Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “L’Elefantina Tina” di Giuliano Di Gennaro (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Tanto tempo fa, in un luogo molto lontano chiamato Circolandia, vivevano tutte le specie di animali con un’unica e speciale aspirazione: riuscire a far parte del grande ed unico circo che si trovava nella piazza centrale del paese. Tra questi, viveva con i suoi genitori, anche Tina una tenera e graziosa elefantina. Sin da piccola, Tina, era sempre stata allegra: amava giocare ed allenarsi tutta la giornata con i suoi amici vicini e adorava stare con i suoi quando questi tornavano dal circo dove lavoravano.  Col tempo, però, crescendo, Tina aveva cominciato a notare qualcosa di strano: i suoi genitori, come anche tutti quelli degli amici elefantini che vivevano nel suo quartiere, erano felicemente umani e non animali!! Iniziò, quindi, a chiedersene il motivo, anche se, in un primo momento, non ebbe il coraggio di dirlo a nessuno. Così, un bel giorno, approfittando dell’assenza dei suoi, decise di uscire e fare un giro nei dintorni. Passò per il quartiere dei leoni … e poi per quello dei cavalli … e poi ancora per quello dei rinoceronti, delle tigri, delle giraffe, delle zebre, dei cammelli … constatando che in tutti, ma proprio in tutti i quartieri, non c’erano umani!! Così Tina capì, che la strana cosa riguardava solo gli elefanti. E allora, tornata a casa, non riuscendo più a resistere, attese pazientemente i suoi per avere una spiegazione.

“Vedi, Tina – le disse il padre mentre sorseggiava un buon bicchiere di vino bianco – essere umani è un privilegio per noi animali e un giorno che anche tu lo sarai, lo scoprirai!”.

E Tina incredula rispose: “Ma io non voglio diventare umana!!! Perché dovrei?!!”.

“Perché dovresti? – riprese la madre meravigliata. “Pensa solo a quanto sarai bella senza quelle orecchie grandi e quella proboscide fastidiosa. Avverrà tutto per magia, non devi preoccuparti”. A quelle parole, Tina ammutolì. E quella stessa notte, delusa, non riuscì a chiudere gli occhi.

Il giorno dopo, mentre sbirciava dalla finestra la consueta uscita dei suoi per il lavoro, Tina vide un uomo vestito di nero, con un lungo mantello rosso ed un cappello di color grigio curiosare con aria malvagia nel quartiere degli elefanti. Un altro umano, pensò Tina.

Ma cosa ancora più strana, quella stessa mattina nessuno dei suoi amici elefantini era uscito ad allenarsi. Tina per la prima volta si ritrovò sola e si sentì triste ed impaurita!! Ma proprio in quel momento, udì una voce molto strana e particolare: “Oh, Oh, Oh … un’elefantina! Che fortuna vederne una in giro!”. “Chi sei” – rispose decisa Tina. “Mi chiamo Clemente e sono la lucciola più intelligente!!”. “E cosa vuoi da me” – ribatté Tina in maniera rabbiosa. E Clemente: “Ehi calma… Voglio solo aiutarti, non arrabbiarti!!! E Tina: “aiutarmi per cosa? Non ho bisogno di aiuto”.

A quel punto, Clemente capito che Tina non aveva nessuna voglia di scherzare, si decise a raccontare: “Il Mago Olak ha quasi compiuto la sua vendetta! Parlo di quell’uomo che stamattina girava per il vostro quartiere, il padrone del circo. In realtà, da piccolo era un gorilla nato con delle orecchie lunghe fino alle braccia ed un naso enorme. “Sei brutto!! Sembri un elefante!!” – gli dicevano gli altri animali che non perdevano mai l’occasione di prenderlo in giro. Quella ripetuta frase lo portò ad odiare sé stesso e la vostra razza. Da lì cominciò a supplicare uno stregone del bosco affinché lo aiutasse a trasformarlo in uomo. La trasformazione avvenne … ma lui riuscì con la forza anche ad appropriarsi della bacchetta magica d’oro che possedeva quel potere. Per questo, lo stregone lo maledisse costringendolo ad avere una delle caratteristiche peggiori degli esseri umani: la cattiveria. Da allora il suo unico scopo è stato quello di annientare la vostra specie: prima trasformandovi in umani inconsapevoli e poi utilizzandovi come schiavi nel suo circo”. Tina sbiancò. Non credeva alle sue enormi orecchie. Riuscì a mala pena a dire:” Oddio, i miei genitori!! Ora capisco! Ma…ma quindi cercava me stamattina?” E Clemente le rispose: “Si! Sei rimasta solo tu! E visto che solo un elefante può annullare la maledizione sta a te decidere. Se vuoi farlo, devi fidarti di me!!” Tina non ebbe scelta: abbassò la testa e diede il suo assenso. Poi, rialzando di poco lo sguardo, disse: “Ma te come fai a sapere tutte queste cose? “E Clemente rispose: “Tutte le lucciole del mio villaggio, erano lì quella sera. La maledizione ha colpito anche loro. Tutte tranne me e mia cugina Genoveffa che eravamo altrove; quando siamo tornate, eravamo le uniche che riuscivano ad illuminarsi. Da allora tutto il villaggio è “spento”. Solo tu puoi salvarci !!” A quelle parole, Tina recuperò le forze e rispose: “Dimmi cosa devo fare”. Clemente raggiante si avvicinò ad una delle sue grandi orecchie e cominciò a spiegarle il piano.

Quella stessa sera, a casa, Tina non aveva aperto bocca con i suoi. Aveva giustificato con un semplice mal di proboscide il suo silenzio ed il suo ritiro anticipato in camera.

