il profumo di quei biscotti.
Lo stile è unico, caldo e ricercato, senza essere mai pesante.