Premio Racconti nella Rete 2023 “La corsa” di Simona Rossi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2023Bang, bang
Mamma, mamma, mamma!
Dov’è, dov’è mamma? Di qua, per di qua. Qua la terra è morbida, il prato è schiacciato, per di qua.
Corri più forte, si si, corro come fa Rodo, come fa il capobranco. Mamma! Mamma!!! Ma..m..maaa. Che fatica, mi manca il fiato. La terra è umida e bucata, l’erba è schiacciata. Mamma ha detto che dove la terra è bucata e ci sono tanti segni, ci sono altri come noi, che altri di noi sono passati lì. Quindi sono passati qui, anche mamma è passata qui. Qui la terra è umida e morbida e ci sono le buchette. Segui le buchette, seguo le buchette.
Perché ora le buchette sono di meno? Si separano. Dove è andata mamma. Maledetti spari, maledetti uomini. Mammaaa! Corro.
O no. Acqua. Acqua veloce. L’altra sponda è lontana. Ci provo. La terra è dura. Pietre, si scivola. L’acqua è fredda, l’acqua è veloce, il fondo scappa. Scivolo. Aiuto. Aiuto. Esci, esci. Forza, gambe dure, tirati su, mamma vuole che sei forte. Dai, dai, spingi, spingi, spingi sul sasso. Ecco, ecco, sono più alto. Ecco, l’acqua mi stringe le caviglie, ma la terra è ferma. Oh, sì, la terra ferma.
Schiena, schiena senti la terra ferma! Terra ferma grattami la schiena. Oh. Mamma non vuole che mi sporco tutto. Mamma, non ce la faccio a passare.
Stanco, sono stanco. Riposo. Pancia a terra, collo teso verso l’alto, gli occhi aperti, orecchie girate all’infuori, come dice mamma. Ronzio continuo, rotondo. Mamma dice che se le api volano in tondo è tutto calmo. Sento l’odore dei fiori, non del prato, nessuno lo ha calpestato qui, tutto calmo. La terra non da colpi alla pancia, nessuno si avvicina. Il fiore bianco non ha pelo, sono ancora in basso. Il verde diventa più scuro. Mamma ha detto che non devo stare da solo la notte.
Corri forza. Muoviti. Corri lungo il fiume, corri verso l’alto, verso la cima. Si, corro il più veloce che posso. Bella l’aria veloce, bello il vento, mi asciuga il manto. Bello il vento caldo alle orecchie. Sento il fischio e la mia corsa. Sono solo.
No. Aspetta. C’è un odore lungo, una scia. Nel vento, una scia. Una traccia. Sudore. Sì, sudore che conosco. Forza, più veloce. Per di qua. No. Il vento mi dice di tornare in dietro. Torno indietro? No. Mamma dice di odorare nelle erbe più alte, perché il vento gira. Li, li, il cespuglio. Niente. Non c’è odore. Mamma, dove sei? Mamma. Li, cespuglio con le foglie. Sì. Di qua. Dove è un altro? Laggiù, è più alto, è più fitto, laggiù. Dove, dove, qui, questo ramo, questa foglia. Sì, anche qui sudore, sudore strano. Dove poi? Dove?
Rami spezzati, bene. Odore di sudore, sudore strano, ma anche uguale a quello di prima, forza, bene. Segui i rami spezzati. Entra tra gli alberi, tra gli alberi è più facile. Mamma! Mamma! Il sudore è più forte, è più strano. Ora è solo odore strano. Sembra mangiare. Oh, no. Sangue. Mamma!
“Marco, fai piano, sennò scappa”.
“È un’ora che bramisce disperato, piange sulla mamma”.
“Se gli abbiamo ucciso la mamma non sopravviverà. Avviciniamoci, gli sparo!”
Mamma, sento il pizzicore al naso. Mamma, è l’odore che mi dicevi, quello che è pericoloso, l’odore sulla pelle degli uomini. Mamma, che faccio? Voci. Finché ci sono le voci, dice mamma, gli uomini sono lontano, non sparano. Piango più piano.
Voci forti di uomini urli rugli spari sangue. Gli uomini corrono. Corro anche io. Corro via dagli uomini, corro via dall’orso. Corro come mi hai insegnato mamma.
Diventerò bravo, diventerò velocissimo.