Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Tecnologio funebre” di Malos Mannaja

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Dario.edu entra in presidenza col volto da emoji furioso.

– Non ne posso più – grida in stampatello.

Il preside alza il naso dal laptop quanto basta per allegare un’occhiata di biasimo.

– Suvvia, si calmi…

L’insegnante di sostegno si accosta alla scrivania in acrilico nobilitato.

– Guardi! – sventola l’iPhone – non è cyberbullismo questo?

Nel video, un ragazzino usa il cellulare a mo’ di clava sbattendolo in testa a un compagno.

– Carissimo, la sua dedizione è encomiabile, ma l’uso del telefonino secondo le modalità in oggetto non costituisce aggressione mediata tecnologicamente. Quindi la prego, torni al lavoro.

L’insegnante vacilla, incredulo.

– Vuol… vuol dire c-che… che non prendiamo provvedimenti? Non conta nulla… non è cyberbullismo doc?

– Esatto. Dobbiamo ottimizzare il tempo e dedicarci a questioni che vanno di moda. A chi interessa un troglodita e una metodologia violenta da età della pietra?

L’insegnante vorrebbe replicare, ma ha un attimo d’esitazione: nella sua mente ha preso forma la parola *australopitecno* e a rapido giro di rotelline cerebrali la gif corrispondente. Il preside coglie al volo la pausa dialettica per congedarlo.

– Arrivederci.

Dario.edu lascia la presidenza sconvolto. Appena oltre la porta si scatta un selfie con un dito in gola, cambia l’immagine del profilo Féisbuk e aggiorna il suo stato in “nauseato”. Non contento, cambia pure il social e scrive un tweet durissimo con hashtag scuolallalléro che in meno di 280 caratteri riassume l’opera omnia di Dewey e Montessori.

Quando rientra in classe, l’insegnante d’italiano sta proiettando con la LIM un tutorial 3D ultraHD sulle preposizioni articolate, cortesemente fornito dalla *bibliotecna* del plesso. Nel disinteresse generale, Matei.ru, il ragazzino disabile affidato alle sue cure, si è di nuovo infilato una penna nel naso. Dario.edu, sospira e si appresta a rimuovere il corpo estraneo, ma il ragazzino starnutisce sparando la penna addosso a un compagno.

– Eccheccazzo!! – grida Paolo.it colpito in testa.

– Contegno! – protesta il prof d’italiano.

– Mi ha smerdato i capelli di roba del naso!

– Che schifo! – ulula in coro la classe.

Lena.eu, la ragazzina seduta accanto a Paolo.it sbianca e vomita.

Nel trambusto generale, Paolo.it balza verso Matei.ru e gli assesta prima un calcio e poi un pugno sul naso. Il disabile mugghia un lungo ululato di dolore. Il prof di italiano e Dario.edu cercano di quietare la classe.

– Calmi, chiedete uno straccio alla bid… all’operatrice scolastica, e tu, Paolo.it, torna a posto!

– Ci penso io – dice Carla.net: lancia l’app i-Mocio e strofina il cellulare su capelli e pavimento nettando moccio e vomito.

Matei.ru piange in silenzio coprendosi il volto con le mani.

– Come va? Hai sangue al naso? – chiede Dario.edu.

Per tutta risposta il disabile sguscia oltre l’insegnante di sostegno, afferra l’iPhone di Paolo.it, schiude la bocca e ingoia.

Pausa.

In classe cala un silenzio tombale. Dario.edu è una statua di sale: gocce di sudore allibito colano fredde per la schiena, mentre la scena si ripete al ralenti nella sua mente… le fauci di Matei.ru spalancate a mo’ di boa constrictor, il volto deformato dallo sforzo, l’imbuto della gola, il buio profondissimo, capace d’inghiottire un bue…

Subito dopo, in classe è il finimondo.

– Ridammi il cellulare!

– E’ un mostro… un alien!

– Sputalo fuoriii!

– Aaah!

– Che schifo…

– Silenziooo! Vi metto una nota di classe! – sbraita il prof d’italiano – Ma che?!?

Alcuni ragazzi, in perfetta sincronia, sono saliti sui banchi e cantano “Brividi”.

– Sarà un flashmob – ipotizza Dario.edu

– Tornate tutti a postooo!!

Scendendo dal banco, Katia.it si scortica un ginocchio. Non fa in tempo a frignare che una compagna lancia l’app i-Bua e applica sulla ferita il cellulare con la foto d’un cerotto.

Matei.ru crolla paonazzo sul pavimento.

– Soffoca! Mioddio, sta soffocando! – grida Dario.edu in preda al panico – chiamate il 118!

Solleva di peso il disabile e preme con energia alla base del torace, cercando di liberare le vie respiratorie. Niente da fare. Carlo.gov ha un lampo di genio.

– Chiamo Paolo.it, così il telefonino vibra: forse vomita!

– Prova, Cristo… prova! – farfuglia Dario.edu paonazzo e scarmigliato per lo sforzo.

