Premio Racconti nella Rete 2023 “Gattari si nasce non lo si diventa” di Lucia D’Aleo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Il gattaro o la gattara ha una caratteristica peculiare: viene riconosciuto anche a distanza di centinaia di metri da un qualsiasi gatto. Entrambi si fissano in lontananza e si avvicinano l’uno all’altro, il gattaro o la gattara comincia a chiamare: “Micio, micio, micio! “.
Nel frattempo il gatto emette un miagolio quasi di ringraziamento perché capisce che potrebbe ottenere del cibo o quanto meno delle carezze.
I gattari sentono il bisogno di appagare le esigenze di questo felino, riservato ma all’occasione ruffiano e coccolone, soprattutto se ha fame. Se un gattaro intuisce che il gatto o i gatti non hanno padroni, si premura giornalmente a portare il cibo e l’acqua, ecco che l’indomani i gatti sono due e nell’arco di una settimana arrivano i fratelli, i cugini e gli amici dei gatti. A questo punto il gattaro chiede aiuto ad altri gattari, questi rispondono tutti all’appello e si premurano a portare ciotole, a costruire casette per le serate invernali, a pulire intorno per evitare che i gatti vivano tra i rifiuti, insomma si muove un mondo.
Eccoci davanti ad una colonia felina, è necessario farla riconoscere dal Comune e così spunta la targa: colonia felina riconosciuta dal Comune, etc .etc . I gattari si assumono pure la responsabilità di fare sterilizzare le femmine, mettendo a rischio braccia, gambe, faccia ed altro, perché convincere le femmine ad entrare nel trasportino non è un gioco da ragazzi.
I graffi non si contano, ma il gattaro nella macchina ha cotone, disinfettanti vari: acqua ossigenata, alcol, citrosil, per affrontare l’eventuale lotta con esito non sempre favorevole. Le gatte, in un anno, possono partorire anche tre volte, in passato i gatti mettevano alla luce i piccoli batuffoli due volte l’anno. Ai giorni d’oggi, sarà il cibo o l’inquinamento, vanno in calore minimo tre volte nell’arco annuale, un po’ come i topi ma per fortuna loro sono gatti. I gattari doc percorrono anche chilometri con la loro macchina piena di buon cibo. Gli amici felini aspettano con puntualità di orario, come se avessero un orologio rolex al polso. A loro volta i gattari, anche se la colonia felina è numerosa si accorgono subito se all’appello giornaliero ne manca uno. Chiamano per nome il micio assente, e già perché ognuno di loro capisce che gli è stato attribuito un nome: Gigiotto, Quercino (se ha un occhio solo), Nerino, Bianchetto, Tiger, Biagio, Topina ( se ha il colore grigio dei topi), Pitulina … e così via di seguito. I gattari si preoccupano e non si danno pace fino a quando il micio assente non si sa che fine abbia fatto. Sperando che sia nei d’intorni, chiamano a squarciagola e cominciano ad avere le palpitazioni se non arriva entro pochi minuti. Lo cercano affannosamente e si tranquillizzano solo se il gatto viene avvistato in qualche luogo limitrofo. Se il gatto non viene rintracciato, un gattaro doc cerca aiuto agli altri gattari, telefona chiedendo “Chi l’ha visto?”
Si calmano solo se vengono rassicurati che il micio abbia solo cambiato colonia, forse perché simpatizza di più con qualche suo simile o magari gradisce il cibo degli altri gattari. Sappiamo benissimo che il cibo altrui è sempre il più buono, un poco come l’erba del vicino che sembra essere sempre la più verde.
Il gattaro nella sua casa ha un armadio di medicine per gatti, possibilmente dinanzi allo sportello ha attaccato le foto dei mici in cura, qualora il micio non si faccia prendere per ingerire il farmaco, possibilmente antibiotico o un vermifugo, gli prepara una pappa a parte con la medicina, e non si schioda dal luogo di residenza del gatto se non vede mangiare quello che la bestiolina deve ingerire. Se un piccolo felino desta preoccupazioni perché troppo magro, oppure zoppica, urge la visita dal veterinario e si ricorre al gattaro acchiappa gatti. Quest’ultimo arriva con una gabbia da tigre ovvero tutta a grate, munito di guanto antigraffio, offre al micetto una deliziosa pappa al pollo con prosciutto. Nel momento culminante, mentre il micio assapora il buon cibo ed è fiducioso, delle mani esperte lo acchiappano per la collottola come una mamma gatta e lo pone dentro la gabbia che, con velocità degna di un grande professionista gattaro, viene chiusa.
La venuta meno di un micetto è una sofferenza immane, direi una vera e propria tragedia per tutti i gattari, non dormono per giorni e i fazzoletti zuppi di lacrime riempiono i loro secchi dei rifiuti. Per settimane parlano di quel micio e non mostrano rassegnazione, finché non vengono distratti da un nuovo arrivato, che sembra appostato per consolare tutti.
Essendo una gattara fin dall’ovo, direbbe l’Ariosto, di questi felini comprendo il loro linguaggio, la modulazione dei loro miagolii. Se si tratta di una mamma micia con i suoi gattini: il miao ….maramao…mrr….mrr dal tono soffice, dolce, sembra dire a loro” Sono io la mamma, siete al sicuro”.
A loro volta i micetti rispondono mordicchiandola, quei morsetti sono solo bacini. Se mamma micia porta una preda il suo “Maramao”, ha un tono forte come per dire venite che dovete imparare a cacciare. Quante lucertoline ho salvato! Purtroppo per i micetti era una grossa delusione non potere giocare con i regalini di mamma.
