Premio Racconti nella Rete 2023 “Ultima cena” di Katia Molinari
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023È sera.
Roma inizia a respirare, è un respiro lento e profondo, il suo.
I turisti famelici hanno cominciato a sbranarla dalle prime luci del giorno e ora, sfinita, la città eterna torna ai barboni che, come scarafaggi , escono dai loro anfratti rimasti celati alla luce del sole e ne occupano le strade del centro.
Virna cammina verso la piazza, dove tra poco inizierà a distribuire pasti caldi ai bisognosi con gli altri volontari; vede i senza tetto vagare tra i maestosi palazzi nobiliari e i monumenti eterni alla ricerca di una bottiglia di vino, un compagno per ridere o litigare. Sì perché anche litigare fa bene, fa sentire normali, come tutti gli altri e Virna lo ha capito osservandoli quando si accapigliano per l’ordine di arrivo, ognuno recita ila sua parte; tutti conoscono il copione. Qualcuno nel tragitto la riconosce e la saluta, lei sorride.
Oggi è in anticipo; vuole passare da Sergio, provare a parlarci.
Sergio è un clochard, un senza tetto, un barbone. Vive in una nicchia, aperta sulla strada, di un maestoso palazzo seicentesco, e quando la sera Virna gli porta la busta con la cena, lui resta seduto nel suo loculo, la testa china sul libro, una lucina che illumina le pagine e lo sguardo fisso sull’inchiostro.
La rifiuta sempre, non ha bisogno di niente.
Lui alla consegna dei pasti non ci va, mai.
Virna arriva al tavolo per la distribuzione, saluta tutti e inizia a preparare la busta per Sergio, come sempre.
-Ancora? Tanto lo sai che non vuole niente…
Le dice Lisa, la coordinatrice dell’associazione
-L’altra sera mi ha detto il suo nome, e mi ha salutata magari stasera riuscirò a scambiarci due parole
-Non capisco perché ti sei fissata con lui… Ci sono tante persone bisognose in situazioni ben più gravi della sua!
-Lo so, ma vedere un uomo di strada concentrato per ore a leggere un libro mi commuove
-Ok. Tanto so già che tornerai con la busta immacolata o quasi.
Virna prepara con cura il sacchetto: un uovo, un formaggino, una brioche, un succo di frutta e un piatto di pasta. Sa che non lo vorrà, forse prenderà un uovo, la ringrazierà e le dirà che a lui non manca nulla. E tornerà subito a leggere senza alzare più lo sguardo.
Fa il giro del palazzo e si avvicina alla nicchia, lo vede con la testa bassa sul libro come ogni sera, gli occhi socchiusi, concentrato nella lettura. Il piccolo fascio di luce sulla pagina.
-Sergio!
Lui alza lo sguardo e anziché pronunciare la solita frase “Sto bene, non mi serve niente”, la guarda, chiude delicatamente il libro, lo posa su una cassetta di legno accanto a lui, allunga la mano e afferra la busta di plastica che Virna gli porge.
Rovista dentro, tira fuori un formaggino e inizia a mangiarlo.
Si pulisce le mani sui pantaloni, la crema rimasta spalmata tra le dita migra in parte sul tessuto; lui resta in silenzio e guarda Virna.
Lei trema, capisce che si è aperto una fessura, prova a parlare con lui.
-Ti vedo sempre leggere, ti farebbe piacere se ti portassi dei libri?
Virna si prepara a una risposta a monosillabi, e invece stasera le parole si sciolgono nella bocca di Sergio, ed escono una dietro l’altra.
-Oh sì, i libri sì. Io leggo tanto
-Che genere preferisci?
-Mi piace tutto, romanzi storici, classici, saggi tranne le storie d’amore, quelle proprio non le sopporto. Le storie d’amore proprio no!
-Ma leggi qui tutto il giorno?
-Io non sto qui tutto il giorno, Io vengo qui solo la sera per dormire
-E tutto il giorno cosa fai?
-Io sono uno scrittore. Il giorno sto in biblioteca, negli archivi, cerco informazioni per scrivere i miei libri sulle famiglie nobili romane e poi vado nei punti dove c’è internet e spedisco le bozze all’editore. Sono nato in Francia, ma ora vivo qui in questa città bellissima. Je l’adore.
