Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 2 “Parola dopo parola” di Irene Bendinelli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024


La sentivo parlare già da prima che l’aroma intenso del caffè avesse inaugurato quella nuova
giornata.
Radicato ancora al letto da un sonno avvolgente, percepivo dalla camera un sillabare quando lento
quando agitato, quando melodioso quando irritante di suoni che fungevano da sveglia, da
intermittente sonoro.
Nel tempo di qualche pigro sbadiglio e dell’apertura di tre finestre, indispensabili al risveglio per
garantirmi il collegamento col mondo là fuori, la conversazione avviata all’alba stava prendendo
forma.
<< Non è possibile! Ma ne è davvero sicuro? >> diceva mia madre con la cornetta del telefono in
mano.
Adesso potevo capire bene quelle parole, pronunciate con un tono tra l’incredulo ed il preoccupato,
mentre il salotto rimaneva in penombra.
<< … >> si protraeva il silenzio di quella donna di mezza età, ricoperta da una lunga e chiara
camicia da notte, simile ad un’antica vestale a difesa della sacralità familiare.
Mia madre ascoltava in religioso rispetto le parole pronunciate da un interlocutore a me ignoto. Ed
io ascoltavo lei, o perlomeno ci provavo, osservandola di lontano dal corridoio.
<< Secondo me, però, deve esserci un errore perché… >> un’altra interruzione, un altro tormento di
riflesso su di me, ma anche la speranza che ci fosse stato un fraintendimento, che avessero sbagliato
numero, che qualcuno si fosse confuso e, data l’ora, mezzo addormentato, avesse digitato male i
tasti con le cifre.
<< Perché… >> la sospensione del discorso oscurava completamente la nostra casa. Il resto della
vita, tutte le attività svolte fino al giorno precedente venivano di colpo annullate, cancellate da
quelle parole scandite e non scandite, comprese e non comprese.
<< Scusi, come ha detto? Può ripetere? >> l’espressione sul volto di mia madre si era fatta dubbiosa,
come un’improvvisa nube nera in un cielo terso.
<< La sento a tratti… >>
Infiniti secondi d’attesa.
<< Mi sente? >>
<< Provi a parlare ora. Sì, sì, ora l’apparecchio ha ripreso a funzionare. >>
<< È vero, quando ci sono temporali in arrivo, le connessioni saltano e dalle nostre parti si verifica
di frequente. Che possiamo farci? Non dipende certo da noi, miseri esseri umani! O forse sì? Vorrà
dire che lassù un dio, per farci riflettere sulle nostre colpe e per punirci, scaglia fulmini e saette. Io
credo comunque che noi siamo nati per vivere sulla terra, per pensare alle cose materiali: ai beni, ai
soldi, alle fortune, al successo e alle spese quotidiane. Non è vero? >>
<< Già, quanto sono aumentati i costi, pure dei generi di prima necessità! Come facciamo senza
quelli? Siamo persi: anime nel vuoto! >>
<< Eh, sì sì, infatti! >> il dialogo aveva assunto un’altra piega, tutt’altra piega, o forse ero io sempre
nel dormiveglia che traducevo male.
<< Quanto la capisco! Una famiglia sulle spalle, bocche da sfamare, un lavoro da portare avanti, i
conti da far quadrare, le tasse, la moda da seguire… >>
<< Esatto, quella cambia in continuazione e noi ci dobbiamo adeguare. Oggi così, domani cosà e
dopo domani chissà… Stiamo diventando pazzi, alle prese con una società frenetica che non ha
sosta, non dà tregua, sempre di corsa… >>
<< Appunto, ma per cosa, poi? Per raggiungere cosa? >>
Mamma, parola dopo parola, frase dopo frase, non era più la vestale di pochi minuti fa; sembrava
tenere un comizio, si stava infervorando ed era fermamente convinta di quel che diceva.
<< In balìa degli eventi, come bandierine mosse dai venti. >>
<< O navi alla deriva, eh sì, peggio ancora! >>
<< Disorientati è dir poco! Con tutto quel che accade! Ci mancava pure questa notizia! >>
Nel frattempo, mia sorella non si era neanche accorta della telefonata: avanzava già spedita di prima
mattina verso la cucina, dove avrebbe buttato giù in un sorso il caffè ormai tiepido, sgranocchiato
due biscotti rigorosamente integrali e poi marciato sicura ed impettita in direzione dell’uscita. Un
sacco di impegni, chiamate, appuntamenti la stavano aspettando e non poteva esserci il tempo
materiale per farci entrare altro.
