Premio Racconti nella Rete 2023 “Quando il destino si diverte!” di Gloria Grimandi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Ero in ritardo! Sono entrata nel portone di casa che mancavano 15 minuti alle 16 ed alle 17 in punto sarebbero arrivati mio marito e mio suocero per il the e doveva essere tutto pronto. Si perché da quando era morta mia suocera il rito del the era diventato un appuntamento imprescindibile, anche per mio marito pur non essendo particolarmente amante di quella bevanda. Ma era un momento in cui poteva avere l’attenzione di suo padre tutta per lui….e non perdeva mai questa occasione.
Entrai di corsa nell’androne di casa. Via Rizzoli era bollente come ad agosto ma la penombra ed i muri spessi di casa nostra mi diedero subito un senso di freschezza. Essendo un palazzo ottocentesco non c’era ascensore quindi salii i due piani abbastanza velocemente.
Casa nostra era nell’appartamento al primo piano ed al secondo c’era quella dei miei suoceri ma dalla morte della moglie mio suocero era venuto ad abitare con noi e nel suo appartamento stavamo sistemando la loro camera a biblioteca e una parte del salotto a studio di mio marito. Come suo padre era avvocato e molti documenti preferiva tenerli a casa piuttosto che in studio.
Entrai senza guardami troppo intorno al secondo piano e c’era Sonia, la nostra cameriera, che mi aspettava per preparare il the.
Ero andata in legatoria per ritirare un libro che avevo fatto sistemare quindi entrai nella stanza e appoggiai il libro senza quasi alzare la testa fino a quando Sonia non mi fece sussultare urlando a squarciagola. La guardai e poi voltai la testa in direzione del suo dito……fuori da una delle due finestre pendevano due piedi appesi ad una corda!
Corremmo immediatamente al piano di sotto per vedere ed aiutare la donna che stava appesa (i piedi calzavano due scarpe col tacco), ma quando entrai nella stanza rimasi impietrita nel vedere che la donna appesa era la moglie di Sergio, il bibliotecario che mi stava aiutando a sistemare i libri di famiglia. Non sapevo davvero cosa fare e decisi di telefonare alla polizia e spiegai a grandi linee la situazione.
Arrivarono velocemente due volanti e poco dopo anche quella del magistrato che conosceva molto bene la famiglia di mio marito. Lasciai che del corpo se ne occupassero gli agenti e io andai col magistrato nello studio di mio marito.
Nel frattempo avevo avvisato Sergio che mi aveva raggiunta e stava in piedi di fianco a me guardando quando me quando il magistrato. Eravamo in estremo imbarazzo perché senza dirci una parola sapevamo il perché dell’accaduto. Alcuni mesi prima avevamo avuto un breve flirt ma che purtroppo era stato maldestramente scoperto dalla moglie perché Sergio aveva dimenticato di cancellare dal telefonino i miei messaggi. Avevamo avuto pochissimi rapporti fisici ma ci divertivamo a mandarci messaggi di sapore erotico più per divertimento che per stuzzicarci ma lei aveva creduto che ci fosse davvero la passione che descrivevamo ed era caduta in un pesantissima depressione, e non erano valse ne le mie parole ne quelle di suo marito che era tutto più un gioco che una cosa seria. Il vederla appesa a quella corda a testa in giù non era per noi una grande sorpresa.
Quindi quando il magistrato iniziò a farci le domande di rito, se conoscevamo la persona, se avevamo idea del perché dovemmo raccontare i fatti e fu estremamente imbarazzante soprattutto per gli sguardi di estremo rimprovero che lui mi rivolgeva.
Poco dopo ci fecero accomodare nella stanza attigua che in passato era la cucina di casa dei miei suoceri ed ora una zona di transito dove erano appoggiati tomi vari che mio marito doveva ancora sistemare e con nostra grande sorpresa il corpo che prima era appeso fuori dalla finestra era appeso ad una trave in un angolo della stanza.
La cosa ci fece trasalire molto ed il magistrato ci disse che dovevamo identificare il corpo nell’identica posizione in cui lo avevamo visto la prima volta. Di fianco a me si avvicinò Sonia che era stata chiamata da un poliziotto in quanto anche lei era presente al ritrovamento. Le dissi che era la moglie di Sergio e lei si avvicinò al corpo come incredula. Pensai che siccome era molto miope, ed in quel momento non portava gli occhiali, volesse vedere da vicino ma sussultò vicino al corpo e disse: “ signora questa donna ha qualcosa in bocca e si muove”. Ed in quello stesso istante la testa della donne si mosse in direzione di Sonia ed il movimento le sciolse la corda con cui era legata. Cadde a terra e sputò dalla bocca quella che poi vedemmo essere una grossa gomma da masticare e con nostra infinita sorpresa scoprimmo che non solo non era morta ma che non era la moglie di Sergio ma la madre di Sonia la nostra domestica Elvira.
Elvira e la moglie di Sergio erano entrambe peruviane e io nella concitazione le avevo scambiate. Sonia senza occhiali non aveva riconosciuto sua madre!
Dopo un primo momento di stupore misto ad imbarazzo la donna si mise a sedere e ci raccontò che, come di solito, si era messa a pulire i vetri di casa. Fin da bambina lei adottava questo sistema, preparava con una corda una sorta di altalena che appendeva all’esterno della finestra. Ci si sedeva sopra e puliva i vetri. Erano tanti anni che era a nostro servizio e negli anni ci aveva convinti che non era pericoloso, almeno per lei, perché lo faceva con una tale sicurezza ed agilità che dopo un po’ ci eravamo abituati a vederla appesa fuori dalla finestra. Quella mattina aveva diverse commissioni da fare e si era dimenticata la corda/altalena appesa. Se ne era accorta solo nel pomeriggio ma quando era andata per scioglierla non ci era riuscita. Si era aiutata con un piede e non si spiegava nemmeno lei come era potuto accadere ma era scivolata ed il piede si era incastrato nella corda e lei era caduta a testa in giù e nel contraccolpo aveva ingoiato la gomma da masticare che aveva in bocca ed aveva perso i sensi e si era ripresa solo quando era stata nuovamente appesa in casa.
Forse per il sollievo o per la grottesca storia che ci veniva raccontata scoppiammo tutti in una fragorosa risata…ma in quel momento le campane di San Bartolomeo suonavano le cinque e dalla porta entrarono mio marito e mio suocero. Incrociai lo sguardo del magistrato e lessi nei suoi occhi un guizzo di comprensione….avrei dovuto spiegare molte cose!