Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2011 “Giorno di pancakes” di Patti Turetta

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2011

Era giorno di pancakes. Un addensamento di nubi rosa tratteggiava la linea della costa. Attraversava i raggi delle pale eoliche fino a sfiorare l’oceano. Al di sotto il traffico di auto elettriche e piste ciclabili, pannelli solari e vetrate. Niente camini o parabole, fili elettrici o antenne in città. I ripetitori Wimax conducevano direttamente il segnale tv all’interno delle abitazioni sostituendo i brutti cavi grigi dell’alta tensione. Il verde era ovunque come se il mondo fosse direttamente seduto su di un mantello d’erba dalle frange blu.

Ogni terzo sabato del mese la signora Lobos setacciava la farina e il lievito in una terrina, aggiungeva sale, olio, un uovo sbattuto e il latte. Non bisogna lavorare molto l’impasto per fare i pancakes se no si induriscono. Lizzy e Lorenzo la guardavano scaldare la padella con un filo d’olio, versarci tre mestolini di composto e attendere che la superficie si cospargesse di bolle d’aria fino a bucherellarsi. La signora Lobos adagiò i pancakes dorati nel piatto, li ammorbidì con il burro, il miele e la marmellata e, ancora caldi, li inzuppò di sciroppo d’acero. Ciò nonostante i suoi occhi erano lucidi.Lorenzo prese una frittella e dopo averla avvolta in un tovagliolo di carta se la mise in tasca, poi come ogni sabato mattina, insieme a Lizzy si diresse al faro.  

 Il nuovo faro non custodiva cavi, lampadine, cursori, bensì un museo del surf. Nei mesi estivi Lizzy e Lorenzo sedevano sulla sua terrazza a guardare i ragazzi veleggiare con le tavole sulla cresta delle onde, stendevano la lista dei desideri e sognavano di volare insieme a loro. Nei mesi invernali, invece, aspettavano impazienti l’arrivo della farfalla monarca da loro soprannominata Marta.Conoscete la storia della farfalla monarca?

La notte dell’equinozio autunnale nelle fredde terre del nord iniziava la migrazione dopo che in estate nascevano quattro generazioni di farfalle, ma solo l’ultima era speciale. L’ultima viveva più a lungo, spinta da un istinto che le ordinava di accumulare energia. Si alimentava di nettare e si asteneva dall’accoppiarsi. In questo modo era longeva otto volte tanto rispetto alle precedenti generazioni e immagazzinava la forza necessaria per completare la migrazione. Marta in genere percorreva 120 km al giorno e dal freddo nord raggiungeva la terra dei suoi antenati. Insieme a lei 5 miliardi di farfalle viaggiavano verso sud, percorrevano quasi 5 mila chilometri, ma soltanto un quinto ce la faceva. Qualcuna sceglieva il Messico e le altre la California per poi oziare sugli alberi di sequoia per tutto l’inverno. Dopo di ché, in primavera, ritornavano al nord e una generazione futura cresceva per intraprendere il volo misterioso. Ma negli ultimi anni le farfalle faticavano a tornare, deforestazioni e cambiamenti climatici le depistavano, rendevano ardua la loro sopravvivenza e gli abitanti della città si preoccupavano. Lorenzo confondeva le file di macchie bianche che caratterizzavano le loro ali, eppure erano importanti, era come per un bambino avere due orecchie, o due occhi, o due mani. Un particolare però ricordava: che era il sole e l’orologio cicardiano dentro le farfalle a farle tornare. Era l’alternanza del giorno e della notte a scandire il ritmo biologico di tutti gli animali. Lorenzo amava le farfalle e come loro desiderava volare.

Volare era stato il lavoro di suo padre.

Lui sapeva che occorrevano cento ore di corso teorico, oltre quattro mesi di frequenza, e alla fine, un corso pratico per poter volare. Quindici ore di volo, più altre quarantacinque con il maltempo e a quota molto alta. Occorreva, insomma, conoscere un’enormità di regole. Gli piaceva il parapendio, per il quale bastavano sette giorni di pratica, e pesava solo cinque chili; una volta chiese a suo padre di lanciarsi dalla terrazza del faro ma suo padre era scoppiato a ridere: “Una collina serve, non un faro”, esclamò. Allora gli propose di fare pratica con il kitesurf, ma suo padre gli spiegò che il vento doveva soffiare oltre i dieci km\h, e che la bizzarria delle correnti ascensionali non era mai facile da gestire. Senza contare che raramente il vento era perfetto e  la direzione e l’intensità erano fattori complessi.

Ma Lorenzo voleva volare.

