Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “Una inaspettata sorpresa” di Paola Pisano

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Era proprio contenta di rientrare a casa un giorno prima. La vacanza studio a Londra l’aveva stancata molto e quell’intenso caldo, così insolito per i primi di maggio, aveva reso faticosi quei cinque giorni dietro a venti studenti scatenati, resi sfrontati dall’ebbrezza di libertà dalla scuola e soprattutto di lontananza dalla famiglia. L’avviso di uno sciopero dei dipendenti dell’aeroporto di Heathrow nel giorno previsto per il rientro a Milano aveva molto preoccupato il preside del liceo scientifico, il quale, temendo inconvenienti, era riuscito miracolosamente con il supporto dell’agenzia di viaggi, ad anticipare il rientro di un giorno.

Il volo era stato tranquillo e Laura con piacere aveva accettato la proposta dei genitori di Matteo di riaccompagnarla a casa, così che non avrebbe scomodato suo marito, che neppure aveva avvertito nella confusione di organizzare l’anticipata partenza. Si fece lasciare all’angolo di via Garibaldi. Il bagaglio era leggero e le ruote del piccolo trolley scorrevano veloci sul marciapiede. Erano le 22.00 e il caldo precoce anche a Milano aveva riempito la strada di tante persone.

Passò davanti alla pizzeria Da Gennaro, piena di turisti soddisfatti e con la coda dell’occhio fu attratta da una figura familiare. Suo marito Piero era seduto ad un tavolino d’angolo ed era insieme ad una donna.

Si fermò incuriosita e approfittò di un cartellone pubblicitario per nascondersi alla vista. I due erano seduti uno davanti all’altra, si guardavano negli occhi e si parlavano assorti. I loro sguardi erano seri e improvvisamente la mano destra di lui si alzò a carezzare la guancia di lei, che chiudendo gli occhi vi si appoggiò.

Laura si sentì mancare e in un attimo le passarono davanti agli occhi tutte le donne che, per rapporti familiari o di lavoro avrebbero potuto uscire a cena con suo marito, ma quella donna era per lei una perfetta sconosciuta. Si appoggiò al cartellone e cercando di recuperare lucidità, nonostante la stanchezza che adesso avvertiva in pieno, tornò indietro, attraversò la strada ed entrò nel bar di fronte alla pizzeria. Seduta a fianco del vetro, non vista, avrebbe potuto osservarli meglio. Il cuore le batteva forte e le mani le tremavano. “Si sente bene Signora?” La voce della giovane barista la scosse. “Si grazie. Nessun problema. Sono solo un po’ stanca. Mi può portare un caffè?”

Si sentiva stordita e ancora non si rendeva conto, ma aveva la certezza che suo marito non aspettandola, si trovava con un’altra donna proprio nella pizzeria sotto casa. Alla sorpresa si era perciò aggiunta una rabbia sottile che sentiva montare dentro di sé. L’arrivo del caffè a cui la barista aveva aggiunto un piccolo bignè ed un cioccolatino, la distrasse per un attimo e adesso si sentiva come svuotata, anche la rabbia pareva improvvisamente sfumata e avvertiva soltanto una infinita stanchezza.

Quarantasette anni, carina, un fisico che la menopausa ancora non aveva appesantito, un buon lavoro di insegnante di inglese al liceo scientifico. Si domandò che cosa era potuto venire meno nel suo matrimonio, così da spingere suo marito a tradirla. Si conoscevano dai tempi del liceo, ma si erano persi di vista durante l’università, che lui aveva frequentato a Bologna. Si erano poi ritrovati per caso ad una festa di amici e non si erano più lasciati. Certo non avevano avuto figli. Avevano anche fatto molti tentativi, tra visite e ricerche, senza peraltro individuare una causa precisa di tale impossibilità per cui alla fine, di comune accordo, avevano lasciato perdere. Come un discorso interrotto, che nessuno più riprende, si erano concentrati sul lavoro, gli amici, le vacanze, le famiglie di origine che cominciavano a fare sentire il loro peso. Erano entrambi figli unici e la loro vita era piena di impegni e di obblighi. Ma erano ancora sereni dopo quasi venti anni di matrimonio, o almeno così pensava Laura fino a mezz’ora prima. Adesso infatti non sapeva più che cosa pensare, quando improvvisamente suo marito e la sconosciuta uscirono dalla pizzeria.

