Premio Racconti nella Rete 2023 “Ricordi in bianco e nero” di Rosa Caroprese
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Adele prese tra le mani delle vecchie fotografie. La prima ad attirare la sua attenzione fu una foto di classe, di terza superiore. Lei era quella bassina, robusta. Allora non si accettava neanche un po’. Si mise ad accarezzare con le dita la professoressa Moretti. La scuola non le piaceva per niente; quando la fortuna girava dalla sua parte riusciva a tornare a casa con un 5 stentato! Quello che oggi era diventata, però, in parte lo doveva a quella prof.!
Poi l’occhio cadde sul ragazzo più alto del gruppo, Giorgio, il più carino. Adele aveva preso una cotta per lui ma, come spesso le accadeva, non era ricambiata. “Mi innamoravo sempre delle persone sbagliate e ogni volta che prendevo una delusione mi sembrava di precipitare in un tombino. Perciò ho sempre guardato con molta attenzione dove mettevo i piedi. Ricordo che, allora, ovunque mi voltassi ero circondata da coppiette innamorate…i miei amici, i miei cugini, mia sorella…perfino i gatti sotto la scuola non facevano eccezione!” – pensava tra sé e sé sorridendo.
“Allora ero convinta di avere qualcosa di sbagliato e per soffrire di meno iniziai a sviluppare la teoria che l’amore fosse una cosa da sfigati!”.
Si soffermò, poi, su Nyria; anche a lei Adele fece una carezza con le dita. La scritta in alto alla foto diceva Anno Scolastico 2017/2018.
Rivedere quella foto dopo tanti anni suscitò in Adele tantissime emozioni. Tra queste l’amicizia con quella ragazza.
Nyria era la ragazza più timida e silenziosa della classe. Era appassionata di moda e bravissima a disegnare. Sognava di diventare una stilista e così, per quella passione comune, era nato il loro legame.
Adele aiutava Nyria con l’italiano; lei contraccambiava con il francese.
Adele scoprì in quegli anni molte cose sull’immigrazione grazie a Nyria. Lei veniva dalla Nigeria e aveva fatto un viaggio molto lungo e difficile per arrivare in Italia; a testimoniarlo la lunga cicatrice sul suo braccio destro che veniva risaltata dalla pelle d’ebano. Nyria aveva conosciuto la corruzione e la criminalità; aveva rischiato la vita con sua madre, andando incontro ad un destino incerto nell’affrontare un’organizzazione terroristica diffusa in Nigeria, nell’oltrepassare il deserto ed infine nell’attraversare il Mediterraneo su imbarcazioni d’emergenza. Suo padre non ce l’aveva fatta.
Nyria non aveva nulla quando, con sua madre, riuscì a sbarcare in Italia. A farle compagnia, durante le interminabili giornate di attesa, erano i pezzi di carta e di fogli che trovava per strada, sui quali amava disegnare vestiti e modelle.
Adele, grazie alla sua amica, decise che da grande avrebbe dovuto far capire agli altri quanto fosse importante conoscere la Storia.
Chissà dove si trovava Nyria e cosa faceva oggi! Dopo la maturità si erano perse di vista.
Continuò a scorrere l’album. Lo sguardo cadde su una foto di famiglia: Adele in braccio al papà e vicino a loro sua madre e sua sorella maggiore Anna.
Quanti sentimenti cominciarono a farsi avanti nel suo animo!
“Ero la ribelle della famiglia. Non amavo le regole; gli schemi ancora meno. Anna era alta, magra e bionda. Aveva sempre degli ottimi voti a scuola. Si era iscritta a Medicina, per la gioia dei miei genitori. Quando guardavo mia sorella mi chiedevo come fosse possibile essere figlie della stessa madre, soprattutto quando Anna raccontava del suo brillante percorso universitario ed io riportavo le mie insufficienze.
Ricordo che in quei momenti mi alzavo e correvo in bagno. Era sempre stato il mio rifugio. E mi ero sempre sentita bene in quello spazio prima che a mia madre venisse la brillante idea di comprare un nuovo specchio. Lo ricordo ancora: alto a misura d’uomo, con una grossa cornice bianca, posizionato quasi al centro della stanza quasi come ad accoglierti. Mi costringeva a guardarmi. La mia pancia proprio non voleva saperne di diventare piatta; per quante diete io facessi lei continuava a mostrarsi tonda. Allora preferivo alzare lo sguardo; ma purtroppo ricadeva sui miei seni. Non erano alti e sodi come quelli che si vedevano in pubblicità. Seguivano la gravità! Le spalle non erano dritte e fiere (complici la poca palestra, che non ho mai amato e la mia insicurezza). Infine il viso…non sarebbe stato male… le labbra carnose, il naso regolare. Peccato per gli occhi…non che fossero mai stati brutti, ma somigliavano terribilmente a quelli di mia madre. Questo, da ragazza, proprio non riuscivo a digerirlo. Così cercavo di neutralizzare quello sguardo con un eyeliner molto marcato; come se il trucco riuscisse a darmi un’identità diversa.
