Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2024 “Respiro” di Adele Massi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Ho fatto tutto quello che sognavo di fare. Perfino cose stupide. Per resistere per cinque lunghi mesi. Non volevo farmi sopraffare. Anche se tutto perde senso, si annulla. Neanche la vita fatta in precedenza, vissuta intensamente, aveva più senso. Mi ero concentrata sulla cura, giorno dopo giorno. Come se il protocollo fosse la mia seconda pelle. Poi ho finito la terapia e sono crollata. Di botto. Mi ha sorpreso. E ora sono in balia di me stessa. Non ho finito. Ho la sensazione che tutto stia cominciando adesso. È come se l’incubo stia cominciando ora. La paura che ricominci, che mi riprenda ancora a tradimento. Come la prima volta. La paura di morire, credo. La paura di essere incapace di riaffrontare tutto, di nuovo. Un’immagine si presenta con prepotenza alla mia mente.

Sono sul ciglio di un precipizio, su una montagna alta. L’aria è tersa, la luce magnifica. Sono terrorizzata dall’altezza. Guardo sotto e mi sento male. L’atterraggio è un francobollo piccolo così. I colori del cielo e dei boschi sono brillanti. Sul pendio che declina bruscamente ci sono decine di parapendii colorati. I piloti sono in attesa che il vento sia favorevole. Sono lunghi momenti d’attesa. Io ho paura. Ho il respiro bloccato. Allaccio il casco e penso. Che ci faccio qui? Non devo pensare al vuoto. Devo fare solo un salto e muovere le gambe. Libero la mente. Mi concentro sul decollo. Non penso al vuoto. Devo saltare. Comincio a correre e mi sento sollevare da uno strappo. Riapro gli occhi. Sono in volo. È un volo carnale, plastico, forte, fisico. Volo. Come tutti gli altri. Mi aspettavo il silenzio. Invece il volo è pieno di suoni.

Sento il vento che fischia tra le corde, gli uccelli che passano e frusciano. L’aria sul viso mi scompiglia i capelli. Galleggio nel sole, nel fresco degli elementi. Perché ho così tanta paura? Sono quasi a rischio zero di recidiva. Voglio scendere e atterrare e, al tempo stesso, non finirla mai. La morte l’ho sfiorata. Devo accompagnare questo pensiero. Non fare finta di nulla. No, non ce la faccio. Io non ho la forza per riaffrontare tutto questo, non posso. Ho ancora paura? Sì, tanta, ma sto volando e sono contenta. È bello, è come navigare nell’aria. Vedo i cordini intrecciati. Capisco immediatamente. Molti sono caduti così. Mi posso schiantare. Ho qui le analisi. Perdo quota rapidamente. Sono incapace di parlare. Il respiro si ferma, contraggo lo stomaco.

Mi preparo all’impatto. I cordini sono intrecciati. Altri sono morti. La terra si avvicina in fretta. Riconosco il prato, l’atterraggio, gli altri piloti. Come sono le analisi? Non sono più malata. Trattengo il respiro. La cassa toracica rimane bloccata. Sono atterrata. Sono illesa. Mi stendo sull’erba a braccia aperte. Guardo il cielo azzurro. Sono viva. Respiro.

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1 commento »

  1. Mi piace molto il modo in cui è scritto questo racconti, mi ha tenuto ancorato fino all’ultima riga portando a leggerlo tutto d’un fiato

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