Parte la chiamata.

Silenzio.

Poi, come un’eco lontana, s’ode la suoneria del cellulare. Il volto di Matei.ru sbianca, l’esofago s’annoda in uno spasmo e l’ordigno tecnologico viene sparato fuori da un conato. Il successivo risucchio d’aria stura l’ansia e riporta l’allegria nell’aula.

*

Il giorno stesso, dopo un pranzo a base di bistecna e transalata, Dario.edu s’incammina verso il bilocale della fidanzata sperando che passeggiare l’aiuti a rilassarsi.

Se continuo così rischio d’impazzire – rimugina tra sé – dovrei prendermi una pausa, fare un viaggio… tipo in Nepal, alla ricerca di me stesso! E se poi scopro che in realtà sono un coglione come un altro? Magari la situazione mi sfugge di mano e divento un bonzo tibetano! Meglio non correre altri rischi: tirare a campare è già uno sport estremo. Un’aiuola fiorita desta il suo interesse: scatta alcune foto e ricomincia il soliloquio. L’unica forma di protesta che mi resta è postare micro-racconti di fantascienza su fantagonista.org. Com’era l’ultimo che ho scritto?

Mentre rievoca il post, fotografa altri fiori. Mmmm… ecco, sì: “Testo è un furbetto come tanti: frasi automatiche, stereotipate, parole tronche… insomma l’ennesimo figlio di Bot_tana. Un giorno, scorrendo il dito sul vetro crepato dell’iPhone, si taglia il polpastrello e acquista i superpoteri. Subito dopo, linkando una foto a un commento, si trasforma in Iper-Testo e spicca il volo verso un’altra pagina web”.

Di foto in foto, di pensiero in pensiero, eccolo davanti al condominio di Luana.org. Suona. Entra.

– Ho una sorpresa per te.

Le porge l’iPhone: sul display c’è il mazzo di fiori formato dalle foto scattate per strada.

– Oh… amore…

Luana.org si mette alla ricerca di un vaso: trova un boccale da birra, lo riempie e ci mette a mollo il cellulare.

Dario.edu resta interdetto: qualcosa non torna, ma non capisce esattamente cosa… ci ragionerà più tardi, a mente fredda.

– Vado a photoshopparmi il trucco – cinguetta e l’uomo ne approfitta per ripescare l’iPhone dal vaso improvvisato.

Più tardi, in camera, un raggio di sole lascivo entra dalla finestra, rinterza di sponda sulla specchiera del comò e s’adagia lieve come una carezza sui seni della donna. Dario.edu allunga una mano, ma Luana.org lo ferma.

– Aspetta. Voglio essere sicura che…

Gli piazza il cellulare sotto il naso e lo obbliga a selezionale le immagini che contengono una bicicletta. Ok! Rassicurata dal fatto che sia davvero lui e non un robot, si concede. Iniziano a scattarsi foto e brevi video mentre si spogliano. Poi Dario.edu trascina il dito sul display del suo telefono finché appare la foto in maglietta e boxer. Luana.org fa lo stesso e sul suo iPhone appare la foto in slip e reggiseno. L’uomo fa doppio clic sul gancetto e il reggiseno si apre. Il photting continua finché nelle ultime immagini sono entrambi nudi. L’eccitazione monta, l’uomo accosta l’iPhone a quello della donna e s’immergono uno negli occhi dell’altra. Sul cellulare della donna, la gif apre le gambe e Dario.edu gli appoggia sopra il suo. I respiri si fanno corti, la pelle umida. Continuano a guardarsi, intensamente, mentre le mani e i cellulari danzano l’uno sull’altro. Il moto degli arti, delle dita e dei supporti tecnologici s’intreccia in un amplesso di spinte e di sfioramenti sempre più frenetico e sudato, accompagnato da url di piacere …

– Ancora, sììì!

– Ghh… #ammoreee… sììì!

Una serie di colpi d’anca più energici e lo schermo del cellulare di Dario.edu eiacula cristalli liquidi. I due smartphone s’accasciano uno accanto all’altro, esausti, ma appagati. L’uomo passa alla foto successiva, dove, nudo sul letto, fuma una sigaretta.

– Ti è piaciuto?

Per tutta risposta, lei clicca “mi piace”.

Nell’afasia sospesa in controluce, minuscoli puntini di pulviscolo provano a colmare ogni interruzione tra le cose, facendo da collante al mondo. Luana.org si guarda intorno perplessa, smarrendosi tra il muro e il comodino. Dario.edu vorrebbe baciarla, ma stampa le labbra sul cuscino.

Specchiato nei vetri della finestra come un app-assero solitario sul display di un cellulare, un uccello volteggia nel vuoto. Per qualche frazione di secondo, Dario.edu ne segue il profilo sfocato, credendo di scorgere un i-Rone.

Si sente strano: un nodo in gola. Accarezza l’iPhone e lancia l’app i-Sete, per verificare che non sia la gola secca.

