Premio Racconti nella Rete 2023 “Infradito rosa” di Nausicaa Tecchio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023L’asfalto è caldissimo sotto le infradito rosa confetto. “Camminare sui carboni ardenti non deve essere così diverso” pensa Mina, che quasi crede di sentire la plastica sfrigolare sotto i piedi. Luglio quest’anno è implacabile ed è mezzogiorno, con il sole che regna incontrastato su una distesa azzurra e limpida. Nessuna nuvola, ma umidità quanta se ne vuole.
Sulla stradina oltre a Mina c’è solo un ciclista che sta giusto scendendo dalla bici mentre si avvicina a un cancello grigio. La vede e le fa un cenno: potrebbe essere Gianni, il vicino di casa. Ma con quel caschetto verde fluo e gli occhiali da sole a goccia non ne è sicura, e non intende fermarsi a salutare. Sente il sudore sotto i capelli biondi, sulla schiena dove lo zainetto di tela un po’ inizia a pesare, dietro le ginocchia e sotto le ascelle.
La maglia senza spalline grigia e bianca svolazza un po’ per il movimento, i pantaloncini sono corti ma larghi e comodi. Sono le infradito il problema, ma ormai è sul limite dell’asfalto della stradina, e inizia il sentiero che porta attraverso il campo di granoturco. Qualche centinaio di metri e finalmente la casa della nonna di Mina, con la sua piscina in giardino. Mina già si immagina le bibite sotto il gazebo mentre sua cugina prepara la macedonia. Una scena così paradisiaca è l’unica ragione che potrebbe spingerla a camminare sotto quel sole.
La prima ciabattina ora tocca l’erba, l’altra la segue. Quello sfrigolio immaginario che fischiava nelle orecchie di Mina finalmente cessa e lei accelera. Sull’erba non percepisce più così tanto calore, anche se ormai pensa di avere la schiena fradicia. “Nulla che un tuffo non possa risolvere” pensa fra sé e sé mentre quasi si mette a saltellare. Ai lati osserva le piante di granoturco, verdi e rigogliose. Davanti a lei invece compare già la staccionata bianca con il cancellino per passare dall’orto. L’ingresso della casa infatti è sull’altro lato, dove passa la strada.
Mina è quasi arrivata quando inciampa. Mette in avanti le mani e guarda su cosa ha urtato il piede: un monticello di terra. Sopra quella montagnola c’è una biglia blu, che si illumina e proietta una lucina azzurra sull’erba. Rialzandosi Mina allunga la mano, attirata da quel colore così bello alla luce del sole, ma qualcosa la distrae. Sembra un tonfo di qualcosa che cade in acqua. “Sono già in piscina!” pensa, e si gira riprendendo a camminare più in fretta di prima.
Il cancellino è aperto, con la corda per chiuderlo avvolta intorno a una delle assi della staccionata. Mina sorride e inizia a camminare tra i filari di pomodorini, di sedano e di piante di zucca. Oltrepassato l’orto basta andare sulla sinistra della casa per arrivare sul giardino davanti. “Ma dov’è Sole?” questa volta le parole le escono, con una voce incerta. Il gatto bianco della nonna che la accoglie sempre non si vede in giro, ma con il caldo che fa forse ha cercato refrigerio da qualche parte. Mina si guarda intorno, e una brezza le gonfia di nuovo i vestiti leggeri attorno ai fianchi. Realizza solo allora che c’è silenzio.
Ma la Peugeot grigia della zia Sofia è nella rimessa. Si avvicina e la riconosce. Dietro il seggiolino blu per Cosimo, che ha solo due anni. Sul seggiolino c’è un berrettino con la frontiera azzurro con un sole che sorride. Mina si rasserena, di sicuro troverà la zia e i due cugini. In fondo il tonfo di prima lo ha sentito, era per forza qualcuno che si tuffava in acqua. Sorride, e si rimette a camminare. “Certo, sono tutti all’ombra a rilassarsi!” si dice, e impaziente di mettere i piedi in acqua ricomincia a camminare. Arriva all’angolo della casa e sbuca sull’altro lato, a qualche metro di distanza dalla piscina rialzata dalle pareti azzurre. Ci sono tre sdraio bianche e tre persone occupate a bere una bibita verde chiaro da bicchieri appannati dai cubetti di ghiaccio.
