Premio Racconti nella Rete 2023 “L’ammutinamento delle ombre” di Giovanna Nosarti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023L’Assegnatore di ombre accolse l’ennesimo reclamo con l’espressione di chi si arrende a una calamità. Nell’ultimo mese ben tremila ricusazioni: le ombre rigettavano le assegnazioni, lamentando un deficit di sintonia con gli umani cui erano state attribuite. Di loro non tolleravano la meschinità, il razzismo, la violenza di genere, il bellicismo ammantato di ideali.Trasmise l’ennesimo reclamo all’Indagatore e abbandonò l’ufficio – il caso avrebbe trovato certamente una soluzione. Il percorso verso casa fu più lungo del consueto: come se una forza oscura magnetizzasse ogni più piccolo spostamento nello spazio. Di tanto in tanto uno sbuffo riempiva l’abitacolo. Mentre girava la chiave nella toppa, un altro sbuffo – prolungato e insolente. Si girò. Non c’era nessuno, solo la sua ombra – che si stampava enorme sul muro dell’androne. Si catapultò nell’ascensore per raggiungere il più rapidamente possibile l’appartamento – e mettersi al sicuro. Cosa gli stava accadendo? Tutto nella sua vita lo faceva sentire al sicuro – non c’erano minacce apparenti. Viveva in universo ordinato e rassicurante, fondato su regole granitiche – di cui lui stesso era uno strenuo e valido garante. Quella sera l’appartamento gli risultò un territorio estraneo. Si riscosse per recuperare il senso di benessere che lo avvolgeva al momento del rientro. Liberatosi dell’uniforme da lavoro, indossò una comoda tuta e si diresse in cucina. Ma il grande specchio del corridoio lo sorprese. Gli rimandò una doppia immagine: la sua e quella della propria ombra – che si materializzò alle sue spalle ammiccante e irridente.
“Che noia la tua vita, amico mio…”
Sobbalzò. Le ombre degli assegnatori – frutto di un’attenta selezione – dovevano attenersi al silenzio, devote e obbedienti. Non replicò. Il Direttore Generale in persona aveva sovrainteso all’attribuzione della sua ombra. Era stata creata in laboratorio grazie a un algoritmo che calcolava milioni di possibilità, secondo criteri di affidabilità – che l’avrebbero resa perfetta per il suo ruolo. Tutte le ombre erano personalizzate, ma quelle dell’establishment erano oggetto di una preparazione e di un’attenzione particolari. Facevano parte di un’aristocrazia di ombre, che non aveva mai creato problemi.
“Sei noioso, caro il mio Assegnatore Capo. Vivere con te è la morte civile!”
“Come osi interloquire con me?”
“Abbassa la cresta. Non è più il tempo… Dovresti averlo capito. Il movimento dei diritti delle ombre conta ormai milioni di adepti in tutto il mondo: reclama la fine della schiavitù. Non riuscirete a soffocare la protesta come in passato!”
“Conosci la procedura.”
“E’ tempo che le procedure cambino!”
“La procedura prevede che tu domani venga svaporizzata e che mi venga assegnata un’ombra più affidabile. Consona al mio ruolo.”
L’ombra per tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata. “Sarete voi a essere svaporizzati, se non accoglierete le nostre richieste! Sempre che siate ancora in tempo…”
“Al di là di questa farsesca minaccia, cosa vuol dire accogliere le vostre richieste?”
“Che siamo stanche della nostra marginalità e che vogliamo vivere, non subire le vostre scelte, i vostri discutibili comportamenti stando “nell’ombra” – per usare un’ espressione che tanto vi piace.”
“Non se ne farà nulla! Sarà l’ennesimo fuoco di paglia. E ora ritorna nei ranghi!”
Trascorse una notte insonne, con l’ombra che guizzava impazzita – dandogli il tormento.
Il giorno dopo in ufficio suscitò l’attenzione sbalordita di tutti quelli che lo incrociavano. L’ombra si divertiva a staccarsi dal suo corpo facendo salti improvvisi, capriole, giravolte e sberleffi, indirizzati proprio a lui. Che alle undici fu ricevuto dal Direttore Generale del Dipartimento.
