Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Dall’altra parte” di Luisa Patta

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Bastiano frugò nella tasca come a cercare qualcosa, ma trovò solo il biglietto messo lì da suo padre. Lo accartocciò strizzando forte le dita contro il fianco. Avrebbe voluto urlare, ma al posto delle sue grida si sentì solo lo stridio dei gabbiani del porto. Era dall’altra parte, aveva vinto suo padre.

Si asciugò la fronte, convinto di trovarla bollente. Era fredda, invece.

La rabbia, se non brucia, gela. Sudore ghiacciato scendeva sulle tempie pulsanti, che gli impedivano di mettere un pensiero dopo l’altro e di trovare una via d’uscita da quel labirinto in riva al mare.

Mare, non era mare questo, pensava. Il respiro accelerato faceva entrare nelle sue narici il tanfo del porto, quel puzzo oleoso che si avvinghia alla pelle, che deturpa il viso. Le auto sfrecciavano, tutti avevano qualcuno da riabbracciare o un addio per cui piangere. Lui non aveva niente. Solo quel biglietto, ormai accartocciato.

Calciò una latta vuota a testa bassa contro un vento che non era il suo maestrale. Infilò la testa dentro il giubbotto, ci urlò dentro, fino a farsi uscire le lacrime, oltre il parapetto dei suoi occhi che non volevano guardare oltre.

La latta finì per sbattere contro il vetro della cabina telefonica.

Avrebbe dovuto chiamare quel numero, suo padre si era tanto raccomandato.

Bastiano prese il biglietto accartocciato dalla tasca e lo buttò in mare.

Se qui doveva stare, dall’altra parte del mare, lo avrebbe fatto a modo suo, pensò.

L’acqua iniziò a bagnare il foglio, lo impregnò completamente. Né Bastiano né nessun altro avrebbe mai letto quelle parole, che andavano dissolvendosi come la scia del traghetto che tornava verso l’orizzonte.

Figlio mio,

so che in questo momento mi stai odiando. Anche io mi odio per quello che ti sto facendo.

Ma un giorno capirai, spero.

Lo dicono tutti che qui non si vive bene. Tutti vogliono partire, ma non ne hanno la possibilità. Tu invece, che questa possibilità ce l’hai, volevi rimanere. Ironia della sorte.

Ogni giorno che passa, vedendoti crescere qui e amare questo posto sempre di più, in me aumenta la paura. La paura di non darti un futuro, di affidarti a questa terra ingrata che succhia ogni energia e ci risputa, vuoti, come carrube secche. Guardami, io sono una carruba secca. Tutti qui siamo carrube, non puoi tirarci fuori niente di buono.

Ho paura a tenerti qui, figlio mio. Tu non devi diventare come queste carrube secche. Non devi diventare come me.

Non voglio assistere a questo, anche se vuol dire strapparti da qua, dal mio cuore, dai miei occhi. Spedirti in continente, con solo un numero buono in tasca.

Pensi che non stia soffrendo a farti questo?

Soffro tantissimo, perché mi sono permesso di decidere della tua vita.

Ma ha pesato di più la paura di vederti fare la mia vita, ripetere i miei stessi sbagli, che il dolore di vederti andar via, adirato con me.

Tu non puoi restare qua: a piegarti per un pezzo di pane, a partire la mattina e non avere la certezza di tornare, a soffocare in miniera, quella miniera che tu testardamente ami. E io non capisco perché. Forse per andare contro di me. O forse no.

Io ci sto morendo in questa miniera, non lo capisci? È un inferno in anticipo, questa vita mia. Ma io non avevo alternative, vent’anni fa.

L’ho premesso a tua madre, che mi aspetta ogni sera con le caviglie gonfie e gli occhi spenti, che non ti avrei portato tra queste gallerie buie, umide, colpevoli, nella miseria della terra.

Per questo ora sei dall’altra parte. Per colpa della mia paura. Ma a me piace darle un altro nome: speranza, futuro, possibilità.

Questa terra si può amarla solo da lontano, quando non ne senti sopra il peso, la fatica.

Un giorno mi perdonerai, spero.

Non so se ancora ci sarò, ma vivrò ogni mio giorno aspettando il tuo perdono.

Ora, tutto quello che posso darti, è un numero buono.

Chiama Domenico, è mio amico, lui ti aiuterà.

Telefono Domenico 06/6832210

Abbi cura di te. Con amore,

babbo.”

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