Premio Racconti nella Rete 2023 “Prepararsi all’addio” di Giuseppe Paolone
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023La cicala è sdraiata sulla neve con le ali paralizzate dal freddo, sono lontani i giorni in cui le sfregava per scacciare la noia estiva. Amava cantare, questo era tutto. La formica la guarda dalla finestra sgranocchiando un chicco di grano, dorato trofeo nel buio rifugio del formicaio.
Le provviste sono al sicuro in attesa del letargo, perché la sopravvivenza della colonia è essenziale per ogni formica.
La formica si sente orgogliosa del lavoro fatto, con rabbia sputa via l’ultimo pezzo di chicco, vorrebbe uscire per parlare con la cicala, per mostrarle la sua stima. La stagione del canto è finita, sopravvivrà nelle orecchie di chi l’ha ascoltata.
? Il nostro lavoro è presto dimenticato, tutti aspettano il ritorno della cicala che cantava al crepuscolo ? sussurra la formica chiudendo la finestra per ripararsi dal freddo.
? Bella morale del cazzo ? ruttò Franco Marinucci cambiando canale.
Infilzò cinque rigatoni in un colpo solo, sconsolato riaffondò la forchetta nel piatto facendo schizzare scintille di sugo sulla tovaglia. Portò la pasta alla bocca e masticò. Gli occhi fissavano le immagini alla televisione. Non era un tipo che perdeva la calma facilmente, aveva fatto la guerra, lui.
Quarant’anni con il culo incastrato nella cabina di un camion come un’ostrica avariata gli avevano insegnato che alla morte ci si abituava presto senza rendergli il giusto merito.
Il primo anno di guerra l’aveva passato trasportando rifornimenti alle prime linee, poi solo cadaveri e feriti, faticando spesso nel distinguere i vivi dai morti.
Alla fine del conflitto, a bordo del suo camion non aveva smesso di contare le anime che si infrangevano sulle strade, fino al maxi tamponamento che lo aveva costretto a staccarsi dal volante per aspettare la pensione.
Gli ultimi rigatoni erano sommersi in un mare rosso, sembravano i corpi di due soldati colpiti da una mina, una voce acuta faceva tremare la televisione, masticava ansia senza sosta.
Franco Marinucci non si era meravigliato più di tanto quando aveva letto l’articolo che aveva sconvolto mezzo Paese. Davanti alla scomparsa di una persona cara, non si faceva cogliere dallo sconforto, era parte della vita.
Lui aveva fatto la guerra, si capisce.
***
Ammirare la città dall’altezza di venti piani faceva uno strano effetto, comprendere quell’immensità con un solo sguardo impediva di pensare. Puntini minuscoli si muovevano con lentezza verso il basso. I marciapiedi visti dall’alto sembravano dei quadri impressionisti, fugaci pennellate di vita senza ombre.
? È la prima volta per lei?
Piero sussultò, non si era accorto di essere in compagnia.
? Se non vuole rispondere la capisco. Io sono alla quarta, per questo ho scelto il palazzo più alto della città, nessuno può salvarsi da quest’altezza.
? La sua supposizione puzza di speranza ? troncò Piero senza muoversi.
Lo sconosciuto si avvicinò al cornicione, sembrava volesse contare i metri che lo separavano dall’asfalto. ? A volte soffro di vertigini, ma la paura di fallire è più forte.
? Se sta cercando di farsi compatire ha sbagliato persona ? gli occhi fissi sembravano divertiti.
? Lo sta facendo per una donna? ? chiese lo sconosciuto.
? Parla di mia moglie? Troppo tardi, ? fece Piero con deferenza ? se ne è andata tre giorni prima che il mondo perdesse l’unico senso per cui è stato creato.
? Come ci mancano le persone che abbiamo ignorato in vita.
Piero non fece caso a quelle parole, il suo unico pensiero era un pezzo di cuore argentato marchiato da una grossa D che ancora gli pendeva al collo.
***
“I tentativi per la giornata di oggi sono in netta diminuzione, anche se dopo il tramonto la tendenza è destinata ad aumentare. Solo in Italia i suicidi falliti sono stati sei milioni in tre giorni, per il fine settimana le autorità temono un peggioramento. Il Presidente della Repubblica invita alla calma, farsi prendere dal panico…”.
Franco Marinucci schiacciò un tasto sul telecomando e i rumori artificiali scomparvero, gratificò quella funzione con un rutto profondo, come la sua indolenza. Si alzò con la pancia che sporgeva fuori dalla canottiera.
L’afa lo costringeva a concedersi un’altra birra, dopo una lunga sorsata un pensiero gli si strozzò in gola. Assuefatto da tre giorni di notizie catastrofiche, non ricordava il momento esatto in cui tutto era cominciato. Entrò nel salotto schiaffeggiando il pavimento con gli zoccoli di legno che gli spuntavano dai piedi.
Trovò il giornale spiegazzato sotto una pila di cartoni della pizza, un alone di unto rendeva accattivante la faccia severa di Umberto Eco.
“Prepararsi all’addio” era il titolo dell’articolo.
“Per secoli ha ordito i nostri destini, la regina che ha guidato l’umanità senza mai mostrarsi, temuta e sempre rispettata, oggi non è più. Il ritrovamento della “Nera Signora” è avvenuto nella notte in una casa nel centro di Roma. Nell’abitazione oltre a un saio nero e a una falce fienaia, sotto il corpo della donna appeso a un cavo, è stato trovato un biglietto: “Non riesco più a vivere nell’ombra”. D’ora in poi, il mondo non sarà più lo stesso, ci hanno elevato al pari degli dei, ma l’uomo non sa che farsene dell’immortalità. Secondo l’interpretazione di Aristotele…”.
