Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Sghirbo” di Paolo Defendi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Un fisico scolpito per giocare a basket. E tu ce l’hai, Sghirbo.

Sull’uno e ottanta, muscoloso quanto basta, quando in allenamento facciamo gli scatti, siamo ancora tutti all’altezza della linea del tiro libero che tu già rallenti dopo aver superato la linea di fondo. “Ma chi sei, Mennea?”, te lo diciamo ogni volta, e poi giù a ridere. Quando ti metti sotto canestro, invece, salti da fermo e “Pum!”, sei l’unico capace di assestare una bella manata sulla parte bassa del tabellone. Secondo me fra un annetto riuscirai a schiacciare senza problemi.

Ma non sei bravo, per niente.

Il migliore è Veleno. Marione, il nostro allenatore, si guarda l’NBA di notte, per ideare schemi d’attacco efficaci, ma lo sa bene che alla fine la soluzione migliore è dare la palla a lui, appena dentro l’area piccola. Da lì, spalle a canestro, Veleno si girerà sul piede perno, con una finta farà saltare a vuoto l’avversario, si alzerà in plastica sospensione, accompagnerà all’estensione del braccio una leggera flessione del polso e manderà altri due punti a referto. Io di punti non ne faccio molti, sono il play-maker e devo occuparmi degli assist, soprattutto quando Veleno è malato o s’imbosca con Giulia. In questi casi preferisco passarla a Silver o a Tuorlo, di Garza e Pollo mi fido meno, di Fosco per niente. E non scendo mai, senza di me la squadra non gira.

Quanto a te, prima di farti entrare, Marione valuta bene tutte le alternative. Se proprio non ne può fare a meno, sali. Pochi minuti, giusto il tempo per far rifiatare il compagno. Io ne morirei, ma tu te ne freghi, tu sei sempre lì che te la godi come un matto, e una parola di conforto per chi ha sbagliato il tiro decisivo non ti manca mai.

La scuola è finita da poco, gli allenamenti e il campionato da più di un mese, e io, stravaccato al buio con la mia musica, mi sogno a San Siro, al concerto di Bob Marley. I miei non mi lasceranno andare, ovvio, ma quella sera la radio sarà mia. Disperato erotico stomp è all’ultima nota. Finalmente l’ho capito tutto, il testo. Adesso metto su La locomotiva, poi però basta con i cantautori. Passerò ai Pink Floyd e chissà che non trovi le parole giuste per Matilde.

Matilde dovresti vederla, Sghirbo: capelli neri, occhi marroni, incarnato bruno e seno generoso, quando mi si avvicina affamata di parole, proprio io, Il Filosofo, ammutolisco e aspetto che sia lei a fare la prima mossa. Solo una volta sono riuscito a raccontarle di quando, contro il Bondeno primo in classifica, oltre a dodici assist ho segnato anche trenta punti. Ci speravo, che mi chiedesse cosa s’intende esattamente per assist, ma mi ha detto che doveva scappare a chiedere un chiarimento alla profe di geo, e ho finto di crederle. L’altro giorno però me la sono ritrovata lì a implorarmi di darle una mano con l’inglese. In cambio si è offerta di aiutarmi in matematica, poi mi sono svegliato. È per questo che da tempo provo a metterle giù una lettera come Dio comanda.

Più tardi, visto che qui al mio paese di gente che gioca a basket non ce n’è, andrò al Sentral Bar di Guido. L’ha chiamato proprio così, Sentral con la S, e nessuno ha mai capito se abbia davvero scherzato. Con Falco e gli altri proveremo di nuovo a sollevare il flipper senza mandarlo in tilt, e ci riusciremo. Per me è Guido che lo regola così, per farci restare a consumare spuma e sanguinella fino a sera.

Falco ha fatto la prima con te, al professionale, mentre io ho appena passato gli esami di terza media. Sono uscito con Ottimo, e i professori hanno raccomandato ai miei di mandarmi al classico. Mio padre preferirebbe il tecnico industriale, ma mia madre lo convincerà. Prima di sapere che ti avevamo in comune come amico, io e Falco ci salutavamo del sì e del no, ma da quando è saltato fuori che gioco in squadra con te siamo diventati inseparabili.

Nel nome di Sghirbo.

Mentre con Falco ci ubriachiamo di noia e bibite allungate con l’acqua, mentre i più tosti ci danno di caffè e i più scriteriati tossiscono ai primi tiri di sigaretta, a te è andata male e hai dovuto iniziare a lavorare. Avresti voluto continuare a giocare nel campetto dietro alla chiesa, quello con l’asfalto così vecchio e ruvido che se cadi è sicuro, che ti ritrovi con un ginocchio tutto sgarbellato.

E ti aspettavi la solita vacanza a Rimini, dove avresti potuto parlarne con Vittorio, tuo maestro di nuoto fin dalle elementari. Trent’anni, figlio di vecchi amici di famiglia, specializzato in tedesche e olandesi, lui sì che ti avrebbe dato qualche dritta su come arrivare al dunque con Giada. Pensa che quando me l’hai detto non ci potevo credere. Era proprio quella Giada? Quella con gli occhi verdi, la frangetta bionda e il fisico da modella?

Ma sei un grande, Sghirbo!

Solo che a scuola sei andato male. I profe non ci sono andati giù pesante, però due materie non potevano non dartele, e tuo padre era lì che ti pongava. Sembrava non aspettasse altro che potertelo dire, che per lo studio sei negato, e una soluzione l’ha trovata al volo. Nel periodo estivo, per facilitare la turnazione delle ferie, c’è un’importante azienda del petrolchimico che cerca sempre apprendisti disposti a lavorare per qualche mese, e lui lo sapeva.

