Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Indovina chi sono” di Caterina Petrini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Giornata gradevole. Marta si alza alle sei come al solito e mette la macchinetta del caffè sul fuoco stiracchiandosi. Stamani però mi sembra diversa. Chissà a che cosa sta pensando. Ieri ha fatto tardi per una riunione e quando è tornata non ha detto nulla. Si è lasciata cadere sul divano come un sacco di patate e basta. Un panino con il salame, un piatto d’insalata e una mela. Poi buio e silenzio in casa. Devo tirare a indovinare: forse il suo capo non le ha dato quella promozione a cui aspira da tanto o ha discusso con Carmelo. Adesso esce di casa come sempre a quest’ora ma pare avere una certa fretta. Nemmeno una parola. Quando torna spero che mi dirà qualcosa stavolta.

Da un po’ di tempo non mi racconta più nulla. Sono diventato invisibile. I nostri dialoghi sono un lontano ricordo. Le passerà, spero. La casa è calda e accogliente come sempre: la cucina è piena di riviste e giornali, la maggior parte appoggiati sul tavolo, pochi sulla mensola, molti sopra al frigorifero, nessuno nel portariviste. E pensare che Carmelo glielo ha regalato sei mesi fa: è un tipo preciso lui. Quando arriva e vede disordine scuote la testa come a dire “di nuovo”. Talvolta chiede: “Marta, ma quei giornali non sono vecchi?” o “Quella pianta ha bisogno di acqua, ora la annaffio”.  So che oggi ritorna da un viaggio: è stato misterioso sulla destinazione e non ha voluto dirci nulla. Comunque, fra poche ore sapremo tutto.

Marta forse è in ansia per questo. Chissà…Ah, eccola di ritorno. È al telefono, forse parla con lui. Sentiamo cosa viene fuori. Le ha risposto che questa è una sorpresa e dalla faccia che fa deve essere qualcosa di bello. Mi sembra al settimo cielo. La sola cosa che mi disturba è che quei due confabulano come se non esistessi. In più ho pure rischiato che mi cadessero le chiavi di casa addosso. Una casa nuova! Ho capito bene? Un trasloco quindi… E a breve, da come mi pare che parlino. Ed io? Andrò con loro? Spero proprio di sì. Non voglio restare     solo. Alla mia età poi non è molto consigliabile, a vedermi lo hanno detto tutti. Marta ha messo il vivavoce al telefono perché non trova più le cuffie, così può parlare con Carmelo e nello stesso tempo preparare la frittata. Ed io posso capirci qualcosa.

Penso che stiano definendo i dettagli. “Beh, sai, sarà disponibile fra due mesi, il tempo di preparare tutto. Il proprietario mi ha detto che ha accettato un lavoro in America e che non vede l’ora di vendere casa e macchina per partire. Andrà a insegnare italiano all’università. Qui invece fa il precario. Con una laurea. Ci sono pochi lavori da fare perché la maggior parte se li è sobbarcati lui. Per fortuna.” Quindi fra poco ci trasferiremo. Ecco il motivo di tutte quelle mezze frasi e silenzi. Da quello che ho capito andremo a Mosciano. Tutt’altro che vivere qui a viale Mazzini dove non si sentono altro che rumori di macchine, moto e quant’altro. “Fra poco sono da te, così a cena ne parliamo tesoro” sento dire. Perfetto, come avevo previsto fra poco sarà qui. Eccolo. Com’è elegante con quel doppio petto. Dopotutto è rappresentante della Barber and Sons che vende gioielli e deve essere sempre in tiro, come gli dicono i suoi amici. Marta pende talmente dalle sue labbra che non mi ha nemmeno salutato. Di solito invece mi dice “Ciao vecchio mio” oppure “Eccomi qui da te”. Stasera nulla invece. Il trasloco l’ha talmente coinvolta che è mancato poco che facesse scuocere la pasta. Se non ci fosse stato Carmelo a ricordarglielo, non avrebbero cenato stasera.  Quante scatole! Qui dentro i piatti. Ah, attento che non si rompano. Ce li ha regalati zia Dora. Sai quanto ci tiene. Un sospiro è la risposta. Non è un mostro di simpatia la zia di Marta. Nemmeno con me.

Per lei tutto deve essere perfetto e non si lascia in giro nulla. L’ultima volta che è venuta ha guardato con disappunto la pila di riviste femminili sopra il frigo. A pranzo poi ha chiesto a Marta: “Ma leggi così tanto?”.  Lei le ha risposto: “Abbastanza zia. Perché me lo chiedi?”. La risposta non si è fatta attendere: “Beh, non si è mai visto tenere le riviste sopra il frigo”. Meno male che Carmelo ha tossito per un bel po’ perché gli è andato di traverso il sugo di pomodoro: zia Dora adora il peperoncino e Marta quando c’è lei abbonda. Il discorso, quindi, non è più stato ripreso per fortuna. Magari potevo andarci di mezzo pure io. Marta non ha il coraggio di risponderle per le rime perché è la sorella di sua madre ed è anziana, ma certe volte esagera. Carmelo glielo dice sempre. Sono passati alcuni giorni ed è arrivato il momento tanto atteso. “Imballati tutti i piatti. E adesso?”. Le chiede lui guardandosi intorno. “Ora le posate, le zuppiere, e i bicchieri. Va bene”. La mattinata passa veloce ed io non mi stupisco. Tutto il resto è pronto ed è già stato trasferito nella nuova casa. Sono curioso di vederla, finora ne ho solo sentito parlare. Spero sia come questa e che il primo ospite non sia però proprio zia Dora. Carmelo e Marta finalmente si siedono, mangiano una pizza e si bevono un’aranciata. Marta a fine pasto poi gli chiede sorridendo: “Un gelato?”.

Carmelo è d’accordo, va matto per gelati e semifreddi. Escono e tornano dopo quasi un’ora commentando i gusti assaggiati. Ma presto, è ora di rimettersi all’opera. Carmelo va a prendere la macchina e la porta di fronte casa. Per fortuna c’è un posto libero lasciato dalla signora Perrucchini che va a fare la spesa alle quattordici in punto come tutti i venerdì. Inizia poi a portare le scatole con la scritta FRAGILE, una per una sotto l’occhio vigile della futura moglie. Non si sa mai. L’ultimo sono io e mi riserva il posto d’onore, in borsa. Vorrei    suonare, ma se nessuno mi aiuta non posso farlo. Il tempo di un ultimo saluto alla mia amata casa che mi ritrovo immerso fra i mille oggetti che Marta porta sempre con sé. Addio casa mia, devo lasciarti, ricorda la mia musica, lascia che le tue pareti echeggino ancora di quei suoni che tanto ci hanno uniti nel passato.

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1 commento »

  1. Punto di vista originale… per un bel po’ ho pensato si trattasse di un animale!

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