Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2024 “Laura” di Ilaria Pizzini

Categoria: Premio Racconti per Corti 2024

Scena 1.

Spiaggia, verso sera.

Una donna di mezza età si dirige, arrancando un pochino, verso una capannetta di tronchi sbiancati e si lascia cadere sulla sabbia. In mano ha una sporta che tiene con cura; al suo fianco un vecchio labrador. La donna guarda il mare.

Anna, una ragazza sulla trentina, è seduta un pochino più in là, di fianco a un’altra capanna.

Flashback. Anna e un uomo sui 45 anni sdraiati vicini nella stessa capanna, un telo appeso ai rami insieme ai costumi rigidi di sale.

Anna si solleva un pochino, si guarda intorno. «La vedi quella capannina? È come un monolocale, va bene per chi è solo. La nostra è perfetta per una coppia. Quella laggiù in fondo sembra una villetta familiare, non trovi?»

L’uomo non risponde, sbuffa in modo plateale.

«Chissà che fine fanno d’inverno queste capanne» continua Anna.

«Quando la smetterai di fare domande stupide?» il tono dell’uomo è infastidito.

Anna sospira e si sdraia di nuovo al suo fianco.

Scena 2.

Spiaggia.

La donna è immobile, gli occhiali scuri a schermare lo sguardo.

Il cane al suo fianco scodinzola piano.

Un suono accennato, una melodia dolce e quasi dimenticata attira Anna più vicino alla donna, come una bimba irretita dal flauto magico.

«Mi scusi» dice piano «può dirmi che canzone è questa?»

Il suono si interrompe, la donna gira appena il viso verso di lei.

«Non smetta, la prego. Sa, la cantava mia mamma, anni fa. Mi piaceva tanto».

La donna sorride. «È una vecchia canzone di Gino Paoli, si chiama “Sassi”. Anch’io la cantavo a mia figlia, per farla addormentare».

Anna si siede accanto alla donna, prende fiato, come per farsi coraggio, poi di colpo inizia a parlare.

«Penserà che sono maleducata, ma vorrei chiederle un consiglio. È più facile parlare con chi non ci conosce. Io mia mamma non la vedo da 10 anni. Abbiamo litigato, me ne sono andata. Non voleva che stessi con Stefano, diceva che non era giusto per me. L’ho accusata di essere invidiosa perché un uomo così, ricco, di successo, si era innamorato di me. Avevo 19 anni, non capivo. Dietro la facciata c’era un narciso, voleva che gli amici lo invidiassero perché ero giovane e bella. La cattiveria è iniziata subito, ho sempre chinato la testa. Nessuna violenza fisica, un infinito gocciolio di frasi a sminuire quello che dicevo, facevo, sognavo. L’ho lasciato un mese fa, sa perché? Sono incinta, non voglio che mio figlio nasca con un padre così. Ora vorrei chiamare mia mamma, ma non so cosa dire. Lei è mamma, e penso che sua figlia abbia all’incirca la mia età».

«Un anno in più».

«Ecco, vede? Cosa dico, da dove comincio?»

«Ti voglio bene. Basterà».

«Ha ragione! Grazie, grazie davvero. Sua figlia è fortunata».

Anna si alza e corre via.

Scena 3.

La donna sospira, dalla sporta trae una specie di borraccia. È un po’ più larga, color bronzo, il tappo bombato. Sotto le dita, un nome e due date: Laura. 1990 -2020.

La donna ricomincia a cantare “Sassi”, si avvicina al mare e svuota quella che sembra una borraccia, ma non lo è.

Il cane mugola un istante.

Insieme si allontanano sulla spiaggia vuota.

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6 commenti »

  1. Ottimo soggetto per un corto.

  2. Scrittura fluida, armoniosa, a tratti poetica. Una bella storia intrisa di nostalgia, dal ritmo volutamente lento, che infonde serenità e speranza. Complimenti Ilaria.

  3. Che dolce e triste questa storia. La fotografia è fantastica, nell’immobilità della scena si muovono invece due storie potenti che si intrecciano. Impossibile non commuoversi ed emozionarsi! Complimenti!

  4. Malinconico e dalla prosa raffinatissima: “Nessuna violenza fisica, un infinito gocciolio di frasi a sminuire quello che dicevo, facevo, sognavo”. Brava Ilaria.

  5. Grazie a tutti davvero per i commenti, mi avete emozionato.

  6. Il tuo pezzo ha una qualità struggente che colpisce come un pugno allo stomaco nel colpo di scena finale. Complimenti.

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