Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “La spazzola magica” di Igor Cipollina

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Brindavano commossi

Gli amici suoi

Oppure s’attaccavano al bicchiere fino a stordirsi, per appannare il dolore

A seconda dell’umore e della circostanza

Ma di amici veri, quelli da passarci il tempo anche senza dirsi nulla, non ne aveva proprio

Solo conoscenti con cui ubriacarsi di parole pur di non rimanere zitti

Che, senza confidenza, il silenzio si gonfia d’imbarazzo

Lui no

A festeggiare i suoi traguardi e a piangere le sue cadute

Lui se ne andava all’autolavaggio fai da te

L’esame di maturità

La nascita del figlio

Il contratto di lavoro

La morte della mamma

L’angoscia di sapersi spento e scoprirsi acceso nelle pretese altrui

“Lasciatemi stare, non lo vedete che sono guscio?” avrebbe voluto urlare certe mattine in salita, quando proprio non ce la faceva a mettere la volontà in marcia

Ci andava sempre di sera, all’autolavaggio, quando il silenzio si faceva pastoso e, con tutte quelle luci, con le sue lance e le spazzole appese ai bracci rotanti, il posto sembrava una stazione spaziale

Meglio d’inverno, quando l’autolavaggio pareva costruito sulla nebbia che alitava dalla campagna grassa, quella sopravvissuta al cemento

Ma non è che puoi sceglierti la stagione dei traguardi e il tempo delle cadute, succedono quando capitano

Ultimamente, però, l’angoscia lo prendeva alle spalle sempre più spesso e lui sbagliava di continuo a interpretare le maschere che gli altri si ostinavano ad appiccicargli addosso

Una ribellione confusa, inconsapevole, che mescolava i ruoli e minacciava la tenuta dei rapporti

Il marito si comportava da figlio. Il padre s’atteggiava a fratello. L’impiegato ruggiva come fosse padrone

E così ogni sera era buona per rifugiarsi nella stazione spaziale, dentro al guscio della sua utilitaria ammaccata e percorsa dai graffi

Dava in pasto una banconota alla macchina scambia soldi, mulinava un po’ i gettoni nel pugno chiuso, una manciata di dadi per truffare la sorte, e poi impugnava la lancia e cominciava la sua partita. Senza fretta. Con metodo 

Iniziava sempre dai cerchioni

Un gettone

Poi il prelavaggio a bassa pressione

Un gettone

Il lavaggio con la schiuma attiva, densa e rosa, sbuffava da una spazzola che a lui pareva magica, capace di guarire lo sgarbo degli urti e i solchi dei graffi

Tre gettoni

Il lavaggio con acqua addolcita a bassa pressione

Un gettone

La cera protettiva, come una nuova pelle tesa sulla vecchia carrozzeria

Tre gettoni

Infine il risciacquo definitivo con acqua osmotizzata, una doccia dolce a prova di macchie e di aloni

Un gettone

Ogni sera, durante il tragitto di ritorno, le sue troppe maschere sembravano finalmente riallinearsi al ruolo giusto e far pace tra loro. Marito, padre, impiegato. Ma era una tregua fragile, un trucco da schiuma rosa e acqua dolce. Colava via sempre troppo presto

L’ultima sera lo videro trascinarsi a piedi verso l’autolavaggio di periferia, dove l’odore chimico dei detergenti litigava con la puzza di letame

Niente auto ammaccata, solo i suoi passi stanchi, col piede destro che curvava sempre in fuori in un buffo tentativo di ammutinamento, a voler scappare via dalla traiettoria dell’altro

Teneva le mani in tasca e le spalle curve, tirate giù dalla corda dello scontento. La testa affollata di pensieri e un ghigno pasticciato sulle labbra, una smorfia ambigua, per metà sorriso e per l’altra pena, una smorfia da pagliaccio

Quella sera fece la sua scorta di gettoni, si spogliò fino a restare nudo, i vestiti accartocciati in un angolo come l’involucro vuoto di un insetto dopo la muta

Saltò il prelavaggio e indugiò con la spazzola magica, cedendo al solletico delle setole. Rideva e piangeva, metà allegria e metà pena

Poi, quand’ebbe finito con l’ultimo risciacquo, si mise a quattro zampe, ululò un rombo meccanico dalle labbra da clown e affrontò la notte a fari spenti

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