Premio Racconti per Corti 2011 “I bastoni della vecchiaia” di Lorenzo Semprini
Categoria: Premio Racconti per Corti 2011Scena:
Parco alberato, una panchina.
Personaggi:
X = Uomo sui 70-75 anni. Indossa un vecchio vestito di due taglie più grandi. Ha un bastone.
Y = Uomo sui 70 anni. Vestito più sportivo, golf e camicia e pantaloni di lino.
I1 = Uomo sui 30 anni.
I2 = Uomo sui 30 anni.
(X e Y sono seduti sulla panchina, X a volte si appoggia sul bastone)
X = Un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno.
Y = (lo guarda perplesso) Ti si è rotto l’orologio?
X = No, era per dire…
Y = Ah…
X = Vorrà pur dire qualcosa questa frase.
Y = Si, sicuramente.
X = Non mi viene in mente niente…
Y = Allora non vorrà dire niente.
X = Questo è impossibile!
y = Mi dispiace ma nemmeno a me viene in mente niente.
X = Sforzati! Non posso fare tutto io…
Y = (scuote la testa, non risponde)
X = Comincio a stancarmi di passare ogni mattinata seduto qui con te. Quanto sarà ormai? 10 anni?
Y = Forse…
X = E’ così grande questo parco, non capisco cosa mi impedisca di cambiare panchina…
Y = Niente, suppongo.
X = Appunto… è anche vero che non possiamo buttare via tanti anni di amicizia e confidenze solo perchè abbiamo caratteri differenti.
Y = (lo guarda ancora perplesso, non risponde)
X = Beh… che ora abbiamo fatto?
Y = Allora ti si è rotto l’orologio!
X = Ma no… era per dire.
Y = (scuote la testa, guarda l’orologio) Quasi mezzogiorno.
X = Mmm… comincia a farsi tardi. A che ora ti prepara il pranzo tua moglie?
Y = Sono vedovo da 10 anni…
X = Ah…già, scusa…
Y = Figurati…
X = Sai, anch’io sono vedovo da 10 anni… che coincidenza.
Y = (ironico) Che notizia sconvolgente.
X = Te lo avevo già detto?
Y = Si…10 anni fa, quando ti sei seduto la prima volta su questa panchina…
X = Ah, e tu? Me lo avevi già detto di tua moglie?
Y = Si… 10 anni fa, quando mi sono seduto la prima volta su questa panchina.
X = Ah, ma… chi si è seduto per primo su questa panchina?
Y = Non me lo ricordo.
X = Beh, è passato tanto tempo… quanto saranno? Almeno 10 anni no?
Y = Forse…
X = E… come stanno i tuoi figli?
Y = Mai avuto figli.
X = Ah, beh… peccato. Sono una grande consolazione i figli, i bastoni della vecchiaia!
Y = Dici?
X = Certo! Se non fosse per loro… avrei una vita tristissima. Hanno così insistito perchè andassi a vivere con loro quando mia moglie è morta… non me lo aspettavo.
Naturalmente non mi dicono mai nulla, ma non deve essere facile sopportare un vecchio rompiscatole come me. E mica è da un giorno! Quanto sarà ormai… almeno 10 anni credo. Eh, caro amico, tieniti stretta tua moglie se non hai figli… la solitudine è brutta alla nostra età.
Y = (sbuffa, guarda l’orologio)
X = Ti ricordi quel vecchio col bastone che passeggiava spesso qui col cane?
Y = No.
X = Ecco, tu non ci crederai, ma ho saputo che era vedovo anche lui, come me del resto, e da un giorno all’altro, nonostante fosse assolutamente autosufficente sia fisicamente che economicamente, i figli l’hanno parcheggiato a vita in un bell’ospizio! E sai il motivo?
Y = No…
X = Per liberare l’appartamento dove viveva e venderselo! Che progenie degenerata… non hanno nemmeno atteso che morisse per spartirsi l’eredità!
Y = Roba da uscirci matto…
X = Direi! E non solo questo… non hanno mica aspettato che uscisse di testa di suo, no no, lo hanno subito fatto dichiarare incapace di intendere e volere! Ma ti rendi conto? Lo hanno prosciugato per bene. E gli hanno fatto pure sparire il cane!
Y = Pover’uomo…
X = Davvero…perciò non lamentiamoci troppo dei nostri acciacchi. Io ho dei figli meravigliosi e tu una moglie che bada a te, (guardandosi intorno sorridente) e questo splendido parco dove passare in compagnia di un amico queste tranquille mattinate che ci restano.
(entrano in scena I1 e I2. Sono vestiti da infermieri. I1 si avvicina a X)
I1 = Andiamo giovanotto, è l’ora del pranzo.
X = (rivolgendosi a Y) Caro amico, per oggi devo salutarti… devo andare con il mio autista che mi porterà a casa. Avranno fame i miei cari figli, non è giusto che debbano aspettare me. A domani, come sempre.
(si alza lentamente e segue claudicante appoggiandosi al bastone I1 fino a fuori dalla scena)
Y = (guarda tristemente X che esce, quindi si alza e si avvicina a I2 che lo sta aspettando)…già, come sempre (quasi mormora)
I2 = Allora? Come è andata oggi?
Y = Sempre peggio… peggio di un orologio rotto. Se continua così non uscirà più nemmeno la mattina dalla sua stanza, e forse sarebbe la sua fortuna. Almeno potrebbe vivere la sua realtà parallela fino in fondo, serenamente. Certe mattine mi dà l’impressione di tornare lucido, solo per pochi secondi a dire il vero, ma quando succede leggo nei suoi occhi un dolore straziante. Ragazzo mio, a volte non sai quanto sono grato a Dio di non avere avuto figli… se mi fossero capitati come i suoi…
(escono anche loro)
Fine.