Premio Racconti nella Rete 2023 “Una favola per Giulia” di Massimo Ferri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023“Su, allacciati, Giulia, che è ora di dormire”
“Allacciami tu, Babbo!”
Sapevo bene che questo dava il via a un gioco in cui Giulia mi batteva regolarmente. Per quanto io viva nella Stazione Orbitante da otto anni, non ho l’agilità di Giulia, che ci è nata. Perciò anche stavolta mi sfuggiva per tutta la cabina con risatine felici. E anche stavolta si lasciò catturare non per stanchezza ma per compassione. Mentre l’allacciavo alla sua branda, pensavo che questo gesto era l’analogo di quando mia madre mi rimboccava le coperte, e vedevo in Giulia lo stesso sguardo grato e affettuoso che dovevo aver avuto io allora.
“Una storia, dài”
“Cosa vuoi che ti racconti?”
“Dimmi ancora della gravità. Dimmi come si gioca a palla”
“Oh, sì. Sulla Terra, se lasci andare una palla, quella cade”
“Aspetta! Cosa vuol dire ‘cade’?”
“Su, lo sai benissimo. Si muove e va…”
“Lo so, lo so: va ‘giù’. Il mio orsacchiotto dove andrebbe?” e lasciò andare a braccia tese l’orsacchiotto, che naturalmente restò lì.
“Cadrebbe giù … qui!” e glielo appoggiai sul pancino; che poi era quello che lei aspettava per farsi una bella risata.
“Ma allora, poverini, non potevate giocare”
“Certo che potevamo! Anzi, sul fatto che la palla cadesse ci si contava per fare tutta una serie di trucchi. Naturalmente voi giocate in modo del tutto diverso. Ma ci divertivamo anche con la gravità, eccome!”
“Anche nell’acqua, vero?”
“Sì, perché potevamo nuotare in superficie, non come voi che dovete sempre usare le bombole”
“Ecco, Babbo, io questa cosa della superficie non l’ho mica capita…”
“Anche l’acqua va giù. E ci resta. Quindi c’è l’acqua da una parte (giù) e l’aria dall’altra (su). Noi nuotavamo soprattutto in superficie, che è la parte dove acqua e aria si incontrano. Perciò potevamo respirare l’aria stando col corpo nell’acqua”.
Giulia era perplessa ma si vergognava a chiedermi per l’ennesima volta una spiegazione.
“Ti ho detto dei bicchieri, no?
“Sì, ma mi sembra tanto strano. Com’erano fatti?”
Feci il gesto a due mani.
“Vedi? Si metteva l’acqua, o il vino, o l’aranciata qui dentro”
“E non usciva”
“No”
“Ma non capisco. Non uscivano tutte le bolle d’acqua?”
“No! L’acqua restava…”
“…giù”
“Sì, restava giù”
L’imbarazzo non le era passato. Questa storia proprio non riusciva a immaginarla.
“Dimmi di quando correvate”
“Ecco, era un po’ come quando si cammina con le scarpe magnetiche, solo che si facevano dei piccoli saltelli, voglio dire: ci si staccava per un momento e si tornava subito giù. In questo modo però si andava molto più veloci che camminando. Era bello. A me piaceva correre in mezzo agli alberi”
“Che sono tutti dritti”
“Sì, tutti dritti e tutti dalla stessa parte, non come le piante della nostra serra, che ricoprono tutte le pareti”
“Che strano…” Gli occhi di Giulia si stavano chiudendo, finalmente.
“E portare le cose era difficile, perché pesavano, cioè volevano andare giù. Non come qui che si fa fatica solo all’inizio”
“Poverini…”
“Sì, ma ci si arrangiava, magari con le ruote. Ti ricordi cosa sono le ruote?” Ma Giulia ormai si era addormentata. Fece qualche movimento delle gambe. Probabilmente sognava di correre. Chissà come. Magari sognava di correre tra gli alberi. Chissà come li sognava. Comunque sorrideva. Io invece quando sogno gli alberi mi sveglio sconvolto, sapendo che laggiù, sulla mia Terra, probabilmente di alberi non ce n’è più.