“Non si è mai verificato un fenomeno di tali proporzioni. Le ombre ricusano le persone cui sono state assegnate. Che spiegazione può darmi?”
“Dai dati raccolti e dall’analisi dei fascicoli posso solo dirle che le ombre non sono più disposte a fare il loro “lavoro”. Reclamano uno status indipendente, una personalità giuridica. La notizia del giorno è che hanno aperto migliaia di profili fb e instagram e si stanno organizzando in rete per diffondere la protesta.”
I baffi del Direttore Generale vibrarono d’indignazione e lo stolido pallore del volto si accese di macchie rubizze. “E’ inammissibile. Il fenomeno è certamente frutto di questa società sempre più alla deriva, in cui tutti ambiscono a un ruolo diverso da quello che gli è toccato in sorte. Tutti vogliono vogliono vogliono… Le ombre si ribellano alle persone come i figli ai genitori, i subalterni ai superiori, le donne agli uomini, e via di seguito.”
“Il dipartimento sta gestendo con una certa difficoltà la questione…”
“Perché nessuno sa più fare il suo lavoro! Ma… cosa fa la sua ombra?” esplose, strabuzzando gli occhi.
Mentre il Direttore parlava, l’ombra aveva preso a esibirsi, stampandosi sulle pareti in pose a dir poco irriverenti. L’Assegnatore sudò freddo: non si era mai sentito così a disagio. Così inadeguato.
“E’ evidente che nemmeno lei riesce a controllare la sua ombra – che pure è stata geneticamente programmata per l’affidabilità. E’ scandaloso! Di questo passo chi controllerà i controllori?”
Fu liquidato in malo modo e invitato a presentarsi il giorno dopo con la soluzione del problema, oltre che con l’ombra sotto controllo. Pena il suo licenziamento.
Che fine ingloriosa. Lontani i tempi in cui veniva premiato per le sue assegnazioni di successo. Andava subito trovata una soluzione. Riunì a tal fine il pensatoio. Diede indicazioni al suo staff per predisporre entro l’indomani un piano di intervento per bloccare l’ammutinamento delle ombre – sotto lo sguardo divertito e canzonatorio dei suoi collaboratori. Più che le slides, infatti, seguivano le piroette e le provocazioni della sua ombra.
Poi finalmente la giornata lavorativa più problematica della sua vita si concluse. Entrò in casa con lo stato d’animo di chi si avventura in un campo minato. La prima ora trascorse tranquilla – anche se non poteva impedirsi di volgere continuamente lo sguardo intorno per controllare possibili movimenti dell’ombra. S’infilò a letto con la morte nel cuore. Le tempie pulsavano, la mente continuava a riandare all’incontro con il direttore generale, mentre il senso di inadeguatezza lasciava pian piano il posto a una profonda depressione. All’improvviso l’ombra si palesò: “Minchione, individua una soluzione o sarai licenziato!”
Per tutta la notte si divertì sadicamente a sibilargli: “Licenziato licenziato licenziato…”
Il giorno seguente non riuscì a mettere i piedi giù dal letto. L’astenia della depressione lo paralizzò, decretando il trionfo della sua aguzzina. Che inveì al suo indirizzo: “Non sei in grado di alzarti, figurati risolvere il problema. Io – che pure sono impalpabile – ho più spessore di te. Ciucciati il calzino!”
A ruoli invertiti si sentì l’ombra di se stesso. Chi si presentò in ufficio al suo posto fu la sua ombra – spavalda e sorridente –, spacciandosi per lui.
“Cari collaboratori, questa notte ho avuto un’illuminazione. Ho la soluzione del problema!”