Mia madre è sempre stata una donna imponente, impulsiva che non mi lasciava spazi e giudicava spesso il mio aspetto fisico. I litigi con lei erano continui”.
Adele voltò in fretta quella pagina, senza riservare alle figure di quella foto qualche particolare carezza.
Si trovò poi sotto gli occhi un’immagine sua e di sua nonna in riva al mare. Quando vide sua nonna, Adele scoppiò in lacrime. Il mare e la nonna…due delle cose che la ragazza ha amato di più in assoluto.
“Quando la testa scoppiava per i troppi pensieri mia nonna ed il mare erano le mie ancore di salvezza. A volte, per tranquillizzarmi, mi bastava guardare quell’immensa distesa d’acqua con la sua linea piatta all’orizzonte che la separa dal cielo e poi tuffarmi. In acqua mi sentivo libera. Contavo fino a 10, mi immergevo, i suoni erano ovattati, i colori soffocati dal calore ed il mondo che mi circondava era mio…ero sola con me stessa. Non potevo toccare il cellulare (allora come oggi appendice della mano!) e per fortuna veniva meno la frenetica malattia del selfie (che peccato! Sott’acqua sarebbe venuto benissimo!)…incredibile! per qualche minuto il modo non sapeva dove fossi e cosa facessi!! Ci pensate? Per un attimo non esistevo per nessuno! Era una sensazione stranissima e anomala. Io ero abituata ad avere tanti like alle mie foto o storie…tanta gente mi seguiva…eppure, a pensarci bene, la causa del mio malessere era sentirmi invisibile agli occhi degli altri. Un controsenso? Non lo so. Il mio animo è sempre stato un caos di impulsi contraddittori. La verità è che non mi sentivo speciale per nessuno. Solo mia nonna aveva la capacità di farmi sentire al centro del suo mondo. Anche lei amava il mare. Ricordo ancora le passeggiate sulla spiaggia e l’odore della sabbia; le nostre lunghe chiacchierate e le nostre confidenze. Con lei riuscivo a parlare di tutto senza sentirmi giudicata anche quando sbagliavo o quando non seguivo gli schemi imposti dalla famiglia e dalla società.
“Adele” -mi diceva sempre- “la libertà prima di tutto! Devi essere libera! Libera dagli schemi, dai pregiudizi, dal bisogno, dall’ignoranza! Libera! Non fermare mai il tuo sguardo allo scoglio. Fissa sempre l’orizzonte ed il mare aperto; e quando uno scoglio ti blocca, arrampicati su di esso ed usalo per guardare dall’alto il mondo attorno a te”.
Da piccola non capivo bene il senso delle sue parole; amavo solo guardarmi riflessa nei suoi occhi ed ero soddisfatta di ciò che vedevo: una bambina meravigliosa, con tante capacità, che sarebbe diventata presto una grande donna. In quei momenti io ero felice e con quei suoi occhi riuscivo a vedere anche il bello di me e della vita. Avrebbe avuto la capacità di convincermi che lo specchio di mamma non dicesse la verità!
Mia nonna rappresentava per me lo scoglio a cui ancorarmi quando in mare c’era tempesta. Ricordo ancora il dolore che provai quando andò via. Tutto diventò grigio ed io persi la mia bussola.
Oggi, però, sono riuscita a cogliere l’essenza delle sue parole. Quando mi guardo allo specchio (uno specchio piccolo, semplice, senza cornice!) mi piaccio. Non che io negli anni sia cambiata: sono sempre bassina, robusta con le spalle incurvate ma ho imparato a valorizzare e ad amare quelle caratteristiche che mi appartengono e che mi rendono unica.
Ho capito che per avere successo negli studi non dovevo puntare agli obiettivi di mia sorella ma ai miei.
Prima di riporre l’album nello scaffale, Adele mise la foto con la nonna nella sua agenda personale e preparò la borsa. L’indomani sarebbe stato un giorno molto importante: il suo primo giorno come professoressa di Storia.