Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “La rosa nel parco” di Joel Nardone

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Il parco sterrato davanti alla casa grigia, è l’unico elemento riconoscibile nella foschia di una buia mattina di Novembre.

L’acqua scroscia forte dal cielo, accompagnata da scariche di colori tra l’elettrico e il violaceo; il suo tocco sul parabrezza di quella vissuta panda color metallo, pare turbato e irrequieto.

Un ragazzino dalle gote bianche e gli occhi pensierosi siede sui sedili posteriori. Indossa un giacchetto nero in pile, così stretto e malconcio che la cerniera aperta è l’unica occasione per non farsi soffocare; le maniche non arrivano al polso.

I jeans strappati e sporchi calano ruvidi fino alle scarpe, che più bianche non sono da tempo ma un colore tra il marrone e il nero pece. Anche se l’abbigliamento sembra lasciato lì a invecchiare, i suoi capelli castani sono puliti e ordinati, e qualunque imperfezione da adolescente è estirpata dall’acqua salvifica del tonico anti-acne. La testa è poggiata ad osservare la nebbia che aveva avvolto il vecchio giardino, una volta ridente, e la casa della sua infanzia. Due sagome penitenti si avvicinano alla macchina; aprono la portiera, si siedono sui sedili anteriori.

Il guidatore osserva lo sterzo e,come se sollevasse un macigno, lo rotea , mentre con il piede carica la frizione. Parte verso la tana della bestia onnisciente del ricordo; il viaggio è un tuffo nel dolore della memoria.

Il blu del mare si schiariva sempre più, travolgendo la sabbia di quella spiaggia color marrone. Le risate e il suono calmo e ripetitivo delle onde riscaldavano l’ambiente quanto il sole là in alto, che brillava incontrastato. L’odore di alghe essiccate e là sotto i piedi confermavano una bellissima giornata al mare. Due bambini correvano sul manto rovente, intenti ad inseguire un pallone ballerino; uno più grande, con un viso squadrato, i capelli castani e le gote abbronzate; l’altro più minuto, con occhi d’angelo e capelli che parevano crini di un destriero nero.Dietro di loro, due adulti li osservavano ridendo: una donna, pallida nonostante il sole e con capelli biondi oro, e un uomo dalla pelle abbronzata e dai corti capelli neri;comunemente i due venivano chiamati dai bambini: “mamma e papà”. Andare al mare è la migliore attività della famiglia esclamavano mentre si godevano la brezza estiva; ma il piccolo pony moro aveva un sogno, che inseguiva guardando la finestra della TV di casa sua. Alberi possenti, tane di timidi animali, il canto delle loro voci, la solitudine e i fiori di quelle grandi foreste e campi verdi infiniti; Questo desiderio di esplorare era forte dentro il petto del fanciullo. Ma una volta, per magia di chissà quale dio o semplice fatalità, il suo grande desiderio si avverò ; tornati dalla riva sabbiosa dopo una giornata limpida come lo smeraldo, il giovanotto fu preso dall’incanto di un grande bocciolo color rosso.

Dai radi cespugli che emergevano dalla sabbia, era nata una rosa. La sua bellezza era mistica quanto la sua improbabilità. Gli occhi del bambino si posarono come incantati su di essa. La rosa era forte, con un busto verde e fiero, i petali rossi come un caldo corpo giovane; l’interno pareva un labirinto fatto di solchi che puntavano diretti verso un centro invisibile, dal quale sprigionava un forte un profumo di paradiso; era la rosa più bella del mondo. “Posso toccarla mamma? Possiamo portarla a casa, la terrò con me per sempre!” chiese il cucciolo con immane dolcezza. “No Gabriele, la rosa sta bene qui nel suo habitat, ne prenderemo una quando torneremo a casa.” rispose la madre. “Sì, ti prego! … Sarebbe davvero bellissimo vivere circondato da rose!” commentò contento il bambino.

L’auto girò lenta in quelle vuote strade quanto l’anima di chi l’abita, solcando oceani di lamenti che diventano lacrime. Dentro le mani pallide di quel ragazzo sul retro, una rosa rossa diventa faro di colore; il ragazzo la osserva con un sorriso triste che libera l’emozioni di un amore ormai perduto. Un campo, brullo e vasto, sembra porsi di traverso esso è ripieno di collinette; sono giunti a destinazione. Il passo dei tre non è morto ma forzato, come quella degli uomini ai ferri. Passando tra quelle piccole colline, dove si gode una solitudine eterna, immersa in un verde da sogno, e arrivano dove un piccolo uomo giace sotto di loro; è un luogo perfetto dove riporre sotto un velo di terra un grande dolore. Il fratello si inginocchia e scava una piccola guancia di terra; “Finalmente il sogno di una vita si è realizzato. Riposa bene caro Gabri.” esclama il fratellone e ripone nel terreno la bella rosa color scarlatto. Le nuvole si dissipano per incanto. La pioggia di Novembre si attenua fino a lasciare spazio alla melodia degli uccelli. Uno spicchio di sole cade su di loro, investendoli di una serenità che sembrava perduta. Sulla lapide davanti a loro, il nome del bambino perduto si illumina, accanto alla rosa. “Non ti sembra di stare al mare mamma?” dice il ragazzo, “Sì tesoro, siamo come al mare. Ora è giunto il momento di lasciarci alle spalle tutto, tuo fratello deve riposare con la sua nuova amica.” I tre si allontanano, lasciandosi lentamente alle spalle una collina ridente di nome Gabriele, che ancora oggi dorme con una rosa accanto, in un campo verde; come nei suoi sogni.

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