Era notte fonda quando una folta squadra di lucciole capitanata da Clemente, si avviò verso il camper dove alloggiava il perfido Mago Olak. La finestra dell’abitacolo era semiaperta come consueta abitudine del veggente. Le lucciole vi entrarono una alla volta “a fari spenti” anche perché diversamente non potevano fare! Formarono una lunghissima fila. Clemente cominciò a guardare in giro per la stanza e finalmente individuò l’oggetto indispensabile per il loro scopo: la bacchetta magica di color oro. Tutte insieme, allora, le lucciole si posizionarono nel modo giusto per sollevarla e mentre si apprestavano per portarla fuori dal camper, aimè, Genoveffa, per sbaglio si illuminò richiamando l’attenzione del mago: lo stregone, prima aprì l’occhio sinistro; poi, nel vedere la sua bacchetta “volare”, si alzò di scatto dal letto e arrabbiatissimo cercò con le mani di agguantarla. Olak saltava come un matto senza riuscire a prenderla perché le lucciole, dal canto loro, impaurite, avevano portato la bacchetta più in alto possibile dalla sua spettinatissima capigliatura. Ad un certo punto, il mago sempre più arrabbiato e stufo della situazione, impugnò la racchetta per le zanzare che aveva vicino al letto, la accese e si preparò per abbatterle: “Maledette, ora capirete cosa significa sfidarmi!!!”. A quel punto, Clemente staccandosi dal gruppo si illuminò e cominciò a girare in continuazione davanti agli occhi del mago per distrarlo dalle altre. Genoveffa, sentendosi in colpa per aver svegliato il mago, fece lo stesso. Le due lucciole illuminate si muovevano velocemente e Olak cominciò a muovere violentemente la racchetta cercando di colpire quei due fastidiosissimi lumicini. “Genoveffa, è ora” riferì Clemente. A quel comando, le due lucciole si posizionarono ferme davanti agli occhi di Olak. Il mago nel vederle, rallentò i suoi movimenti per non farle scappare e all’improvviso diede una fortissima racchettata… Aimè, proprio in quel momento, velocissime le due lucciole si spostarono spegnendo “i fari” e Olak si ritrovò la scarica della racchetta sulla sua diabolica faccia. Cadde svenuto sul letto e le lucciole ne approfittarono subito per uscire dall’abitacolo in compagnia della bacchetta. Una volta fuori, si diressero verso l’abitazione di Tina, lì da ore impaziente ad attenderle. L’elefantina, una volta impossessatosi dell’oggetto magico, seguì alla lettera le indicazioni che le aveva fornito Clemente per eliminare la maledizione:

– vi si sedette con il suo enorme peso sopra affinché con il calore non avesse tolto tutto il freddo dal cuore del mago;

– soffiò con la sua proboscide forte forte sulla bacchetta fino a farsi mancare il fiato e fino a quando il colore della stessa non divenne bronzo, simbolo della perdita di potere;

– infine, posizionò l’oggetto magico per metà sotto la zampa anteriore sinistra e con quella destra provvide a spezzarla al fine di evitarne un nuovo utilizzo.

In principio, sembrava non succedesse niente. Ma dopo un po’, si sentì un TONFO fortissimo che fece tremare la casa, seguito da un barrire assordante.  Tina corse nel soggiorno e con grande sorpresa trovò i suoi seduti per terra di nuovo elefanti. In realtà, con la trasformazione avevano rotto le poltrone su cui sedevano e su cui si erano addormentati la sera prima mentre guardavano la tv … ecco cosa era quel rumore!!!

I genitori, perplessi, rimasero ancora a terra senza muoversi cercando da Tina, con le espressioni, qualche spiegazione.

Ma la graziosa elefantina nel sentire anche altri elefanti barrire nel vicinato, corse fuori e con sorpresa, ritrovò tutti i suoi amici nei cortili con i propri genitori anch’essi trasformati.

“Cos’è tutto questo baccano??!!” – gridavano altre specie di animali non distanti dal quartiere. “Andate a dormire, animali ingombranti!!”

Intanto, l’incantesimo era finito anche per il Mago Olak: il veggente si era svegliato in quella stessa notte trasformato in gorilla e cosa più bella guardandosi allo specchio aveva notato che non sentiva più vergogna per il suo aspetto. Così, promise a sé stesso che da quel momento in poi, sarebbe divenuto l’attrazione del circo insieme a tutti gli elefanti che, in tutto quel tempo, mai erano riusciti a partecipare.  

I genitori di Tina, ancora storditi, guardavano perplessi la figlia raggiante più che mai che nel frattempo aveva recuperato posizione tra di loro nel grande letto … 

Fu per prima la mamma a parlare:” Tina, ci spieghi meglio cosa è successo?”

E Tina: “E’ successo che siete tornati ad essere voi stessi! Nella vita bisogna imparare ad amarsi per quello che si è non per quello che si vorrebbe essere. È importante esprimere le proprie idee giuste o sbagliate che siano; vestire i panni di un altro, non potrà mai regalarti la gioia derivante dall’essere libero di mostrarti così come sei. Insomma, la bontà d’animo vale più della bellezza fisica”

La madre, incantata dalle parole della figlia, con le lacrime agli occhi la abbracciò forte e con lei il marito.

“Ma come sei riuscita in tutto quello che hai fatto?” ribatté il padre dopo che la figlia gli aveva raccontato anche del mago Olak.

Tina sorrise e voltò lo sguardo verso l’enorme finestra della camera da letto: lì fuori, milioni di lucciole formavano un enorme cuore luminoso. La piccola elefantina barrì, pianse di gioia e si addormentò tra le braccia dei suoi. Da quel momento in poi vissero per sempre elefanti e contenti.

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