Mamma, intanto, non aveva smesso di sciorinare parole su parole:
<< Ah ah, quanto mi fa ridere, non credevo fosse uno scherzo! Sa che lei ha proprio un sano
ottimismo? Quel giusto compromesso tra realismo e ironia, quel che di ironia, quanto basta per
infondere il buonumore. >>
<< Il sale della vita, eh! Lo diceva anche mia mamma e quanto aveva da insegnarci la generazione
passata! >>
Mamma adesso pareva brillare di luce propria, tanto che miglior risveglio non poteva esserci per lei.
<< Bei tempi, eh? >>
<< Anche lei si ricorda di quegli anni, quei mitici anni? Come dimenticarli, eh? >>
<< Ricordo con immensa gioia quel periodo! >>
Ormai mamma aveva spiccato il volo.
<< Identico: stessa situazione! Ma pensa un po’! Forse, allora, era lei il bambino col grembiulino in
quella foto in bianco e nero? >>
<< Ci crede, lei, alle coincidenze? >> la curiosità di mamma e tutto il suo bagaglio interiore stavano
esplodendo in un vortice di emozioni. Ed io, ormai pienamente travolto da quel fiume di parole, mi
incantavo ad ascoltare quei frammenti di vita, quelle storie trascorse che avevano dato origine alla
mia famiglia.
<< Un segno del destino, dice? >> gli occhi di mamma erano così lucidi dalla commozione che
stava per piangere di felicità.
Mentre anch’io avevo il nodo in gola e mi aggiravo tra le stanze in cerca di un fazzoletto, Birba si
muoveva indifferente, con passo felpato, dal morbido cuscino rosso sul divano verso l’invitante
ciotola di croccantini. A nulla valevano le chiacchiere per la nostra amata micetta: a lei importava
soltanto dormire al caldo, aver garantiti due pasti al giorno ed un’infinità di coccole, quelle sì, non le
dovevano mancare.
<< Che bello! Che piacevole sorpresa! Non avrei mai pensato! >>
“Sorpresa, quale sorpresa?” mi interrogavo io stupito. Più mamma era al telefono, ormai da decine e
decine di minuti, più io non ci capivo niente: né capivo con chi stesse parlando, né perché, né di
cosa, soprattutto, poiché passava di palo in frasca e in un baleno dal dolore alla contentezza, dallo
smarrimento alla nostalgia. Nonostante ciò, le mie orecchie non ascoltavano che lei ed ogni altro
rumore, vocalizzo o suoneria veniva annullato dalla sua voce, dal suo timbro rassicurante, dalla sua
potente estensione vocale, dalla sua serie di concetti, dai suoi pensieri concatenati che pronunciava
spontaneamente, raccontando di sé e filosofeggiando liberamente, come poche volte era successo
prima.
“Un invito, un regalo, una proposta interessante, una vincita milionaria?” pensavo, quando in realtà
mamma era raggiante per altro, come una sposa nel giorno del matrimonio, non riuscendo a
comunicare se non manifestando un certo turbamento che le colorava il volto di un rosa acceso.
“Che forse, noi figli, non fossimo stati in grado di ascoltarla? Che le sue parole, finora, fossero
rimbombate in noi come nenie noiose e ripetitive? Che non avessimo davvero preso in seria
considerazione quello che lei voleva dirci?”. Ero assillato da domande che scatenavano in me un
profondo senso di colpa, una diffusa sensazione di angoscia che metteva a nudo me stesso, senza
più filtri, maschere, distrazioni e giustificazioni varie.
<< È talmente gentile, lei, che non avrei proprio immaginato! Un buongiorno così è una garanzia di
benessere per tutta la giornata, come aver ricevuto una fresca rosa profumata! >>
<< Davvero, devo proprio ringraziarla perché mi ha concesso la possibilità di ridere, di sognare, di
meravigliarmi, di tornare bambina, di provare tante emozioni insieme e di dire quel che pensavo! Il
tutto, poi, con una semplice telefonata. Alla prossima! >>
<< A presto! >>
Mamma, riattaccata la cornetta, volteggiava come una leggiadra danzatrice per la casa, che adesso
splendeva grazie alla risorta luce solare.
<< Ma chi era al telefono? >> le chiesi senza esitazione.
<< Buongiorno, Luca! Al telefono era un signore che aveva semplicemente sbagliato numero… >>
<< Come? Sbagliato numero? In tutto questo tempo? >> mi sarei aspettato qualsiasi risposta, tranne
quella.
<< Eh sì, parola dopo parola… Un po’ come le ciliegie: una tira l’altra! >>.

Loading

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.