Premio Racconti per Corti 2023 “Bang!” di Rosanna Fiori
Categoria: Premio Racconti per Corti 2023Sono sempre stata grassa, brutta, con i capelli fini e ispidi, gli occhi simili a quelli dei pesci, opachi e semilucidi, la bocca sottile, il naso piatto, nonostante ciò, durante il tempo del mio tempo ho costruito bellezza.
“Dai! Piccolo principe, corri! Che non facciamo in tempo, la piazza ci aspetta”.
Lui è il mio capolavoro.
Siamo erranti attori di carta, costruiamo storie nelle piazze e sulle mura, arrotolati ai sogni dei bambini, mimiamo e cantiamo, poi balliamo.
Lui è piccolo, la sorpresa perfetta e miracolosa della violenza sul mio corpo in una notte fredda di fine inverno in un angolo di via del Fosso.
La mia bruttezza non mi ha salvata, nessuno scudo alla ferocia, alla perversione, alla malvagità.
Ero ancora una bambina, la pancia cresceva, la mamma piangeva, io cullavo il mio sogno.
L’ho voluto e lo amo col solo coraggio della vita.
Lui è diventato un uomo dignitoso e libero. La fronte alta, gli occhi chiari.
Le nostre storie accendono i sogni dei più piccoli, illuminano i loro occhi, li fanno ridere.
I personaggi di carta diventano amici dei loro giochi.
I fiori di carta sono regali da mettere sui capelli.
“Sei bella, mamma”, mi ripete da sempre e io mi trasformo, ci credo.
Lo squillo del telefono mi sveglia, è brutale nella notte, uno schiaffo che mi raggela il sangue.
“Signora, suo figlio …”
Mi vesto in fretta a luce spenta, il mio corpo pesante vorrebbe ributtarmi sul letto, raggiungo il bagno, mi sciacquo la faccia, bevo avidamente, ho paura.
Fa freddo, la macchina è congelata, io sudo, la strada che mi porta all’ospedale è deserta, il parcheggio è buio, scendo, il mio fiato è una nuvola calda.
Lui è disteso su un lettino bianco. Dorme.
“Dai! Piccolo principe, corri! Che non facciamo in tempo, la piazza ci aspetta”.
Gli prendo la mano, è pesante e ghiacciata.
Il volto è tumefatto, la fronte spaccata, un rivolo di sangue raggrumato gli salda la ferita, gli occhi chiusi per sempre.
Lo scopro, è nudo, tagliato a metà.
“Dai! Piccolo principe, corri! Che non facciamo in tempo, la piazza ci aspetta”.
Gli prendo la mano, lo tiro, corriamo insieme.
La macchina si è scaldata, io adesso ho freddo, metto in moto, accelero.
Lucca dorme ancora, le strade sono ancora deserte.
Lui è accanto a me: “Sei bella, mamma”, mi ripete.
Io mi strappo i capelli, gli occhi sono un lago nero, urlo una ninna nanna.
Accelero, accelero, accelero.
Il tempo è passato, un tempo indefinito di lacrime e dolore.
La sua bici distrutta dallo schianto, in camera.
Poi un giorno l’ho trovato quel maledetto che me lo ha portato via.
Ubriaco come allora, nel bar più squallido della città.
La polizia lo aveva rimesso in libertà.
La pistola era carica, era sempre stata carica da allora.
Volevo vedere la sua paura.
“Ah cicciona, che te guardi?” Rideva e beveva.
Gliel’ho puntata in faccia.
“Corri, mamma, corri! Che la piazza ci aspetta …”
Me la sono infilata in bocca.
BANG!
Meraviglioso,complimenti
Grazie!
oh!Che finale. Un ritmo intenso, bello!
Contenta che sia piaciuto.
Urca, non mi aspettavo questo finale! E’ davvero come ricevere un colpo di pistola. La più dura delle vendette: contro la vita stessa. Complimenti per come hai saputo sviluppare la storia.
Grazie, Riccardo, è proprio come hai detto. Un in bocca a lupo se partecipi anche tu