Virna ascolta la sua voce, osserva il suo sguardo, interpreta le sue parole: non riesce a credergli, ma Sergio parla un italiano elegante, con la sua R moscia, eredità di una Francia natia ormai quasi dimenticata; è un uomo colto. Questa storia potrebbe anche essere vera.
-Hai già scritto qualche libro?
-Ne ho scritti tanti. Ora ne sto scrivendo uno autobiografico
-Mi piacerebbe leggerlo quando lo finisci
-Eh chissà quando lo finisco! Ho un sacco di cose da fare. Ecco infatti, devo andare a dormire che domani devo svegliarmi presto
-Non prendi la pasta? Posso portarti una coperta, dei vestiti la prossima volta?
-No, io sto bene non mi manca nulla.
– … ma non hai freddo la notte?
-A Roma non fa mai freddo. Quando senti che un clochard è morto di freddo, è perché ha bevuto, ma io non bevo
-E se piove non ti bagni?
Gli chiede guardando la bara fatta di spessi cartoni addossati al muro.
-Ho due strati di cartone! E poi il sacco a pelo me lo ha regalato uno sherpa, resiste fino a -26 gradi. C’est incroyable non?
Le sorride.
Si sfila le scarpe, si introduce nel suo sacco a pelo e fissa il cielo, tace.
Virna lo saluta e sta per andarsene ma quel silenzio posatosi all’improvviso sulla bara di cartone e su quei pochi oggetti intorno la trattiene lì con lui.
– Guarda che belle le vette del Tibet!
Le dice.
Virna guarda nella direzione dello sguardo di Sergio e vede la bandiera tricolore che sventola sul palazzo del Quirinale, gli inseparabili gemelli Castore e Polluce a farle la guardia.
– La notte qui è meravigliosa! Tra poco sarà tutto buio e nasceranno anche le stelle, e si accenderà la luna che si specchierà sulla neve
continua Sergio
Virna cerca la luna, le stelle, il cielo tibetano… la bandiera continua a sventolare sul pennone e i dioscuri restano immobili.
-Sei sicuro che non vuoi nulla, Sergio?
-No, veramente, qui io sto bene, non mi manca niente
Sergio chiude gli occhi e lei capisce che è ora di andare.
-Buonanotte Sergio
La mattina dopo Virna non va al lavoro, torna da lui, vuole vedere se le ha detto la verità.
La nicchia è vuota.
Lui non c’è.
Lo aspetta per ore seduta sul marciapiede in attesa che faccia ritorno.
Arriva la sera. Le mura iniziano ad arrugginirsi, il sole abbandona le vie del centro e scompare dietro i palazzi.
Sergio non arriva e lei decide di varcare la soglia della nicchia.
Apre la sedia pieghevole, si siede e si guarda intorno, i cartoni piegati e addossati alla parete, il sacco a pelo ben riposto dentro la cassetta, il libro poggiato sopra con la lucina attaccata.
Sergio non arriva.
È notte fonda.
Prende i cartoni e li sistema come ha visto fare a Sergio la sera prima, prende il sacco a pelo e ci si accomoda dentro. In fondo con le dita sente qualcosa.
Cerca di tirarlo su con i piedi, ci riesce senza uscire dal sacco pelo e lo afferra con le mani. È un taccuino.
Sulla copertina, una scritta con il pennarello: “Il mio libro autobiografico”.
Inizia a sfogliarlo. La prima pagina bianca, bianca anche la seconda, la terza e tutte quelle che seguono. Sull’ultima c’è una scritta sottile, in bella calligrafia: “Sono stato bene non mi è mancato niente. Sergio”
Virna guarda verso il colle Quirinale, non vede più la bandiera sventolare sul pennone, i dioscuri scomparsi, le cime innevate del Tibet svettano dietro l’obelisco, la luna piena illumina la croce in cima. Un corridoio di polvere opalescente compare nel cielo sopra di lei.
Inizia a respirare, è un respiro lento e profondo, il suo.
Sta bene. Non le manca niente.
Davvero un racconto molto bello, mi sono commossa!
Davvero un bel racconto, emozionante, complimenti! In bocca al lupo!
Grazie Aurora Biagini 🙂
Grazie Romina Zecchini 🙂
Molto toccante il tuo racconto. Complimenti
Bel racconto. Originale e ben scritto. Brava!