Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2023 “Piove” di Nicoletta Ferace

Categoria: Premio Racconti per Corti 2023

Piove.
Sono le 16 e non è rientrato.
Mia madre manda messaggi preoccupati, invece di chiamare.
Avranno litigato.
Lui era stanco.
Esausto.
Lo sguardo era duro, come non mai.
Mi fa incazzare che lei che di fronte alla possibilità dell’ irreparabile, mandi messaggini.
Di un’ immobilismo esasperante.
E se non l’ avessi letto?!
Ad ogni modo, purtroppo, a questo punto, non sarebbe cambiato nulla.
Sto ritirando i panni.
Mi fermo in balcone a parlare al telefono.
Un’ amica fa giri di parole, non va al dunque. Non va mai al dunque.
Chiede minuziosamente, con curiosità maniacale, ma non va mai al dunque.
Non dice di sé, non racconta, dissimula, divaga, giudica e giustifica nello stesso tempo, fa confusione, per non dire, per non prendere posizione.
Sono stanca, non riesco ad avere pazienza.
Questa volta no.
L’ unica cosa concreta che mi dice è che c’ è stato un incidente ferroviario.
Mi gira lo stomaco, devo vomitare, mi sale la rabbia per la gentilezza che sono costretta a mantenere mentre vorrei urlare che non me ne frega un cazzo di quei racconti di paese, che so per certo che è successo qualcosa di orribile. A me. Non agli altri. Non me ne frega niente di parlare degli altri, perché io la vita facile e inutile per concentrarmi sugli altri non ce l’ ho e non l’ ho mai avuta e le cose gravi, ma veramente gravi, succedono a casa mia.
Beati voi, figli bambini fino a 50 anni.
O forse no, ma non ho né voglia né tempo per pensarci.
La liquido in fretta.
Devo andare.
Lo so che devo andare.
Arrivo sulla scogliera e mi si avvicina il comandante della Polfer.
Gli dico che non sono una curiosa ma devo sapere. Qualcosa mi fa pensare che sia mio fratello.
Avevano parlato di una ragazza, chiedo se è un uomo o una donna.
Un uomo, mi confermano.
Grosso. Indossava una polo e un jeans.
Mi chiedono la taglia, corrisponde.
Mi dicono che per fermare il trasferimento all’ obitorio devo accettare di portarlo a casa.
Ma chi? Cosa?
Ho solo chiesto, uscendo di casa con una convinzione.
Ma potrebbe non essere lui, magari è tornato già.
Telefono a casa. Non dico nulla. Chiedo.
Mi si rivoltano le budella nel cercare di fingere una voce speranzosa.
Niente.
Non c’è.
Vai a vedere in giro, mi dice lei.
Se tu sapessi, a pochi metri, penso e rinnego con disprezzo questo pensiero.
Non sono certa che sia lui, dico al comandante.
Come potrei esserlo?!
Fatemi vedere.
Mi dicono che non c’ è più nulla o quasi di un corpo umano.
Insisto.
Mi impongo. Come sempre faccio quando devo dimostrare di non essere una donnina debole e delicata.
Mi credono. Mi credono sempre.
Scendo.
Mi tengono, hanno paura che svenga.
Sono da sola, lungo i binari di una scena annunciata tante volte.
Non capisco.
Non mi rendo conto.
Mi fanno segno che le gambe sono di fronte a me, il busto alle mie spalle.
Un pezzo di torace.
Senza testa.
C’ era puzza, già.
Mi veniva da buttarmi a terra e vomitare l’ anima.
E invece dovevo rispondere a quelle cazzo di domande.
E che ne so se è lui.
Ho visto le scarpe.
Quelle che gli abbiamo regalato a Natale mi pareva fossero più scure.
Il jeans è strano.
L’ ombrello che ha lasciato sul muretto gliel’ ho comprato io, ma non mi sembra quello.
Ma che si riconosce un fratello senza testa dalle scarpe e l’ ombrello?
Che ne so di quello che dovete fare.
Chiamate il giudice, fermate tutto.
Non lo so che dovete fare e non lo so se è lui.
Voglio vomitare e non vomito.
Non esce suono e continuano a farmi domande.
Mi abbraccia un amico venuto in aiuto dal comune.
Ma che mi abbracci che non lo so se è lui?!
Ero agitata, in balcone e sono venuta a chiedere.
Che ne so se è lui?!
Spegnete la luce.
Devo vomitare.
Non fate domande.
Non raccontate storie.
Non riportate teorie.
È la mia vita. È la mia famiglia.

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14 commenti »

  1. Mi sono venuti i brividi nel leggerlo. Bello!!!

  2. Grazie per l’ attenzione, Laura.

  3. È un racconto potentissimo, incalzante. Anche se toglie il respiro si è indotti a continuare, arrivare fino in fondo perché è impossibile staccarsene.
    Il forte contenuto è un tutt’uno con la scrittura, ed è per questo che la narrazione è così potente. La lingua è secca, essenziale. Riporta in modo asciutto e crudo, senza bisogno di aggettivi che ne esaltino la portata, i tormenti interiori dovuti alla consapevolezza della possibilità dell’evento.
    E sono così veri che sembrano una cosa solida, certamente fatti di carne.
    Un corto che, sceneggiato, terrebbe incollati gli spettatori allo schermo
    Mi piacerebbe che fosse realizzato in bianco e nero.

  4. Mi è piaciuto molto! Anche lo stile, brava!

  5. Sono commossa. Grazie infinite Ottavio e Manuela

  6. Una narrazioneforte,brava! Restano il se e l’eventuale perché come cliffhangers… La storia può continuare…

  7. Grazie mille, Paola!

  8. Molto viscerale Nicoletta. Acchiappa e quello straniamento che si prova nel leggerti, per proteggersi dalle emozioni che si provano nel corso della lettura, rimane anche dopo e ti fa compagnia per un po’. Brava!

  9. Grazie davvero!

  10. Ho trovato molto accurata l’indagine dei sentimenti della protagonista. Complimenti.

  11. Sono d’accordo con l’amico Ottavio: racconto di grande forza, un flusso di pensieri staccati riportati in frasi brevi, secche e drammatiche. Il monologo interiore è un enorme contenitore in cui c’è tutto: smarrimento, fretta, irritazione, paura, rifiuto, solitudine, stanchezza, paura, nausea, accettazione. Renderlo così efficacemente in video sarà una sfida difficile, ma mi auguro di vederlo. Brava!

  12. I vostri commenti mi stupiscono ed emozionano. Grazie di cuore!

  13. Le parole che scavano, mettono in subbuglio i moti dell’ animo, scuotono, pongono domande. Come un esperto pittore con i colori ad olio così le lettere in frasi che mettono in scena sentimenti ed emozioni. Maestria rara e consapevole. Brava

  14. E in questo caso, sono senza parole! Grazie infinite, Elisabetta.

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