Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2023 “GLO GLO GLO” di Laura Capella

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023

Sembra un gorgoglio di fontana, o un tacchino che zampetta orgoglioso e vano nella sua stia.

Sembra un bagnante che annaspa nel mare, la richiesta d’aiuto che gli muore in gola.

Niente di tutto questo e tutto questo insieme.

Parole vane e senza significato si mescolano come acqua che viene risucchiata nello scarico di un lavandino.

Animali da cortile che si pavoneggiano mostrando penne non naturalmente colorate ma ritoccate e abbellite ad arte.

Noi difensori che anneghiamo non ricevendo quell’aiuto che è tanto necessario quanto impossibile da ricevere.

 “Anime dannate, perite nei gorghi dell’Acheronte” pare dirci col suo sguardo occhialuto e corrucciato la guardiana del Dolce Stil Novo, l’alfiere della purezza della lingua, parlata, scritta, agita. E’ lei l’unica testimone vivente dello scempio della lingua italiana e latina, che una povera anima semplice può fare, soprattutto se lasciata a se stessa senza una guida. Lo strazio le si legge sulla fronte.

GLO GLO GLO

Sono invece le iniziali di Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione. Come recita internet: si occupa degli interessi e dei bisogni di ogni alunno della scuola con un’accertata condizione di disabilità.

Nella migliore delle ipotesi fa questo.

Nella peggiore, si balocca con questa idea proponendosi al malcapitato ed alla famiglia in modo del tutto autoreferenziale.

Il GLO è un tacchino con le piume gonfie pronto ad attaccare se si sente minacciato o anche solo lievemente disturbato. La sua irritazione si misura dalla circonferenza del suo piumaggio.

Le piume irte intorno al suo almanaccare, il bargiglio si arrossa nel corso del suo farfugliare: la didattica e le competenze di base, gli obiettivi minimi e quelli massimi, le fragilità e le frustrazioni.

Fa eco il consiglio di classe. Si sprecano le descrizioni degli interventi mirati verso alunni non abbastanza attrezzati dal punto di vista lessicale, incapaci di comprendere e di utilizzare il linguaggio tecnico, la logica matematica, ignari della consecutio temporum e perché no, dell’analisi logica.

Lasciamo stare tutte queste cose, non ha senso che la ragazza si cimenti sul latino, a che le servirà mai nella sua triste vita? Sembrano dire gli sguardi muti e affranti dell’ancella di Cicerone. Non occorre che parli, le sue idee le ha già manifestate chiaramente, nella prima riunione, all’ inizio dell’ anno.

GLO, GLO

La coordinatrice del team dell’inclusione becchetta qua e là dando la parola o togliendola. Ognuno vuol dire la sua, i docenti, quasi tutti, fanno a gara, ancora e ancora, ad affondare la nave. Pochissime e sottovoce le parole amiche.

“La famiglia ha qualche cosa da aggiungere? Gli specialisti che la seguono vogliono dire la loro?” Pare voglia dire tra le righe: se non vi è bastato questo, continuate pure.

“Avete visto la pagella, no? Cosa ne pensate?”

Parche le parole della difesa, guardinghe, scelte con cura per non esporre il fianco in una contesa dispari fin dalla nascita, sono volte a carpire qualche informazione preziosa per armare le retroguardie e resistere all’assedio.

Constatazioni, da parte di chi ci conosce da una vita, di quanto si possa regredire se il contesto non è favorevole.

Constatazione, dentro di me, di quanto il contesto sia incapace di rimodularsi quando ci si allontana dagli standard dei normodotati.

Vorrei gridare: “Signori e signore, mia figlia per lo stesso motivo sarebbe rimasta alla scuola materna forse per sempre, perché non rispondeva agli standard delle competenze per la prima classe. Soltanto un aiuto specialistico ci guidò nella difficile scelta: andare o restare. Rimanere ancora un anno alla Materna per maturare abilità che forse mai si sarebbero raggiunte o iniziare con i suoi compagni un nuovo percorso, più stimolante di sicuro, perché nuovo e non rimasticato. Ci buttammo nel gorgo, fieri.

Le elementari e poi le medie, e queste anche con grande profitto e soddisfazione, fece il nostro piccolo anatroccolo!”

Per continuare la metafora della Commedia: all’inferno siamo ripiombati, nel limbo di chi si sente inadeguato, scartato, non competente.

Taccio, invece,  e ascolto la psicologa.

“Che tipo di percorso proponete in alternativa, che obiettivi? Avete avuto casi simili? Avete preparato una bozza di percorso personalizzato?”

GLO…GLO

“Non ancora, che diamine, aspettiamo di sapere se la famiglia fa la scelta del differenziato. Che dice la famiglia, sceglie? È d’accordo? Vuole passare al percorso personalizzato?” Chiede ripetutamente.

“Gradiremmo vedere tra quali alternative dovremmo scegliere, non siamo contrari a priori, ma una scelta la faremo quando la carta leggeremo!”

“La ragazza boccerà se il percorso degli obiettivi minimi rimarrà! Suvvia fate la scelta! Veloci, il tempo è scaduto”

“Finché non vedremo, non firmeremo”.

“Mozzatele la testa! Mozzatele la testa!!” Urla la Regina di Cuori… Mi sveglio col batticuore! Ah, era solo un sogno. Sì, un sogno. Ma solo la Regina ne faceva parte, il resto era tutto vero.

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1 commento »

  1. Talvolta è necessario contestualizzare uno scritto. Si potrà dire che è un limite e perciò tale scritto ha meno valore. Può essere. Questo scritto ha a che fare con la disabilità e quindi è normale che possa non essere capito. Grazie al cielo non tutti ci hanno a che fare in prima persona o gomito a gomito con chi è in questa situazione. Tuttavia è importante che si sappia, che più persone vengano sensibilizzate: l’inclusione vera, ahimè, è ancora lontana da venire. Allora si scrive, sia per far sapere, sia per liberarsi. Ho scelto l’ironia per entrambe le cose e soprattutto per la sopravvivenza.

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