Il respiro le si fermò in gola mentre li vide abbracciarsi. Un abbraccio forte e lungo per poi lasciarsi lentamente. Non un bacio né un’ultima carezza. Piero rimase sul marciapiede, fermo a guardarla allontanarsi e poi stancamente si avviò verso casa. Laura rimase interdetta, di nuovo quasi sorpresa da quel saluto, che si sarebbe aspettata ben più appassionato.

“Signora, dobbiamo chiudere”. Di nuovo la voce della barista la fece sussultare. “Sì certo, mi scusi.”

Non poteva più restare lì e uscendo si domandò che cosa fare. Era tentata di andarsene, anche se non sapeva dove, ma improvvisamente si scosse; adesso voleva rientrare a casa, quasi che la curiosità avesse preso il sopravvento su ogni altro suo sentimento. Voleva studiare la reazione di suo marito, voleva capire che cosa era successo, con insolito coraggio, perchè tuttavia non sapeva che cosa la aspettava.

Si guardò nella vetrina ancora illuminata, si sistemò i capelli e fece un lungo respiro, mentre cercava le chiavi del portone di ingresso del condominio.

L’ascensore sembrava non arrivare mai al quarto piano e si ritrovò ad indugiare sulla porta di casa. La curiosità prevalse e la spinse ad entrare. L’appartamento era al buio, solo una sottile lama di luce filtrava in fondo al corridoio dalla camera da letto.

Si sforzò di fare come se niente fosse e riuscì a dire: “Piero sono io, sono rientrata prima del previsto”, sforzandosi di controllare la voce.

Aprì la porta di camera e vide suo marito sul letto con un libro in mano e gli occhiali sul naso. “Ciao, sei rientrata prima del previsto”. Le disse con tono tranquillo.

Con poche parole Laura spiegò l’inconveniente dello sciopero e la soluzione rinvenuta che l’aveva fatta rientrare prima del previsto. “Sei contento?” Quell’ultima domanda le era uscita d’istinto, senza pensare e subito si pentì di averla fatta, ma Piero le risposte con calma: “Sì sono contento”, quasi spiazzandola per la sincerità che lesse nei suoi occhi.

“Ti devo parlare” aggiunse Piero, appoggiando il libro sul letto. Ecco, lo sapeva. Non avrebbe dovuto fare quella domanda. Adesso non si sentiva più pronta a sentire quello che suo marito aveva da dirle e che già immaginava, ma ormai era lì, in piedi, con il trolley ancora appoggiato a terra. Si sedette sulla piccola poltrona di raso beige, quasi con rassegnazione, rimanendo in attesa.

“Ho avuto una relazione tre anni fa” esordì il marito interrompendosi subito, come per voler studiare l’effetto o trovare le parole per continuare.

Laura non ebbe neppure in tempo di togliersi la giacca e si appoggiò allo schienale. Per un momento avvertì una sensazione di odio nei confronti del marito. Come poteva farle questo, così senza alcun preavviso gettarle addosso quelle parole terribili.

“Sicuramente non ci crederai, me ne vergogno molto, ma è stata solo l’avventura di una notte”. Lo guardò sbigottita, strinse i pugni e sentì che avrebbe potuto schiaffeggiarlo, se solo avesse potuto alzarsi.

Piero si accorse della sua agitazione e riprese a parlare. “E’ stato quella volta che tu avevi avuto una supplenza di quattro mesi a Brescia e talvolta ti fermavi a dormire da una tua collega. Non cerco giustificazioni. Sono stato un cretino e una sera dopo una cena abbondantemente innaffiata di vino con alcuni clienti tedeschi, sono andato a letto con la giovane interprete.”

Laura si sentiva la gola secca e quasi non riusciva a deglutire, mentre lo osservava tormentarsi le mani. “Avevo bevuto troppo e l’alcool insieme alla soddisfazione per aver concluso un affare molto importante mi hanno fatto fare una cosa di cui il giorno dopo ero già pentito.” Adesso Laura lo guardava sorpresa, senza capire.

“Mi ero giurato che non te ne avrei mai parlato e cercavo in ogni modo di rimuovere dalla mia mente l’accaduto. Quando ormai pensavo di esserci riuscito dopo un anno e mezzo mi sono sentito chiamare al telefono. “Sono Ingrid – mi disse – ma io nemmeno ricordavo il suo nome. Mi chiese di incontrarla e alle mie resistenze rispose che aveva una cosa importante da dirmi e insistette al punto che non potei dire di no.” Si interruppe e abbassò lo sguardo per poi riprendere con un filo di voce.