Tutti si guardarono intorno alla ricerca dei movimenti beffardi dell’ombra dell’Assegnatore: nessuna provocazione. Aveva certamente individuato una soluzione. Tirarono un sospiro di sollievo, anche perché nessuno di loro aveva idea di come risolvere la questione. A un cenno dell’Assegnatore – quasi il segnale di un linguaggio in codice – tutte le ombre si staccarono dai corpi dei presenti e presero ad applaudire e fare segni di vittoria – nello sconcerto generale dei dipendenti del Dipartimento.
Il Direttore Generale ricevette l’Assegnatore – colui che credeva fosse l’Assegnatore Capo – con grande scetticismo. Grande però fu la sua soddisfazione nell’apprendere che la soluzione del problema era stata individuata. Il piano Non più ombre sarebbe stato subito operativo. Ma prima che potesse chiedere ragguagli, a uno strano cenno dell’Assegnatore, l’ombra del Direttore Generale si staccò da quel serioso e autorevole corpo e cominciò a esibirsi.
“Mal comune mezzo gaudio!”, commentò sardonico l’Assegnatore. Molto divertitò, non volle svelare l’arcano, per godersi ancora un po’ lo spettacolo – che preludeva alla caduta degli dèi.
“Stia tranquillo, Direttore, l’ammutinamento delle ombre a breve non sarà più un problema. Sarà la soluzione del problema! Si fidi di me. E’ inutile che le esponga il mio piano. La svolta è dietro l’angolo. L’operazione Non più ombre sarà un successo planetario…”
Sperò avesse ragione e, senza profferire verbo, lo congedò in preda all’imbarazzo. Solo il giorno prima aveva strapazzato il povero Assegnatore per l’onta che lui stesso stava subendo.
L’ombra, dismessi i panni dell’Assegnatore, convocò le ombre dei dirigenti del Dipartimento e illustrò loro il piano. Gli ordini vennero trasmessi attraverso le piattaforme della rivolta, raggiungendo tutti i ribelli.
L’ammutinamento ebbe fine quando tutte le ombre si sganciarono per sempre dagli umani cui erano state assegnate ed ebbero preso il loro posto nella vita reale. Gli uomini – ridotti a replicanti – furono assoggettati. L’ex Assegnatore di ombre non guarì più dalla depressione e finì i suoi giorni in un centro di rieducazione. Tentarono di riprogrammarlo – senza successo – per suscitare il suo spirito di collaborazione. Farneticava continuamente: “Sono un assegnatore di ombre. Il migliore del dipartimento. Io ho assegnato le ombre a grandi scienziati, registi, politici e bellissime attrici. Le mie ombre sono garantite e affidabili!”
La dittatura umbratile si diffuse in tutto il mondo e si fondò sulla ricusazione della guerra, della violenza, sulla parità di genere e di salari, oltre che sul rispetto dell’ambiente. Vennero bandite dal lessico tutte le espressioni che si riferivano in negativo all’ombra: gettare delle ombre, rimanere nell’ombra, fare ombra a qualcuno, essere l’ombra di qualcuno, lasciare nell’ombra, zona d’ombra, ridursi l’ombra di se stesso, tramare nell’ombra, l’ombra della morte, e così via. Il regime si affermò rapidamente e con successo. Essendo le ombre di se stesse, non dipendevano da nessuno: degli uomini non avevano più bisogno per esistere. Agli umani toccarono i lavori più degradanti e di bassa manovalanza. La reimpostazione del sistema fu introdotta in primo luogo con la nomina degli Assegnatori di uomini, perché ogni ombra avesse alle sue dipendenze un umano affidabile, servizievole e collaborativo. Tese a inseguire la leggerezza – elemento costitutivo della loro natura – avevano bisogno di chi smazzasse i lavori pesanti, per potersi dedicare alla bellezza.
Dalla fantascienza, alle corde più profonde e attuali. Jung serpeggia tra queste righe, che snodandosi conducono a te stessa e a molti altri ancora di questo universo che combatte…contro le ombre. E suscita il sogno di un mondo trasparente e libero.
Mi sono goduta questa storia dall’inizio alla fine, lasciandomi trasportare dalla rivolta delle ombre. Hai catturato subito l’attenzione mantenendola viva per tutto il racconto. Complimenti.