Premio Racconti per Corti 2023 “Vendetta” di Laura Curatola
Categoria: Premio Racconti per Corti 2023La chiama al telefono, lui così indeciso e sempre così dannatamente ambiguo.
Il mondo di lei si capovolge, il soffitto diventa pavimento, i muri si restringono e si
avviluppano, fino a soffocarla.
La finestra diventa apertura sul cielo, sul mare lucente in fondo.
Dopo tanto tempo, forse c’è ancora amore, pensa lei, mentre la sua voce esce fuori rotta,
come un funambolo su una corda tesa, traballante sul mondo.
“Si, possiamo incontrarci. Quando ?”- dice lei.
Ed il respiro riparte, si allarga, esce via da tanti piccoli fori, come uno spruzzo ridente e
leggero, come zampillo d’acqua.
Ed intanto, i sogni riprendono forma e sostanza, e magari c’è anche un domani, pensa lei, un
domani fatto di caffè insieme, e di sigarette condivise, e di passeggiate lente, e di respiri.
Ha paura lei, nello stesso tempo. Paura che tutto ritorni, le bugie, il distacco a tratti, quella
dimenticanza che fa così tanto male.
“Vediamoci, ho voglia di te. Ti aspetto”- dice lui, con quella sua voce bassa e calda.
Lei chiude la telefonata, ed ha solo leggerezza nella testa, e voglia improvvisa di vestiti,
scarpe con il tacco alto, rossetti, profumo, creme morbide, e baci e carezze, e desiderio
inteso di lui, corpi che si uniscono, mani che si intrecciano, piedi che si annodano.
Fiato corto, respiro mozzato dall’inquietudine e dalla voglia di vederlo.
Lui, la sua barba morbida, gli occhi neri, le labbra così note.
Si prepara lei, si fa bella per lui. Sceglie con cura il vestito, trucca gli occhi di nero- così si
vede anche l’anima dentro – e le labbra le fa rosse come il sangue, come la passione che la
agita.
Tacchi alti, gambe morbide, capelli lisci.
Si guarda felice, è fiera del suo aspetto.
E’ bella lei, e sa di esserlo.
Prima di uscire un messaggio per lui, forse inutile, pensa lei.
“Parto ora”- gli scrive lei, con uno slancio di cose mai dette, con la promessa implicita di
esserci per lui.
Sulla soglia di casa, un bip.
Guarda il telefono distratta, lei.
“Non me la sento stasera. Scusami”- scrive lui.
Di nuovo le pareti si muovono, e tutta la stanza sembra inclinarsi, questa volta spaccarsi.
Il silenzio muove le cose, la lampadina sul comodino, il letto immobile.
Il silenzio sembra animare lo specchio, che le restituisce l’immagine dei suoi occhi troppo
neri forse, come la sua anima a pezzi.
Si spoglia lei, butta via con rabbia le scarpe, il vestito profumato, gli orecchini pendenti, il
giubbotto di pelle.
Via anche i bracciali, ed i pochi sogni che erano rimasti appesi, a brandelli, a quegli anelli
argentati e dorati.
Tutto a terra giace, mentre il mare da lontano sembra fermo, ora che il vento si è calmato,
lasciando il posto ad un’inanimata staticità di alberi ed onde.
“Ti sei voluto vendicare”- dice lei senza voce.
Ora la storia è stata riequilibrata, il dolore ripartito in due come si conviene, pensa lei.
Una farfalla entra dalla finestra, sembra insicura nel volo, senza senso della direzione, ma è
bellissima nei suoi colori, e nell’impalpabile leggerezza dei movimenti.
La guarda lei, e vorrebbe essere farfalla.
E vorrebbe spegnere la luce.
Ma poi pensa che va bene così, con la luce sparata e la farfalla che spadroneggia in quello
spazio piccolo.
Che, poi, magari, un senso c’è in questo, come in ogni altro, dolore.
“Che, poi, forse no”- pensa, piangendo piano.
E si addormenta lei alla fine, con la luce accesa, in una notte buia.
Similitudini e metafore delicate e incisive per il dolore e il sogno più ancestrale fra tutti. In bocca al lupo!
Molto belle le similitudini e lo stile serrato. Complimenti!
grazie mille ad entrambe !!!!
Anch’io trovo azzeccate le similitudini (quegli occhi neri come l’anima) e le metafore poetiche (la farfalla che riempie la stanza con la sua leggera e silenziosa presenza).