Il gattaro non può riposare se non ha il micio di sua proprietà nel letto che lo conforta nei momenti di tristezza o di ansia. I gatti hanno poteri magici riconoscono il nostro stato d’animo. Si avete capito bene! E’ il micio che conforta il suo padrone, quando capisce che si trova in uno stato d’animo ansioso e in difficoltà
E’ risaputo che i gatti intuiscono la nostra sfera emotiva e si preoccupano per noi, se siamo poco sereni loro si mettono vicinissimi , quasi sopra di noi e ci guardano con gli occhi semi chiusi. Cominciano a fare il ron ron delle fusa e ogni tanto emettono un dolce suono di miagolio, come se volessero dire: “Io sono qua con te non preoccuparti”.
Nella mia vita ho avuto sempre un gatto in casa, attualmente ho una gatta color tartarughina con un solo occhio. Si chiama Fuffa, la micia è stata trovata da mio nipote in un angolo di una strada di Palermo. Aveva appena un mese ma era una maschera di pus i suoi occhietti erano malati. Portata da un veterinario, urgentemente, dal mio degno nipote, piume delle mie piume, avrebbe detto paperino, e puro sangue della mia amata sorella Mariella, si è scoperto che un occhio aveva dentro un pezzetto di canna e l’altro un brutto tracoma.
Dopo tante cure e un intervento per pulire l’orbita oculare, la Fuffa mi è stata, più che regalata, imposta in quanto essendo bruttina nessuno l’ha voluta. Mio nipote, per motivi di allergia della consorte, non poteva ospitarla ,con molto dispiacere dei suoi bambini. Fuffa da quattro anni è la mia gatta e viaggia con me visto che vivo tra Senigallia e Siracusa, è una gatta riservata le carezze le vuole solo quando le desidera lei.
Ama il riposino pomeridiano con me e mi aspetta, sempre alla stessa ora, seduta sui gradini della nostra scala di legno che porta al piano di sopra nelle camere da letto. La sera si fa trovare ai piedi del letto che dorme, ma appena io mi metto sotto le coperte, lei si posiziona vicino al mio collo e con una zampa sul mio petto mi coccola: la mia Fuffa mi fa la ninna nanna.
Dulcis in fundo, questa estate, una cara e buona gattara, non finirò mai di ringraziarla per avermi messo una piccola croce addosso, mi ha avvisata attraverso una foto sul whatsapp, che nella zona limitrofa vicino casa mia si trovava una gattina in estrema difficoltà.
Quel pomeriggio riposavo e c’erano 40 gradi. Sono schizzata, come una saetta, ovvero come una gattara doc, fuori dal letto e sono andata alla ricerca della micetta. Era in un angolo di un’aiuola completamente disidratata, mi sembrava già morta ma appena l’ho toccata ha mosso leggermente la testa.
Dopo cure e flebo la micetta si è ripresa ma anche lei con seri problemi agli occhi. Oggi Jo è una bella micia bianca con disegnato un cuore sul fianco, l’ho chiamata Jo come una delle quattro sorelle delle “ Piccole donne” romanzo di Louisa May Scott, molto noto e letto ai miei tempi, dalle adolescenti.
Jo era una ragazza molto intraprendente e così questa micia, piena di energie, si adatta a tutte le situazioni. Non potendo tenere due gatte a Senigallia perché minacciata dal marito, che se entra un’altra bestiola, lui cambierà dimora, quando io rientro nella casa di residenza, Jo viene tenuta in stallo da una bravissima signora, è grande amica della sua gatta e dei due cani. Jo si adegua, anche se ci sono cani, lei è amica di tutti e va d’accordo con tutti.
Fuffa è un poco gelosa ma l’ha accettata, l’ha conosciuta quando aveva bisogno di cure e gli animali capiscono quando un proprio simile soffre e si rispettano. Oggi Jo è invadente e giocarellona ha solo 8 mesi e ha tanta voglia di saltare e correre, Fuffa un poco meno e quando non ne può più a modo suo le dà sculaccioni. Jo è furba e si mette per terra con il pancino per aria in segno di sottomissione, ma dura poco e riprende a correre ed a stuzzicare la povera Fuffa che cerca sempre un nascondiglio per evitare l’uragano Jo
Quando sono a Siracusa entrambe dormono con me, ma Fuffa comanda le posizioni, lei vicino al collo e Jo ai piedi miei. Guai se la micetta osa cambiare posizione ci sono legnate da orbi, per fortuna che riesco a separarle. A volte la notte mi fanno risaltare perché le sento lottare accanto a me, dopo il mio richiamo, alquanto irritato, si calmano e si rimettono nella loro postazione e così finalmente si dorme.
Molti personaggi famosi sono stati gattari: il grande filosofo Schopenhauer amava tutti gli animali e in modo particolare i gatti.
Winston Churchill ebbe molti gatti ma quello che lo accompagnò negli ultimi anni di vita fu il suo gatto rosso Jock . Nel suo testamento ha voluto che nella residenza di Chartwell sarebbe dovuto abitare sempre un gatto rosso dalle zampine bianche.
Il micio al momento della morte del padrone era al suo fianco.
Jock è morto dopo dieci anni della scomparsa di Wiston Churchill , quando è spirato, in un certo senso, non ha mai lasciato la sua casa, le sue ceneri furono sparse nel giardino.
Da non dimenticare le scene di grande simpatia che papa Ratzinger ci ha donato: gattini appesi alla sua veste bianca e lui che li accoglieva con il suo dolce sorriso.
Carinissimo racconto dell’amica Lucia. Mi è sembrato quasi di averla di fronte mentre si prende cura della sua colonia felina e delle sue mice Fuffa e Jo. Tanta voglia di proteggere questi piccoli amici a quattro zampe, spesso vittime di abbandono o peggio della sopravvivenza in strada…