Botta di culo, Sghirbo.

*

All’esordio, ti ha stupito quella lunga fila di sguardi vuoti in attesa delle sette e cinquantanove per timbrare. Sei entrato anche tu e subito sei andato all’Ufficio del Personale, per le pratiche burocratiche e un ultimo incontro col Dottor Zampetti, Responsabile delle Risorse Umane. Di colloqui con questo tizio ne avevi già fatti due: dopo il primo avevi superato la selezione preliminare, dopo il secondo aveva dato l’okay per l’assunzione. Con lo sguardo fisso sull’orologio, ti ha dato velocemente qualche informazione di carattere generale e ti ha confermato che lavorerai in turno come Operatore Esterno dell’ST21, l’impianto al quale sei stato assegnato. Poi ti ha affidato al Giamba, il più esperto di tutti: sarà il tuo Vangelo.

Il Giamba viene soprannominato anche il Guardone, perché spesso, quando la sera smonta dal secondo, imbocca l’autostrada e se ne va dritto alla stazione di servizio più vicina per spiare le coppiette. Ti è sembrato sulla cinquantina, ma ne farà trentotto in agosto. Arrivati in reparto, ti ha dato la tuta e l’occorrente per il lavoro in sicurezza, dopodiché siete entrati nella Sala Quadri, la centrale operativa. Lì, su una gigantesca scrivania a forma di mezzaluna, poggiavano cinque terminali video da quarantotto pollici. Davanti a un’unica enorme tastiera, a digitare febbrilmente un tasto dopo l’altro, sedeva il Guru, il Quadrista. Il Guardone ti ha spiegato che è tutta una questione di dosaggi, da monitorare e calibrare in continuazione in base al tipo di materiale che c’è in produzione. Secondo lui, comunque, gli unici che lavorano per davvero sono gli Esterni: sono loro che devono percorrere centinaia di metri avanti e indietro dalla Sala Quadri all’impianto, sono loro che devono affrettarsi ad aprire e chiudere valvole, obbedendo alle indicazioni del Quadrista o dell’Assistente di Giornata. Il Capo Reparto, in genere, scende in campo soltanto nei casi di emergenza o durante le fermate per il cambio prodotto.

Prima di pranzo ti sei già ambientato e ti è tornato il sorriso.

Vorrei tanto sapere come fai, Sghirbo.

Ieri hai timbrato alle ventuno e cinquantanove per la tua prima notte. Alle ventitré, come da programma, tu e il Giamba avete eseguito una serie di controlli accurati su tutto l’impianto. Al rientro, hai scoperto che era ora del risotto alla Pilota, quello che ti fa sempre tua nonna quando vai a trovarla a Casteldario. Riso e pistüm li ha portati il Guru. Lavora qui da una decina d’anni, è sposato con una di Stienta e vive a Occhiobello, ma è originario di Villimpenta. Per lui, o è alla Pilota o non è risotto. Il Guardone, invece, si è inventato sommelier: versata dell’acqua gasata da frigo in un bicchiere, ha aggiunto un po’ di aceto, tre cucchiaini di zucchero e ha mescolato vigorosamente. Mentre degustavi, ci ha tenuto a precisare che ha usato aceto rosso perché con quel risotto di solito si beve del lambrusco fresco. Ma se si gradisce un prosecco, basta vinificare con aceto bianco.

Per la prima volta l’hai visto sorridere.

Dopo un altro giro di controllo all’una e uno alle tre, il sommelier ha preso un tappetino dall’armadietto, l’ha steso sul pavimento e ci si è comodamente sdraiato con una guancia appoggiata sul braccio destro chiuso a gomito, mentre il Guru s’è messo a spiegarti come funziona la Sala Quadri. Tempo un quarto d’ora e il quadro comandi ha iniziato ad emettere un insopportabile bip-bip-bip. Al Guru è dispiaciuto, dover interrompere il sogno erotico del Giamba, ma il quadro comandi stava segnalando una perdita nel serbatoio del CS 4 e bisognava uscire a dare una controllata.

Domattina andrò al Sentral a leggere il Resto del Carlino. Soffermandomi su un titolo: “Esplosione l’altra notte al petrolchimico. Tre vittime, fra cui un quindicenne”, dirò a Falco di finire la sanguinella alla svelta e l’articolo lo leggeremo insieme. “… si potrebbe trattare di un errore umano. Si ipotizza una saldatura effettuata senza rispettare le norme di sicurezza…”. Del minorenne l’articolo menzionerà solo le iniziali, mentre nelle ultime pagine troveremo la foto scelta dai tuoi per il necrologio.

Sarai di tre quarti, e sorriderai.

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4 commenti »

  1. Bella la storia e la scrittura in questo racconto che inquadra adolescenti in bilico fra scuola, sport, innamoramenti e bar di provincia. C’è tutta una serie di aspettative e di realizzazioni su cui irrompe il mondo del lavoro, affrontato con leggerezza, come fosse un prolungamento della stessa età fatta di attese semplici e piena di futuro, solo un po’ diversa. Ma non è la stessa cosa, e la realtà colpisce senza appello. Complimenti, molto bello.

  2. Il racconto mi ricorda molto le atmosfere e lo stile di Ammaniti, che è un complimento naturalmente.

  3. Complimenti, scritto molto bene e con una tematica molto importante.

  4. Ciao Marco, Simona e Romina, e scusatemi se mi faccio vivo un po’ in ritardo. Non posso fare altro che ringraziarvi tutti. I vostri commenti, ciascun a modo suo, mi hanno fatto veramente piacere e mi spronano a tentare di scrivere altre cose 😉

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