– E’ buffo – sospira – come basti poco, un cellulare in mano, per sentirci onnipotenti… peccato non sia ancora disponibile la Super-app che le riassume tutte, che più la lanci e più ti senti un Dio… potrebbero chiamarla i-Diota.

Pausa.

Come un pop-up intrusivo, s’apre un riquadro di silenzio: la donna tace, cullata dal sopore post-coitale. Dario.edu ci rimane male: la sua battuta meritava almeno un re-tweet. Pling! Nuovo mms: è un alert sanitario che gli intima di respirare una volta sì e una no per il resto della giornata in quanto ha sforato il suo tetto quotidiano di CO2. Seppur di malavoglia, obbedisce e passa il cervello in modalità risparmio energetico.

– Mmm… però ‘sta storia del riscaldamento globale non mi convince del tutto: se fosse vero, come lo spieghi allora che i salari e la spesa pubblica sono congelati da decenni?

Luana.org pigola, ma insiste a sonnecchiare sebbene l’uomo la punzecchi su di un fianco. In carenza d’ossigeno, pian piano anche Dario.org cede a un inquieto dormiveglia. Si sforza di sognare un mondo diverso, un futuro migliore, ma la bocca spalancata di Matei.ru lo ingoia. Di slancio, balza sulla cattedra zittendo gli schiamazzi della classe: “Vi manca qualsiasi coscienza di classe!” – grida, poi aggiunge – “E la tragedia moderna non è neppure la tecnologia, ma la sua mercificazione gestita da oligopoli che governano pure le istituzioni. Eh, e l’intelligenza artificiale, la cosiddetta AI, difenderà i lavoratori malpagati o i ricchi oligopoli che la finanziano? Siamo alla loro mercé” – gesticola – “siamo lavoro-merce, lavoratori-merce, utenti-merce!” Il comizio si chiude tra gli applausi e i flash dei cellulari in platea: “merci, merci beaucoup a tutti”. Accenna un inchino, perde l’equilibrio e cade dalla cattedra. L’impatto della testa sul nudo pavimento lo risveglia.

Mentre risale sul letto, il pensiero degli anni a venire gli serra la gola. S’aggrappa stranito a Luana.org e la scuote con insistenza, finché non apre gli occhi.

– Ma tu… ci pensi mai a noi due, tra vent’anni?

– Voi due chi?

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10 commenti »

  1. Un racconto alla Black Mirror, paradossale, inquietante e divertente come il finale, voi due chi?!

  2. eh, in effetti Black MIrror è una serie tv che mi è molto piaciuta: gli episodi (autoconclusivi) delle varie serie non sono tutti allo stesso livello, ma alcuni sono davvero eccezionali/urticanti. il finale mi è sembrato quasi inevitabile visto il dilagare di solitudini in un mondo mai così “connesso”… e grazie per aver condiviso il tuo pensiero!

  3. Sconvolgente direi. E non mi riferisco alla scrittura di indiscusso livello o allo stile singolare, mi riferisco al contenuto-messaggio di bruciante attualità. Lo humor nerissimo all’inizio mi ha quasi infastidito, ma se era questo il tuo obiettivo, sei riuscito perfettamente nell’intento. Racconto visionario molto interessante.

  4. beh, allora mi aggrappo al “quasi” (prima di “infastidito”). epperò il mio obiettivo non era infastidire, ma far pensare, quindi direi che ho mancato l’obiettivo (a meno che pensare non sia fastidioso, allora ok).
    : )))
    scherzi a parte, ti ringrazio per il commento, un abbraccio.

  5. Sul “far pensare” non avere alcun dubbio! Caspita!! Ricambio l’abbraccio.

  6. Descrivere questo racconto come movimentato è riduttivo! C’è tutta una scoppiettante serie di trovate e di divertimenti linguistici in un paradosso distopico ma non troppo su cosa ci potrebbe aspettare nel futuro. Sotto un testo scanzonato ci sono temi di peso, primo fra tutti la delega crescente delle relazioni (e delle soddisfazioni) a intermediari elettronici. Virtu.ale è dominio ben diverso da virtu.oso. Complimenti!

  7. Complimenti! Mi è piaciuto molto sia lo stile, sia il contenuto.

  8. @Marco Floridia: ma grazie, troppo buono! sul lavoro, le mie mansioni comprendono quella di addetto alla movimentazione carichi: il racconto deve averne risentito.
    : ))
    @Manuela Oliveri: grazie anche a te, ma temo fortemente che se mi avessi visto stasera in tenuta da orto, ti ricrederesti sul mio stile…

  9. Anch’io penso spesso a dove ci porterà la dipendenza dalla tecnologia e tu mi hai presentato un’analisi dissacrante.
    Quanta lucida ironia in questa macabra sentenza.
    Non so come si facciano i complimenti a uno bravo, ma… complimenti!

  10. @AnnaRitaBevacqua: ma… grazie!

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