Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 “Hotel Supreme” di Paola Romanelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

“E’ ora, svegliati”

James spalancò gli occhi, spaventato, per poi serrarli subito per qualche secondo, strizzando le palpebre tremanti.

“Alzati” gli ordinò la voce con tono freddo e pacato.

James sapeva che doveva obbedire.

“Vai dalla signora Parker. Dalle il suo caffè e torna in sala colazioni. Ricordati: il caffè deve essere nero, senza zucchero, in tazza calda, ma non bollente né tiepida, servito in camera alle 6:30 in punto!”

James annuì abbassando lo sguardo.

Salì le scale lentamente, voleva dare alla signora il tempo di finire le sue preghiere.

Bussò alla porta della stanza 122.

“Signora Parker, sono James. Le ho portato il caffè.”

“Non sono ancora pronta.” la voce tremante e spaventata dell’anziana signora straziò il cuore di James.

“Devo entrare. Mi dispiace.”

James infilò la chiave del passe-partout nella toppa della stanza al primo piano. Aprì lentamente la porta. Ogni secondo era un secondo in più che le regalava, pensò.

La donna era di spalle, in ginocchio davanti al letto e pregava sussurrando con il capo chino sul petto e un rosario tra le dita. James trovò incredibile che quella signora austera, che gli aveva sempre messo un po’ di soggezione, ora gli apparisse come un innocuo mucchietto di ossa.

“Le ho portato il caffè, signora Parker. Nero, senza zucchero, come piace a lei.” nella voce di James c’era solo rassegnazione.

La donna ruotò appena il capo, guardandolo di sbieco con un occhio solo, pieno di rabbia.

Si alzò, Era a piedi scalzi. vestita di una leggera camicia da notte bianca che le lambiva i fianchi ormai vecchi e stanchi. Si avvicinò alla tazza che James le stava porgendo. Lo fissò con aria di sfida. Una lacrima scese improvvisa sulla guancia dell’uomo. Lei ne fu per un attimo sorpresa.

Fu solo per una frazione di secondo, ma James notò le pupille della signora Parker spostarsi alle sue spalle per poi tornare a guardarlo, rabbiosa. Lei bevve un sorso, osservando con gli occhi spalancati l’interno della tazza. Tornò a fissarlo.

“Sono contenta di lasciarti con lui.” sorridendo, cadde di colpo ai piedi di James come se il suo corpo si fosse di colpo trasformato in un palloncino senza più aria.

James rimase qualche secondo a fissare impietrito il sorriso diabolico con cui la signora Parker aveva lasciato questa terra.

“Torna subito al lavoro. L’ ospite si sta svegliando e tra poco vorrà essere servito. Devi ancora apparecchiare e accendere la macchina del caffè.”

James uscì dalla stanza madido di sudore.

Stava cominciando un’altra giornata all’ Hotel Supreme.

L’unico cliente rimasto, il signor Christoff, entrò in silenzio nella sala colazioni, il capo chino, lo sguardo atterrito, il passo lento e stanco. Faceva colazione ogni mattina dalle 8:30 alle 10:30 ingurgitando in quelle due ore tutto quello che trovava a disposizione sul buffet, evitando così di pagare un extra per il pranzo. Si sedette al suo posto, alzò coraggiosamente gli occhi verso i tavoli vicini continuando a tenere la testa bassa.  La speranza che non fosse rimasto solo svanì. L’unica che aveva visto uscire indenne dal ristorante la sera precedente era stata la signora Parker. I trentaquattro ospiti che avevano affollato la sala solo pochi giorni prima erano morti ad uno ad uno, quasi sempre sotto i suoi occhi. Una goccia di sudore gli scivolò dalla tempia destra lungo la guancia paffuta, rimanendo in bilico per qualche secondo sulla mascella per poi cadere silenziosamente sul pantalone. James stava osservando la scena dal bancone del bar. Cominciò a preparargli il tè. Come tutti gli altri prima di lui, anche quell’ultimo ospite avrebbe portato alle labbra la bevanda mortale senza riuscire ad opporre alcuna resistenza. Non appena ebbe finito di bere, Christoff si portò le mani alla gola, si alzò di scatto e cercò di dirigersi verso l’uscita, nel ridicolo e vano tentativo di scappare. Si accasciò a terra dopo tre passi.

James scese in portineria. Si rese conto di non ricordare chi fosse stato l’ultimo cliente ad entrare né quando. Stava sforzandosi di far riemergere quel ricordo quando la voce alle sue spalle lo fece sussultare.

“Sei stato bravo. Mi sono divertito a passare questi giorni con te.”

James resistette alla tentazione di voltarsi a guardare finalmente il suo interlocutore, sentiva che la sua mente non avrebbe potuto accettare quello che avrebbe visto. Con l’ultima stilla di coraggio che riuscì a trovare nella sua anima chiese: “Chi sei?”

“Davvero hai bisogno che te lo dica?”

Un brivido scosse d’improvviso il corpo di James. Scrollò il capo, rassegnato. Lo aveva sempre saputo. “Perché hai ucciso tutte quelle persone?”

“Noia, divertimento, punizione, gioco, ma soprattutto perché, dopo tanti anni in cui mi sono aggirato per le stanze di questo albergo, avevo finito la pazienza. Gli ospiti sono diventati sempre più insopportabili, viziati e capricciosi. Non preoccuparti. Non ho intenzione di uccidere anche te. Domani arriveranno nuovi clienti. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare.”

Loading

1 commento »

  1. Un racconto da brividi, con tanta oscurità e malinconia.
    Uno stile raffinato ed impeccabile.

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.