Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Il libro blu” di Daria Palade

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

21 luglio, noiosissima spiaggia di Antibes, Francia

Caro diario,

non vedo l’ora che questa noiosissima vacanza finisca, qui in Francia con papà non ho niente da fare. Fa troppo caldo per dormire sotto le coperte e fa troppo freddo per nuotare. Mi sto annoiando. Terribilmente. Sono sull’amaca in giardino da più di due ore e mezza a fissare morbosamente i rami di questo noiosissimo albero, non so più nemmeno cosa raccontare. Vorrei tornare a dipingere nella soffitta della nonna, a casa, ma ho finito i colori ad acquerello e devo aspettare che questa sera torni papà con una scatola di colori nuovi. Un’attesa straziante, ti terrò aggiornato sulle mie condizioni quanto prima.

Cari saluti,

Arianna

Decise che il prossimo paesaggio che avrebbe dipinto sarebbe stato un vecchio borgo della città francese, che fra tutte le sembrava la cosa più accattivante. Un oggetto luccicante poi attirò la sua attenzione, un quaderno o qualcosa del genere, mimetizzato nell’incavatura dell’albero di fronte a lei, al quale era legata un’estremità dell’amaca gialla. Balzò sulle sue lunghe gambe e si sporse per recuperare l’oggetto misterioso, in fondo non aveva niente di meglio da fare. Era un libro, probabilmente uno di quelli d’avventura che sua madre era solita leggere. La copertina blu persiano faceva da sfondo a delle rifiniture e a dei caratteri dorati, accecanti sotto il sole di luglio. Prese a sfogliarlo, genuinamente incuriosita (la prima volta da quando, due settimane fa, era arrivata in Francia), mentre tornava a sedersi sul suo comodo dondolo. La prefazione, poi una, due, tre pagine…

I suoi piedi poggiavano scalzi su delle mattonelle scostate, piccole e dal colore indefinito, grigio o marrone. La sottoveste bianca lasciava respirare tutto il suo corpo, come un soffione danzante nella brezza che serpeggiava fra le strette costruzioni. Tuttavia, il corsetto nero, stretto appena sotto il petto, l’aveva riportata a terra ricordandole di prendere respiri profondi. I capelli castani cadevano sulle spalle, selvaggi e pieni di nodi come sempre. Iniziò ad avanzare a piccoli passi, incerta, verso quella che, dato il diminuire delle abitazioni, sembrava la periferia del borgo, fino a trovarsi correndo sulla sabbia. Sembrava proprio la noiosissima spiaggia davanti alla sua casa delle vacanze, in Francia. Faceva sempre più fresco. Il vento danzava soave, portando con sé un magnifico odore di salsedine. Con quell’atmosfera così romantica sarebbe stata perfetta una passeggiata sulla riva.

Avanzando, superò il promontorio roccioso e dovette sbattere più volte le palpebre per rendersi conto che, ormeggiata a riva, c’era proprio una nave. Lo stupore però durò ben poco: il veliero era occupato. Dal ponte si levarono grida e fastidiosi rumori di passi (a confronto un elefante poteva dirsi più aggraziato), poi questi bestioni barbuti uscirono in gran numero dall’imbarcazione per inseguire la straniera che per caso aveva trovato la loro nave. Pirati! Le gambe partirono da sole, senza fermarsi, mentre Arianna boccheggiava in cerca di ossigeno. Non poteva fermarsi, ma non poteva nemmeno proseguire in eterno. Trovò riparo, per fortuna, in una stretta insenatura degli scogli. Certo, non era il suo più grande sogno essere immersa fino al collo con le alghe ce le solleticavano le ginocchia e piccoli granchietti marroni che le zampettavano addosso, eppure in quel momento si espanse in lei un brivido di tantissime cose messe insieme: adrenalina? La quasi morte? Il fatto di trovarsi fra due grandi sassi mentre il sole stava cominciando a calare? Non ne era sicula, ma almeno, per il momento, non c’era più traccia dei pirati. Momento giusto per uscire dall’acqua e affrettarsi a tornare a casa. Ma era impossibile camminare sulla coda che ora sostituiva le gambe della ragazza, o meglio, di qualsiasi cosa fosse diventata. Coda, scaglie argentate lungo tutto il corpo, branchie, voce mistica ed un paio di membrane a permettere la vista sott’acqua…una sirena! Presa dall’eccitazione, Arianna si tuffò per mettere subito alla prova la sua fisionomia. Sorrideva a tal punto che le facevano male le guance, ma il terrore le agguantò lo stomaco quando si accorse di non essere sola: un’altra creatura si stava dirigendo verso di lei sott’acqua come un proiettile lucente, dalla traiettoria regolare e pulita.

Ad ormai pochi centimetri dal criptide marino, chiuse gli occhi abbandonandosi al suo triste destino e delle grosse zampe pelose e rossastre la scaraventarono pericolosamente contro un terreno caldo, umido e sabbioso. Facevano pressione sull’esile torace della ragazza, che per quanto avesse provato a liberarsi della morsa fatele della tigre, rimase intrappolata fra il grosso felino ed il suolo della foresta. Le mancava il respiro, i muscoli stavano cedendo a causa dello sforzo eccessivo e gli artigli della bestia continuavano a sprofondare nei suoi polmoni. Un fuco stava prendendo vita dentro di lei, partendo dal petto fino alla testa e le dita dei piedi, ma non bastava, sembrava che volesse uscire e stesse spingendo per evadere, La vistà si offuscò e sul punto dell’implosione, fra ruggiti, zanne, bava e lotta:<<Arianna, tesoro, sono a casa!>>. Richiuse il libro, ponendolo con cura nella tasca posteriore dei suoi pantaloncini di jeans e raggiunse il padre in cucina, rallegrata dai suoi nuovi acquerelli.

Caro diario,

non crederai mai a ciò che è successo nelle ultime ore.

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