Sua nonna, seduta comodamente all’ombra, le sorride e le indica un tavolino dove ci sono una caraffa coperta con il tappo piena a metà della stessa bibita e degli altri bicchieri. Sua cugina Sara si alza mentre sua zia solleva appena gli occhiali da sole e la chiama “Era ora Mina! Dai siediti anche tu!”. Le indica la facciata della casa dove è appoggiata un’altra sdraio, ancora piegata. Sara gliela prende e la apre di fianco alla sua. Mina scaraventa lo zainetto grigio a terra e si butta di peso, rischiando di far richiudere la sdraio.
“Io mi metto in costume, tanto ho già messo la crema!” annuncia mentre toglie in fretta maglietta e pantaloncini. Nonna, zia e Sara sorridono e le riempiono il bicchiere di acqua e menta. Mina sente la stanchezza svanire. Ha solo voglia di entrare in acqua. Ma…
“Oh no!” si sbatte la mano sulla fronte e apre di corsa lo zainetto, armeggiando con la cerniera che si incastra sempre. Infila la mano cercando a tentoni qualcosa mentre Sara la guarda divertita. “Mina, hai perso il portafoglio? Qui è gratis!” “No no! Il cambio! Devo tornare indietro…”
“Ma dai, con questo sole ti asciughi voltato l’angolo!” ribatte Sara, e Mina abbassa lo sguardo. Poi sente la voce della nonna, dolce e rassicurante “Mina di sopra ci sono alcuni vestiti tuoi, li hai lasciati qua mesi fa e li ho lavati. Sono nella stanza a sinistra, dove faccio il bucato, dentro uno dei cassetti del mobile.”
“Grazie!” Mina si alza, sollevata e decide di correre di sopra, mentre la voce della zia la segue “Non entrare nella cameretta a fianco, Cosimo sta dormendo.” Ma intanto la ragazzina è entrata dalla porta principale e si toglie le infradito lanciandole sul pavimento di marmo per salire più in fretta a piedi nudi sulle scale. Si tiene al corrimano in legno per non scivolare e in cima alle scale vede a sinistra la porta della lavanderia semiaperta. Entra e vede la lavatrice, l’asciugatrice e il solito mobiletto dai cassetti bianchi, con i pomelli di metallo. Di fianco al mobiletto c’è una porta spalancata che dà su una camera con le tendine blu alle finestre, aperte anche quelle. Vede un angolo di un lettino, uno di quelli con le sbarre, bianco.
Il cuscino è rivolto verso di lei e non vede la testa del cuginetto. “Ma come fa con l’aria in faccia a dormire?” si chiede, e rimane qualche secondo a guardare. Poi si avvicina, in punta di piedi e facendo attenzione a guardare per terra. Ci sono giochini sparsi e se inciampasse sarebbe un bel problema. Cosimo se si sveglia inizia a fare i capricci. E per farlo smettere ci vorrebbe un miracolo.
Ma sul cuscino bianco non ci sono i riccioli neri del cuginetto, anche se la federa appare ancora un po’ spiegazzata. Mina sente un brivido. Si stropiccia gli occhi, ma è così. Le finestre aperte danno sul giardino e si avvicina al davanzale mentre le tende blu svolazzano ai lati e le sollevano i capelli che sfuggono all’elastico con cui si è fatta la coda.
La ragazzina da lì vede bene il giardino davanti. Vorrebbe sporgersi e chiamare la zia ma qualcosa la ferma. Da lì vede l’acqua della piscina su cui i raggi creano riflessi luminosi che abbagliano, ma c’è qualcosa che non va. Vede il fondo azzurro della piscina sotto l’acqua limpida, ma la superficie del liquido non è ferma. Appare un po’ increspata, turbata da qualcosa che si sposta piano piano lungo il bordo. Sembra un bambolotto vestito di bianco, a faccia in giù, i capelli neri che si estendono sul pelo dell’acqua. Immobile, braccia tese. Tocca il bordo e sembra arenarsi lì.
Sono rimasta con il fiato sospeso fino alla fine. Davvero ben scritto, complimenti!
Ho visto le scene, la casa e il giardino: scritto molto bene, serrato e fluido al tempo stesso. Ero gli occhi della protagonista. Brava!