Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2023 “Quindici minuti” di Antonella Zanca

Categoria: Premio Racconti per Corti 2023

Nonna diceva che ci sono quindici minuti da ricordare ogni giorno.

Lisetta ha novantadue anni e vive sola e ricorda tanti quindici minuti.

Veleggia ogni giorno nel passato e nella nostalgia tra un colore, un profumo, una canzone..

Ripete: “Sono a braccetto della vita da lungo tempo e tanto mi ha regalato.”

Oggi incontra la figlia: le racconta piccoli aneddoti che la riguardano, cose che ripete da anni. Vanno dal diabetologo; con quelle ginocchia, meno male che il parcheggio è vicino.

Lisetta ricorda come si rivolgeva suo papà, bergamasco, alle figlie: “Avevamo sempre qualche pullman da prendere ed eravamo sempre in ritardo. La mamma teneva in braccio la piccola Olga e per mano Tina mentre Giannina ed io saltellavamo intorno, distratte dalle cose che succedevano. Quando andavamo a Lovere era un vero viaggio, e papà ripeteva – ‘Ndom s-cetine, ‘ndom a salcc…- “

“Cosa vuol dire?”

“Andiamo, bambine, andiamo a salti, alla svelta!”

Il movimento delle ginocchia pare perda linearità, un cedimento, il braccio della figlia si irrigidisce: “Mamma, stai cadendo?”

“Ma no,” ridacchia orgogliosa, “stavo facendo il salto!”

 Ci riprova, ora a piedi uniti: una risata è il suo commento.

Ribadisce: “Mi piace giocare! Saltello come da bambina, bello, no?”

Nel pomeriggio, in casa da sola, si prende una pausa prima della telenovela preferita. Si appisola. Sogna sempre quando dorme e spesso sogna il suo Mario. Anche ora, e i cinque minuti che seguono il risveglio li dedica a scrivere.

Tempera la matita e ripensa a lui.

«Oggi sembra più alto, diritto, atletico. Mi saluta a braccia alzate. Indossa una giacca blu di velluto e una camicia azzurra, con un maglioncino leggero, sempre blu. Le scarpe sono comode, io non guardo i piedi, ma le spalle, alte e dritte, il corpo che va su, come se volasse.

Si gira, allegro. “Guarda, sono dimagrito! Ben tre chili. Vedi come mi sta bene questo maglione? Non ho più un filo di pancia. Ora potrai stimarti!” Io gli rispondo che a me piace sempre, ma che sì, adesso è anche meglio! Lui sorride: “Sei tu, quella bella in famiglia. Io ci provo, a mantenere il portamento, ma tu ce l’hai innato. Mi sono innamorato del tuo portamento e poi del tuo carattere e infine ho scoperto il tuo cuore.”

Lisetta sospira: sono cinque minuti importanti, questi.

Oggi le pare che bastino questi due tempi perfetti per poter finire la giornata.

Poi si ricorda i datteri.

La dottoressa ha detto che può mangiarne uno al giorno.

Quasi corre verso la credenza, apre la scatola di plastica; eccoli, lustri, profumano di zucchero, ne prende uno, lo appoggia sul tovagliolino, chiude adagio la scatola e torna verso la poltrona.

Ha deciso di regalarsi tutto il tempo che serve.

Lo addenta, sbocconcella un pezzettino e lo fa sciogliere in bocca. A occhi chiusi sente la saliva addolcirsi, deglutisce un poco e ascolta il sapore che dallo stomaco arriva al cervello e certo fino al cuore.

Ora fissa quei due centimetri che restano, indecisa se finirli in un sol boccone. No, continua a sbocconcellare, a deglutire adagio. Si accorge che sono più di cinque i minuti dedicati alla delizia.

Continua a sorridere: anche oggi la legge di Nonna è stata rispettata, con ben più di quindici minuti di meraviglia.

Sprofonda nella poltrona e saluta i suoi ricordi.

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1 commento »

  1. Racconto molto delicato, Antonella. Bello il dettaglio dei datteri, piccola meraviglia quotidiana.

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