Franco accartocciò il giornale con una mano e tornò a sedersi in cucina, il giornalista sullo schermo era scomparso, lo sostituiva un film che avrebbe rivisto volentieri. Riattivò l’audio e si sforzò di non pensare a nulla che non fosse la guerra in Vietnam, dalla finestra filtrava la luce di un lampione che faceva da guardia alla strada semideserta.
***
? Capelli lisci e scuri, occhi intensi di un marrone che non si trova in natura, senza Dunja il mondo sembra una palla piena d’acqua.
? Non sia patetico, le amiamo tutte alla follia quando le perdiamo, ma ci dimentichiamo di loro appena inizia la convivenza.
? Routine ? mormorò Piero con gli occhi tristi di chi ha perso l’occasione di apprezzare le rarità della vita.
? Lei invece? ? tagliò corto.
Lo sconosciuto scostò i capelli per avere una visuale completa dell’uomo che aveva di fronte, non mostrava alcun tipo di rassegnazione, sembrava depresso nella sua fierezza.
? Per me è diverso, non ho mai avuto il tempo di affezionarmi ai capricci delle donne ? salì sul cornicione come un acrobata inesperto ? sono solo uno scrittore emergente.
Piero conosceva la frustrazione degli artisti che non potevano mostrare la creatività in pubblico e si consumavano all’idea di restare nell’anonimato più desolato.
? Lei si scoraggia per poco, alla fine tutti pubblicano e, per come si stanno mettendo le cose, non dovrà temere la vecchiaia.
I due uomini restarono in silenzio, temevano le conseguenze del loro gesto. Un futuro più funesto di quello predetto al momento della nascita.
?? Mi fa la gentilezza di essere il primo?
Lo straniero annuì intuendo il profilo di Piero.
? In fondo, suicidarsi è un modo per liberarsi delle nostre esistenze anonime. So stare senza Amore e senza Vita, ma non riesco a sopportare l’assenza della Morte.
Il saluto arrivò improvviso alle orecchie dello sconosciuto, scaraventato dal vento serale e illuminato dai riverberi del tramonto.
Piero inspirò sentendo i polmoni che premevano contro la gabbia toracica, ancora gli doleva dalla precedente caduta. Chiuse gli occhi e citò: “Il suicidio è l’estremo tentativo di migliorare la propria vita”.
***
? Gli ospedali oggi sono pieni come centri commerciali nei giorni prima di Natale, abbiamo dovuto mettere i letti persino nei bagni, facciamo un’altra volta Fra’.
Franco lanciò il telefono alle spalle e si abbandonò sul divano della cucina. Il film era finito e non aveva voglia di ubriacarsi da solo, gli unici amici che era riuscito a rintracciare erano troppo distratti per svagarsi.
Le dita unte indugiarono sui tasti del telecomando mentre un’ombra scese rapida dal cielo oscurando per un attimo la luce del lampione che scrutava dentro la cucina.
Franco Marinucci poggiò la mano libera dietro l’orecchio e ascoltò l’urlo disperato che si aspettava.
? Che mezze seghe, non ce la fanno proprio a rassegnarsi.
***
Lo sconosciuto si sporse per vedere dove fosse finito il suo interlocutore, non udì alcun urlo, la distanza aveva coperto i suoni che venivano dalla strada, oppure erano le sirene delle ambulanze che rendevano l’aria una sinfonia di strida disumane. Assaporava ancora le parole di Piero che un tempo erano state di Michelangelo, prese una lunga rincorsa e saltò il più lontano possibile, la pressione dell’aria gli impediva di respirare.
Chiuse gli occhi accecato dalla speranza, impattò con il suolo producendo il rumore di uno straccio bagnato su una superficie piatta.
Quando riaprì gli occhi, scoprì di non essere il solo disteso in strada, una scena vissuta troppe volte. A pochi metri da lui Piero, piangeva per la disperazione e il dolore.
Lo imitò con un grido rauco.
***
Franco si risvegliò sentendo dei lamenti provenire dalla strada, con gli occhi appannati dal sonno cercò di scoprire dove si trovasse, la tv della cucina trasmetteva una canzone orecchiabile. Quando riuscì a vedere nitidamente, il camionista in pensione scoprì con orrore che la voce era di Toto Cutugno, vestito di bianco, che intonava L’italiano in cinese.
Abbandonò la testa sul divano colpito da una sensazione opprimente, l’apocalisse doveva essere arrivata da un pezzo se il mondo si concedeva tali distrazioni.
Franco Marinucci si alzò per prendere un’altra birra, davanti al frigo vuoto ripensò alla cicala distesa sulla neve, si augurò di vedere presto la Fine o un suo surrogato a buon prezzo, non ne poteva più di tutta quella tensione.
? Lavorare imperterriti senza cedere alle lusinghe della gloria è il modo più difficile per meritarsi una vita soddisfacente.
Erano le uniche parole che riuscì a pronunciare, non aveva mai sentito tanta nostalgia della Morte come in quella notte.
Colpito da un lampo di speranza, Franco Marinucci abbozzò un sorriso all’idea che gli stava maturando sotto la cinta dei pantaloncini.
Aprì il ripostiglio, frugò un po’ e tirò fuori una scacchiera in radica di noce.
Soddisfatto andò a sedersi in cucina. Mentre sistemava tutte le pedine alternando i neri dai bianchi pensò che, dopotutto, la dama dalla lunga falce gli avrebbe concesso volentieri un’ultima partita.
? Forse anche la Morte può commettere un errore ? citò Franco sorridendo.