Racconti nella Rete®

– Rete!
– Macché rete!
– È angolo!
– È all’angolo tondo, tondo come la pizza, quindi non è rete!
– Allora è arco!
– Un arco buco… e non c’è la rete!
– Basta con la matematica – protesta il bambino in porta che aveva appena deviato un tiro sul limite del primo pilastro – stiamo giocando a calcio!
– Sì, in un campo ovale…siamo dei genii!!! – e ridono tutti divertiti i bambini in calzoncini nella Piazza dell’Anfiteatro.

Si sono creati uno spazio di gioco sul lato ovest della piazza dove dopo pranzo si ritagliano un angolo all’ombra e appena i clienti sazi si alzano dalle tavole, sfruttano le sedie come limiti di demarcazione, quasi come se sopra sedesse il loro pubblico ufficiale a tifare.
Stanno giocando a mundialito, si capisce dalla smorfia di disapprovazione di quello che ha visto il suo tiro parato nel tutti contro tutti.
Strano il silenzio che si alterna alle urla quando il ruolo cambia.
Ogni tanto un passante si ferma ad osservare questo spettacolo ormai inusuale tra le mura urbane, quasi a voler aspettare per guadagnarsi il meritato gelato alla fine delle fatiche, insieme alla cricca sudata.

-Filippo vieni su a fare i compiti! – grida una voce femminile dalla finestra.
– Non posso, sono impegnato. Anzi, buttameli giù che poi li faccio con i miei amici! – le risponde il portiere.
– Sì, così l’area del triangolo diventa base per altezza diviso tre!
– Dai mamma, non scherzare, sono bravissimo, so anche che cos’è un’ellisse!
– Sì, come la tua area piccola e il centrocampo! – aggiunge ridendo il ragazzino più alto, con la maglietta rossa e il ciuffo sudato che sembra modellato col gel.
– Vedi mamma, so tutto di geometria – ribatte ad alta voce il bambino – so cos’è l’angolo, l’arco, l’ellisse… Vedi che è utile giocare a calcio giù?
– Adesso lancio giù una rete e ti vengo a pescare come un pesce palla! …e ne trovo più di uno! Li salterò tutti in padella!
– Dai mamma, non scherzare, anzi, senti, non stufare, che siamo impegnati.
– Scusa? – ribatte irritata la mamma, mettendosi una mano vicino all’orecchio nel gesto di amplificare l’ultima cosa sentita.
– Scusa mamma, ma mi sconcentro, mi devo allenare.
– Dieci minuti, poi sali, fai due problemi e torni giù.
– Che tortura! – replica Filippo rassegnato e rilancia subito il pallone per non perder tempo prezioso.

Dieci minuti dopo:
– Filippo! Sei pronto? – urla ancora dalla finestra la mamma con in mano un libro nella mano sinistra e – il figlio sgrana gli occhi – un paio di scarpe da calcetto nella mano destra che Filippo squadra inorridito, bloccando immediatamente non solo lo sguardo, ma il corpo, immobilizzato nel sentire le due parole dopo:
– Sono pronta!
– No mamma, ti prego, non ti muovere da lì, arrivo subito! – riesce a replicare il piccolo Buffon, scattando come un razzo verso il portone di casa, trovando appena il fiato per rassicurare i compagni di gioco, girando indietro il capo durante la corsa: – Ragazzi non facciamola scendere – annuncia preoccupato – che ci straccia tutti!
– Ma di chi sono quelle scarpe? – inquisisce uno di loro con la maglietta dell’Argentina.
– Sono le sueee- urla indietro Filippo già oltre metà strada verso il suo portone, con il viso rivolto indietro ai compagni, quasi a rassicurarsi di averli messi in guardia e un istante dopo già con lo sguardo in avanti quasi ad assicurarsi di non vedere il temuto soggetto già giù nella piazza. – Aspettatemi amici che tra un po’ arrivo!
– Ahhhhhhh ahhhhhh ahhhhh! – ridono divertiti i ragazzini – Vi aspettiamo!
– Visto ragazzi che scarpe magiche? – si rivolge divertita la mamma del portiere ai bambini rimasti a giocare. – Quando scenderà splenderà di geometria, col raggino per il raggione per tre e quattordici.
– A noi basta la misura 4 signora! È la nostra sfera magica!- replica la maglia rossa col ciuffo.
– Siete in gamba ragazzi – aggiunge la donna – tra un po’ vi risgancio il Fil nella rete!