Tanto fece che un giorno riuscì a convincere suo padre. Quanta emozione! A stento trattenne le urla di gioia; i bambini si esaltano in fretta. A fatica tenne nascosto il volo a sua madre; le madri si preoccupano. A malapena riuscì a convincere Lizzy a restare a terra; gli amici, in genere sono permalosi. E Lizzy imbronciata li guardò planare e veleggiare su di un biposto a motore, e tutto fu meraviglioso finché un’ala estranea, sottile e prepotente si intromise tra il biposto del signor Lobos e la base delle nuvole. Lizzy sapeva che non si sarebbero spaventati facilmente, che avrebbero mantenuto la calma per riprendere quota, ma il vento quel giorno rendeva impossibile gestire la bizzarria delle correnti ascensionali. E Lizzy  sbigottita li guardò precipitare sulla cresta di un onda.

In quel punto della costa le onde erano alte, forti, le più maestose della California, quasi del mondo. Nel fare surf quando un’onda grande ti abbraccia, sembra di raggiungere la velocità della luce e quando ti libera, ti da la sensazione di essere diventato più giovane. Ma se si resta intrappolati, il corpo ne diventa parte integrante e l’anima plana incontrollabile lungo pareti d’acqua che scorrono verso la riva. Le onde furono gentili con Lorenzo, non con suo padre.

 Era giorno di pancakes, Lizzy e Lorenzo salirono in cima al faro.Per loro quella terrazza era la torre di controllo da cui i sogni libravano. Da lassù i due amici abbracciavano silenziosi l’oceano verso est ammirando un mondo stupendo dove soltanto la neve sarebbe stata altrettanto bella, ma non nevicava mai in quel punto della costa in California. Abbracciavano con lo sguardo la spiaggia dei gabbiani, dei leoni marini e del Luna Park dove il sole tramontava e, nelle fantasie di Lorenzo l’arcobaleno tratteggiava un pentagramma di note al cioccolato, al latte di giorno e fondente di sera, mentre i Girocotteri, elicotteri cabrio senza vetro né copertura, rollavano grintosi su piste di zucchero.

Lorenzo ripensava allo sguardo lucido negli occhi di sua madre, soltanto un miracolo li avrebbe asciugati, ma non credeva ai miracoli, artificiosi più delle favole a Natale. No, non ci credeva. Credeva che i pancakes fossero le frittelle migliori del mondo, che il Girocottero prima o poi lo avrebbe riavvicinato all’intensità del blu.  Credeva che il suo pentagramma contenesse note alte, che i bambini sedevano sul podio della scala gerarchica dell’umanità per qualche merito innato. Lui credeva che i genitori fossero immortali e che Lizzy, la sua inseparabile lucertola, avrebbe per sempre abitato nelle sue tasche. Si erano incontrati una mattina sul bordo di un davanzale di fronte al via vai stradale e l’orizzonte del mare e da allora lei lo accompagnava a scuola, come a letto o sulla terrazza del faro.

Lorenzo si agitò.Lo scompiglio fece annaspare Lizzy tra le briciole di pancake. La fece ballonzolare sul fondo della tasca come uno yo yo nelle mani di un giocoliere. Guizzare tra le pieghe della stoffa come in fuga dalle grinfie di un gatto, poi, finalmente Lorenzo si calmò. Sopra di loro, un velivolo simile a un deltaplano planava e veleggiava; la tela era formata da una livrea arancione e i cavi dalle nervature costali di ali di farfalle. Marta e migliaia di farfalle monarca erano tornate!

 “Lizzy è incredibile…, Lorenzo farfugliò.

Dall’emozione fece nuovamente capitombolare l’amica sul fondo della tasca, ma la lucertola piroettò veloce e tornò a fare capolino all’aria aperta. Lorenzo aveva la bocca spalancata e il naso all’insù. Lizzy pensò che se nonostante le deforestazioni e i cambiamenti climatici Marta aveva compiuto un viaggio di 72 giorni per quasi 5.000 chilometri, la tristezza negli occhi della signora Lobos si sarebbe alleggerita. Se una minuta farfalla aveva affrontato il vento, la pioggia e la grandine per raggiungere il loro faro    Lorenzo sarebbe tornato a volare. Se l’essere più esile e più abile nella metamorfosi si era dimostrato il più forte nelle intemperie allora i miracoli accadevano! E Lizzy lo intuì esattamente nell’attimo che colse una punta di eccitamento colorare il viso dell’amico e l’eco delicato del suo stupore triste trasformarsi in sorriso.

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1 commento »

  1. I viaggi della vita, come quello intrapreso da Marta, gli scopi che con essi si perseguono,compensano le difficoltà che insorgono durante il tragitto. Lorenzo non potrebbe avere migliore e stimolante esempio per riprendere a volare. Un racconto sul tema della speranza, e sulla capacità di uscire dai momenti difficili reperendo al proprio interno le giuste risorse. Una storia immersa in un ambiente naturale sobrio ed attraente allo stesso tempo.

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