“Mi disse che era rimasta incinta e che aveva avuto una bambina.”

Laura si sentì mancare, adesso si sentiva come svuotata e si ritrovò a guardare e ad ascoltare quel marito che conosceva gentile e premuroso, come un estraneo.

Piero continuò “Non mi aspettavo quella notizia e la mia prima reazione fu di negazione. Le dissi che non poteva essere accaduto per quell’unico incontro occasionale e che non poteva essere sicura che fosse mia figlia. Fui un vigliacco. Le dissi che non ne volevo sapere più niente e che non doveva più chiamarmi né farsi sentire. Quella donna mi stupì, mi disse che comprendeva la mia reazione e che non le importava, che lei in ogni caso aveva fortemente voluto quella bambina. Prima di alzarsi e andarsene mi mise in mano una sua fotografia ed io rimasi di sasso guardandola, somigliava tantissimo a me da piccolo con la ritrosa in mezzo alla fronte e la fossetta sul mento. Temendo che in qualche modo non rispettasse gli accordi, periodicamente le ho mandato dei soldi su una carta prepagata e lei in cambio mi ha mandato fotografie della bambina.”

Laura non sentiva più neppure la forza di alzarsi e fissava il vuoto davanti a sé.

“Ti domanderai perchè ti dico proprio stasera tutto questo, ma non posso farne a meno. Stamani quella donna si è rifatta viva, mi ha telefonato in ufficio e mi ha detto che aveva bisogno di parlarmi. Ha nuovamente insistito per vincere le mie resistenze, dicendo che era molto importante ed ho finito per accettare, anche sapendo di essere solo”. Abbassò gli occhi come un bambino colto in flagrante marachella e riprese.

”Ingrid mi ha rivelato di avere avuto un cancro al seno, scoperto dopo l’allattamento e rimosso, ma il male dopo due anni è ritornato questa volta al midollo e i medici che l’hanno in cura le hanno dato solo pochi mesi di vita, tre o quattro al massimo sei.”

Si interruppe con un sospiro e guardando Laura che adesso lo fissava con occhi severi continuò. “Ingrid non ha parenti, i genitori sono morti da tempo e la sorella vive in Olanda con due figli già grandi e tre nipotini, per cui prima di chiederlo a lei le è sembrato giusto dire a me che sono il padre, se voglio io prendere con me la bambina, quando lei non ci sarà più.”

A quel punto Piero scoppiò a piangere, per poi riprendere. “Credimi sono contento che tu sia tornata prima, ho potuto trovare il coraggio di rivelarti questa cosa, che mi pesava sul cuore da tempo e che adesso mi sconvolge. Non mi stupirò se mi odierai, se mi chiederai di andarmene, so che quello che ho fatto è terribile, ma adesso sto malissimo. Ingrid mi ha detto di pensarci e di farle sapere entro due giorni, il tempo in cui si tratterrà a Milano prima di tornare a Berlino e chiamare sua sorella.”

Laura continuava a fissarlo, era pallido e gli tremavano le mani. Si alzò e gli si avvicinò, sedendosi sul bordo del letto. In quel momento non sentiva più né odio né rabbia nei suoi confronti e lo guardava, mentre le lacrime continuavano a cadere dai suoi occhi. “Hai una sua foto?” trovò la forza di domandare. “Sì ne ho ricevuta una proprio oggi.” Aprì il cassetto del comodino e tirò fuori la fotografia di una bambina. Un sorriso dolcissimo su una faccia paffuta, la fossetta sul mento e il taglio degli occhi erano quelli di Piero.

Si sentì travolgere da una sensazione nuova, mai provata. La rabbia, l’odio e l’agitazione, che aveva avvertito fino a quel momento lasciarono il posto ad una grande tenerezza. Si girò verso il marito e lo strinse a sé, cominciando a piangere.

Anche Piero riprese a piangere, ma erano per entrambi lacrime di gioia, per la pace ritrovata di lui e per l’inaspettato futuro che si prospettava per lei.

Adesso sapevano entrambi che cosa rispondere ad Ingrid.

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1 commento »

  1. Dire che mi ha toccato il cuore, è poco. Pur nella diversità tra me e le situazioni del racconto, mi sono sentita a tratti ognuno dei personaggi. Agganciata, col respiro lievemente affannato, sino alla fine. Così deve essere quando si legge una storia. E così, per me, è stato.

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